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De Giovanni Biagio - 28 settembre 1994
MEP*MPE - De Giovanni (PSE)

Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, noi non sottovalutiamo l'importanza del dibattito che si è aperto sul documento della CDU, in una fase di crisi dell'Unione europea, nel momento in cui è necessario capire che fare per il futuro, in un'Europa indebolita dalla posizione del governo inglese, dalla possibilità che anche in Italia si allenti l'impegno europeista, dai problemi dell'ampliamento, dai problemi della crisi economico-finanziaria.

Naturalmente non sottovalutiamo neanche il preambolo del documento della CDU tedesca che è all'origine del dibattito, preambolo che mette in luce una Germania che va verso l'Europa e che non intende isolarsi ripetendo esperienze drammatiche della storia del Novecento. Tuttavia, a me sembra profondamente sbagliata la via indicata per affrontare la crisi. L'Europa unita non può nascere dall'interno dell'egemonia di un direttorio politico o - permettetemi di usare questa parola - di un imperialismo federativo, tanto per impiegare una categoria che fu utilizzata proprio nel dibattito politico degli anni Venti in Europa.

Si tratta, a mio avviso, di una forzatura politico-culturale che va contro il Trattato di Maastricht, si tratta effettiavamente dell'affermazione di un'Europa carolingia che registra i rapporti di forza e li stabilizza così come sono, rafforzandoli anche per il futuro secondo una progressione geometrica. E come, se non in questo senso, va intesa l'Europa differenziata? Non è esatto quello che molti colleghi hanno detto in questa sede e cioè che quest'Europa si svolge all'interno dei limiti dell'unione economica e monetaria, fatta salva, forse, la possibilità di interpretare come troppo rigidi i parametri di Maastricht, problema questo che riguarderà le modifiche del '96.

Ma nel documento tedesco vediamo anche che si parla di flessibilità istituzionale per una geometria variabile delle Istituzioni e qui, secondo me, si apre una ferita costituzionale. Lo immaginate un Parlamento europeo a geometria variabile in cui alcuni possono decidere alcune cose e altri no? E poi, l'errore nella scelta degli Stati nazionali, ma si è trattato di un errore o non è proprio nella logica prescelta? Ed è singolare che ciò avvenga ad opera di Stati che negano la funzione degli Stati-Nazione, che chiamano gli Stati-Nazione una forma vuota, come dice il documento della CDU.

Io credo che ogni violenza ideale e politica verso gli Stati minori non sia di buon auspicio per il problema dell'Europa unita. Si deve e si può criticare chi non vuole, non si può rifiutare chi si sforza di esserci. Dobbiamo, insomma, ristabilire condizioni di parità. Può darsi che la forza delle cose condurrà nella direzione del documento della CDU, ma non sarà più l'Europa sulla quale i padri fondatori hanno costruito i loro ideali, non sarà più l'Europa degli eguali, quell'Europa per il cui progetto vale la pena di lottare.

 
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