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Vecchi Luciano - 28 settembre 1994
MEP*MPE - Vecchi (PSE)

Signor Presidente, con la Conferenza del Cairo si sono potuti affermare con forza tre concetti fondamentali. Il primo, che l'incontrollato incremento demografico è un problema reale che rischia di rendere impraticabili strategie di sviluppo sostenibile per il futuro. Il secondo, che l'incremento demografico è però una variabile dipendente dalle condizioni generali di sviluppo socio-economico e dal grado di coscienza e di libertà di scelta degli individui e, in maniera particolare, delle donne.

In terzo luogo, la libertà ed il pluralismo di convinzioni religiose, filosofiche e culturali dei singoli devono essere rispettati e tutelati, senza che si trasformino però in strumenti di oppressione di altri individui o di negazione di altre convinzioni.

Il programma d'azione approvato dalla Conferenza è un utilissimo riferimento per le politiche nazionali e di cooperazione internazionale sulla popolazione e lo sviluppo. Se concretamente e coerentemente applicato, potrà far fare un passo in avanti a quella strategia per la promozione dello sviluppo umano che giustamente appare come la chiave per aprire la via a rapporti tra gli individui e tra i popoli, più equi e duraturi.

Certo, per fare ciò occorre superare due ostacoli fondamentali che si sono manifestati con evidenza anche in occasione della Conferenza del Cairo. Il primo è rappresentato da quell'insieme di politiche e di regole, scritte e non scritte, che governano quel sistema ingiusto di scambi e di distribuzione delle risorse e delle opportunità che penalizza i paesi del Sud del mondo e, all'interno di essi, i gruppi sociali più deboli, in particolar modo le donne.

Il secondo, è la volontà di imporre come regola coercitiva le convinzioni religiose o filosofiche di alcuni nei confronti dell'intera comunità internazionale. Fortunatamente, alla Conferenza del Cairo si è riusciti ad evitare che le relazioni internazionali siano ridotte ad una somma o ad uno scontro tra integralismi.

 
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