Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla luce del complesso dibattito emerso dalla Conferenza del Cairo e del documento finale da essa scaturito, è certamente necessario che il Parlamento europeo esprima chiaramente la propria posizione su temi che coinvolgono la nostra responsabilità di fronte all'umanità presente e futura. Praticamente stiamo rifondando l'umanità.
La nostra proposta che tiene conto evidentemente della posizione assunta al Cairo dal governo italiano, si articola in tre punti che ci auguriamo siano recepiti da questa Assemblea. Primo punto: in primo luogo occorre affermare che il problema demografico non può essere trattato indipendentemente da quello delle risorse; un canadese per esempio consuma 436 volte di più di un etiopico. L'Europa e l'America settentrionale hanno circa il 66 percento del reddito mondiale e solo il 14 percento della popolazione. Le risorse dunque vanno meglio distribuite. Per quanto riguarda i paesi sviluppati, non dobbiamo dimenticare inoltre che ci troviamo di fronte ad un calo demografico tale che la stessa Comunità europea nel 1984 ha votato una risoluzione in cui afferma che le misure per combattere questa marcata tendenza verso il declino della popolazione che è comune a tutti gli Stati membri, potrebbero essere prese utilmente a livello comunitario ed avrebbero un'importanza sia politica che sociale.
Ma anche nei paesi in via di sviluppo, la fertilità è in significativa diminuzione, meno 2 punti tra il quinquennio 65-70 e quello 85-90, in seguito al miglioramento del livello di istruzione nonché delle condizioni economiche e sociali. Il problema dunque non è quello di una pianificazione delle nascite imposta con la forza ai paesi poveri e alle loro famiglie, ma quello di aiutare i paesi in via di sviluppo a crescere e a promuovere un vero sviluppo economico, culturale e sociale.
Secondo punto: indipendentemente dalle scelte religiose ed etiche di ognuno di noi, esiste un ordine naturale che ogni uomo di retta ragione è in grado di riconoscere. Quest'ordine naturale comporta il rispetto della persona umana non solo come individualità singola ma anche nel contesto umano e sociale, essenziale alla sua formazione, e quindi in primo luogo nell'ambito della famiglia, che è riconosciuta dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 come il nucleo naturale e fondamentale della società. Tale ordine naturale si oppone a una politica demografica condotta attraverso l'aborto e la sterilizzazione. Per quanto riguarda la pianificazione familiare, non possiamo né sostenere né tanto meno imporre, magari surrettiziamente attraverso una politica di incentivi, la pianificazione familiare per così dire di tipo asiatico - mi riferisco a certi piani di controllo delle nascite che abbiamo visto applicati in Cina, in India e altrove.
Terzo: l'aborto non può essere mai riconosciuto in nessun caso come uno strumento di pianificazione delle nascite né tanto meno come un diritto o un dovere. I problemi legati alla drammatica realtà dell'aborto illegale, richiedono innanzitutto una politica di autentico aiuto alla vita e di difesa della persona umana. Personalmente, signor Presidente, sono onorato di aver avuto i miei primi due figli handicappati e di non aver deciso di eliminarli nel grembo materno.
Mi auguro che questi suggerimenti vengano fatti propri da questa Assemblea e vi ringrazio onorevoli colleghi per avermi ascoltato.
(Applausi)