- Signora Presidente, la missione del Parlamento europeo, svoltasi dal 27 al 31 luglio, più che oppurtuna nel merito, poteva e doveva essere decisa ben prima, senza aspettare un anno dall'inizio del conflitto; un conflitto sul quale ha indubbiamente gravato l'assenza di un reale progetto politico dell'Unione europea in politica estera: le dichiarazioni testé rese in Aula dal Commissario Marín sul Burundi e lo Zaire e sugli eventi che potrebbero colà verificarsi non fanno che suscitare in noi ulteriori preoccupazioni in merito: basta pensare alla mancanza o all'insufficienza di un impegno concreto che impedisca il dilagare del traffico illecito delle armi; che la cooperazione venga intesa come una forma di nuovo colonialismo o di protettorato; che troppi Stati dell'Unione europea continuino a pensare la propria politica verso il Terzo mondo nell'esclusiva ottica dell'apertura di potenziali nuovi mercati per i propri governi.
Un conflitto che, a tutt'oggi, significa per il Ruanda il dramma delle epidemie, della fame, della ricostruzione, ma anche della paura: paura di tornare nelle zone di provenienza, paura di restare nelle dislocazioni attuali, paura di rappresaglie. Paura e disperazione, che anche la relazione della missione e l'intervento odierno di Lord Plumb hanno drammaticamente evidenziato.
Il gruppo di Alleanza nazionale è dunque sostanzialmente d'accordo col testo della proposta di risoluzione, in ordine alla quale, comunque, esprimiamo delle preoccupazioni sui cosiddetti elenchi, già stilati, di persone accusate di crimini di guerra ed assassinii senza che gli stessi elenchi abbiano un qualsivoglia status giuridico. Non vorremmo cioè, signora Presidente, che a crimini efferati si aggiungessero ulteriori crimini e vendette. Riteniamo quindi necessario l'invio degli osservatori richiesti dal Ruanda anche per questo aspetto di controllo dell'attività e dei modelli comportamentali dell'istituendo Tribunale per i crimini di guerra.
Infine, signora Presidente, valutiamo opportuno il riconoscimento da parte dell'Unione europea del nuovo governo ruandese, ma contestualmente all'organizzazione e all'indizione di elezioni libere e democratiche. Sotto questo profilo apparirebbe norma di corretta salvaguardia dell'Unione europea l'inserimento di detta contestualità nel testo di cui al considerando i) del primo punto della proposta di risoluzione, proposta che, lo ripeto, approviamo nel suo complesso auspicando che possa servire davvero in concreto alle martoriate popolazioni del Ruanda.