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Bianco Gerardo - 28 settembre 1994
MEP*MPE - Bianco (PPE)

Signor Presidente onorevoli colleghi, noi sappiamo ciò che non dobbiamo fare. Per secoli l'Europa ha cercato la strada dell'unità in modo sbagliato. Conosciamo bene i suoi peccati. Il più grave è stato quello di voler unificare con la forza, con il dominio, con l'egemonia. Se c'è una lezione da trarre dalle nostre vicende di lunga durata è che bisogna cooperare, armonizzare le diversità, integrarsi, rafforzare le comuni istituzioni, incamminarsi dunque verso la cittadinanza europea e il federalismo, perché l'Europa è complementarietà, sintesi, accordo e fusione. E' quanto capirono i nostri padri fondatori dando una svolta alla storia e liquidando definitivamente le logiche di potenza. Ed è ancora questo lo spirito che personalmente ho intravisto nel documento della CSU/CSU che ha rianimato il dibattito. Non vedo il pericolo dell'Europa carolingia di cui parlava poco fa il collega De Giovanni e neppure sento alitare lo spirito di Bismarck di cui parlava la collega Rothe, sento piuttosto l'afflato di Konrad Ad

enauer.

I colleghi tedeschi hanno posto un problema: dicono che non intendono rassegnarsi al rallentamento dell'Unione europea. Come dare loro torto? Noi siamo dinanzi a un difficile dilemma che dobbiamo sciogliere anche come Parlamento. Come conciliare l'inevitabile ampliamento evitando di annacquare l'Unione? Come impedire il rallentamento e consentire insieme un'aggregazione sempre maggiore di partner? Chi immagina di risolvere il problema disintegrando Maastricht, sottraendosi alle sue regole, commette un delitto contro l'unità europea. Se ciascun paese resta indietro non è per una maledizione o per una discriminazione, ma è per l'incapacità che i governi hanno di portare avanti politiche convergenti con quello che hanno sottoscritto il trattato di Maastricht. Ma occorre anche che i paesi più forti non vadano avanti correndo senza voltarsi indietro, e il principio della solidarietà, il principio della coesione è quel principio che deve praticamente indurre anche i paesi di testa a guardare che il convoglio proce

da insieme. Ecco perché io ho particolarmente apprezzato la posizione del ministro, della signora Sally Albering, che ha assegnato al Parlamento europeo, a questa Istituzione liberamente eletta che può essere la cornice entro la quale svolgere una politica appunto unitaria, un compito particolarmente essenziale, riprendendo e rispecchiando anche un punto che è centrale, nel documento della CSU. Una CDU che non vuole lasciare la Germania sola, una CDU che vuole collocare la Germania, in base alla propria esperienza storica in un contesto di nazioni europee. Tocca a noi saper costruire dunque quest'Europa con nuovo slancio, risvegliando energie spirituali e culturali che sono le grandi sole forze che possono determinare la svolta nella storia e determinare un processo di rinnovamento per l'appuntamento del 1996.

 
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