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Graczyk Maria, Wprost - 15 gennaio 1995
Conflitti regionali

"IL PROCESSO DI DECOMPOSIZIONE DELL'EUROPA E' COMINCIATO"

di Maria Graczyk

SOMMARIO: "Il settimanale polacco Wprost analizza i conflitti striscianti dell'Europa occidentale, dall'Ulster alla Corsica, dal Belgio ai Paesi Baschi, dalla Scozia al Sud Tirolo. E si chiede perché molti pensano che tensioni di questo tipo esistano solo all'Est". (Internazionale, 4 febbraio 1995)

Varsavia, 15 gennaio 1995 - Gli abitanti dell'Europa occidentale hanno l'abitudine di credere che il morbo del nazionalismo affligga esclusivamente i loro vicini dell'Est. Tuttavia il fenomeno si è fatto visibile in tutto il continente. Se all'Est la "fioritura" di nazionalismi è stata consentita dalla caduta del comunismo, nell'Europa occidentale essa è stata favorita dalla crisi della società democratica.

"Noi spieghiamo agli europei dell'Est che dovrebbero prendere esempio da noi e risolvere i loro problemi interni prima di entrare nell'Unione europea. Ma come fanno, dove possono trovare modelli cui ispirarsi?". Così s'interroga, ironicamente, sulle colonne dell'International Herald Tribune, il professor Jonathan Eyal, del Royal United Services Institute di Londra.

Che cosa mai potrebbero rispondere i funzionari di Bruxelles se un serbo domandasse loro: "Come osate immischiarvi nella pace nei Balcani quando, da venticinque anni, è in corso una guerra proprio in seno all'Unione europea?".

In Irlanda del Nord, l'esercito britannico tenta infatti da un quarto di secolo di pacificare gli estremisti cattolici e protestanti. La minoranza cattolica si sente sempre discriminata e alcuni propugnano la riunificazione dell'isola. Secondo le stime del Sunday Times, la Gran Bretagna ha speso circa 200 miliardi di dollari per finanziare questa guerra assurda e sovvenzionare l'economia locale. Sono anni che gli uomini politici si sforzano di ristabilire la pace, ma, malgrado questi tentativi, fino a poco tempo fa il conflitto mieteva duecento vittime ogni anno. Soltanto la tregua annunciata il 1· settembre scorso e l'avvio di trattative con il Sinn Fein - il braccio politico dell'Ira - hanno restituito un po' di speranza.

Rimasto nell'ombra durante questa guerra, il separatismo scozzese passa da tempo inosservato. Ha fatto scalpore, nel 1992, un sondaggio effettuato dall'istituto Icm, dal quale è emerso che il 50 per cento degli scozzesi desiderava che la Scozia si staccasse immediatamente dal Regno Unito, il 27 per cento in un prossimo futuro e soltanto il 19 per cento non voleva alcun cambiamento. Contrariamente agli irlandesi, gli scozzesi sembrano aver scelto la via pacifica verso un'ampia autonomia economica. Ma in Europa sono rare le minoranze che adottano un atteggiamento altrettanto pragmatico.

Oltre 800 morti: questo il bilancio della lotta armata condotta dai terroristi dell'Eta per creare un paese basco indipendente dalla Spagna. Gli attentati non risparmiano la Catalogna, la regione più ricca del paese. Negli anni Ottanta caserme, commissariati di polizia, sedi sociali di imprese e di organismi governativi sono stati fatti oggetto di attentati dinamitardi rivendicati da Terra Lliure ["Terra libera"]. La lotta armata appartiene ormai al passato, ma non per questo la battaglia politica è meno vivace. Il Parlamento catalano non è ancora giunto a chiedere l'indipendenza per uno Stato nazionale sovrano, ma esige fra l'altro da Madrid una maggiore autonomia, nonché il diritto di intrattenere contatti commerciali diretti con l'estero.

L'Fnlc corso, cioè il Fronte nazionalista di liberazione, compie da tempo attentati dinamitardi contro uffici amministrativi e centri di divertimenti. Soltanto nel 1992 sono esplose 309 bombe e hanno perso la vita 38 persone. Nonostante gli sforzi di Parigi per calmare gli spiriti, soprattutto con la promessa di "una certa autonomia per il popolo corso", la situazione è ben lungi dall'essere normalizzata.

Minaccia di scoppiare anche il Belgio, paese altamente simbolico dell'integrazione europea. Nel febbraio del 1992 due terzi dei deputati hanno deciso di emendare il primo articolo della Costituzione del 1831, trasformando il paese in una federazione composta da comunità e regioni". Se in origine dominavano le dispute di natura linguistica, il conflitto ha finito col cristallizzarsi sui divari di sviluppo fra le ricche Fiandre e la regione dei valloni, afflitta da una grave depressione economica. Nel 1993, gli attivisti del Vlaams Blok hanno fatto azione di disturbo gridando slogan separatisti durante la cerimonia d'incoronazione di Alberto II. Un tempo certi cinici affermavano che per sostenere l'idea dell'unità del Belgio bisognava essere tifosi del campionato di calcio nazionale o ammiratori di Baldovino. Alla morte di quest'ultimo, grande "unificatore" del paese, saranno ancor meno numerosi...

Anche l'Italia è minacciata da conflitti regionali. La popolare Lega lombarda rivendica l'indipendenza del Nord, più ricco. Pone dei problemi anche il Sud Tirolo, abitato in prevalenza da germanofoni: ultimamente i separatisti locali hanno gettato benzina sul fuoco invitando al loro congresso dell'anno scorso i deputati del Partito liberale austriaco di Jörg Haider.

Malgrado le misure di prevenzione e le soluzioni proposte incontrino mille resistenze, gli storici conservano l'ottimismo. "Fino a quando, nelle società democratiche, i meccanismi che consentono di smorzare le tensioni continuano a svolgere la loro funzione di valvola di sicurezza, possiamo sperare che non scoppieranno conflitti più gravi": questo il pronostico avanzato da Andrzej Sakson, professore dell'istituto Zachodni di Poznan. "Ma il processo di decomposizione dell'Europa è senz'altro cominciato".

 
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