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Baldi Monica - 14 settembre 1994
MEP*MPE - Baldi (FE).

- Signora Presidente, onorevoli colleghi, la tragedia che colpisce il Ruanda e la popolazione ruandese, le immagini terribili, che tutti noi abbiamo presenti, di continue violenze e massacri ci devono far riflettere. Non è la prima volta, infatti - e gli avvenimenti verificatisi precedentemente in altri paesi africani come la Somalia lo confermano - che l'Unione europea si trova di fronte a un genocidio di tali proporzioni.

La situazione è particolarmente grave e urgente. L'Unione europea deve impegnarsi maggiormente e rafforzare il suo ruolo internazionale in quanto forza di pace e di riconciliazione.

Lo scorso 27 luglio il Parlamento europeo ha inviato in Ruanda una delegazione al fine di proseguire una politica attiva in campo umanitario. La drammaticità della situazione ruandese ha fatto sì che, per la prima volta, il Parlamento europeo autorizzasse e dirigesse una missione di questo tipo in tempi così brevi.

Dall'incontro con alcuni membri del nuovo governo ruandese - il Primo Ministro, i Ministri degli esteri, degli interni, della difesa e della giustizia - è emersa la necessità di consentire il rientro in patria ai profughi ruandesi rifugiatisi soprattutto in Zaire, Burundi e Tanzania. A tal fine la delegazione del Parlamento europeo ha discusso con il governo ruandese le misure atte a trovare una soluzione che garantisca aiuto e assistenza ai profughi che desiderano rientrare. di primaria importanza, infatti, ridare fiducia alla popolazione, vista la diffidenza alimentata dal precedente governo all'interno dei campi profughi. L'impegno prioritario è, dunque, ridare fiducia alla popolazione, aiutarla a ritrovare condizioni di serenità e di sicurezza che nei campi profughi non sono più garantite.

Una volta raggiunto questo obiettivo, l'Unione europea deve impegnarsi a garantire determinate condizioni di vita e di crescita, obiettivo, questo, da realizzarsi in due tempi: con una prima fase, di emergenza, e con una seconda, di globale ripristino delle condizioni di vita preesistenti, potenziandole e migliorandole ove necessario.

Tale azione può articolarsi concretamente in diversi tempi e settori al fine di: primo, garantire l'assistenza necessaria al rientro dei rifugiati in patria con la creazione di collegamenti umanitari allo scopo di facilitarne le operazioni; secondo, potenziare l'aiuto alimentare e sanitario assicurandone la distribuzione e l'efficienza sul territorio; terzo, coordinare le attività delle organizzazioni umanitarie volontarie, governative e non governative, che hanno già svolto e stanno svolgendo un encomiabile lavoro affinché gli aiuti raggiungano effettivamente chi ha bisogno; quarto, sollecitare la creazione di un Tribunale internazionale affinché i responsabili dei massacri vengano giudicati e sia fatta luce sulle origini del genocidio.

Per evitare che simili tragedie si verifichino, un domani, in un altro paese del continente africano, per evitare pertanto che nuovi focolai di crisi si accendano, è necessario che l'Unione europea metta in atto una politica preventiva di intervento, politica che deve basarsi sulla cooperazione con i paesi in via di sviluppo. E' necessario, pertanto, creare, in collaborazione con altri enti internazionali attivati sui problemi umanitari, delle strutture di monitoraggio delle situazioni di crisi esistenti, nonché delle strutture di gestione di forze di pronto intervento, costituite specificatamente per scopi umanitari ma con capacità di difesa autonoma.

(Applausi del gruppo FE)

 
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