Signor Presidente, vorrei dire subito che il Mediterraneo, questo pozzo di civiltà e di storia, è oggi afflitto da ogni sorta di mali: fondamentalismo islamico in Algeria e in Egitto, instabilità nel Medio Oriente, violazioni dei diritti dell'uomo in Turchia, isolamento della Libia, assenza di democrazia, disoccupazione, miseria, emergenza, immigrazione.
Nei paesi dell'Unione europea i nostri cittadini sono quotidianamente testimoni dei segni di questa crisi. Ne sono una dimostrazione tangibile il flusso di immigranti clandestini che approdano con ogni mezzo alle coste italiane e spagnole - quelle più vicine al Magreb - per poi magari cercare di varcare i confini e di recarsi negli altri paesi dell'Unione, generando tensioni sociali e intolleranze. L'Europa sembra un colabrodo nella sua frontiera meridionale.
Le procedure di controllo e di allontanamento sono deboli e, spesso, del tutto inefficienti. Invece di attuare una politica europea di concessione dei visti e di controllo davvero comune, approfittando anche delle tecniche informatiche, siamo ancora alla frammentazione e all'improvvisazione dei provvedimenti da prendere. Del resto la politica dell'immigrazione non costituisce che il lato più immediato di un nuovo atteggiamento europeo verso il Mediterraneo.
Io sostengo che non possiamo fare la politica dello struzzo. Non possiamo, per esempio, permetterci di chiudere la porta agli immigrati e nel contempo tenere chiuse le nostre frontiere ai prodotti commerciali del Magreb e del Mashrek. E' indispensabile un vero impulso agli investimenti attraverso opportune agevolazioni nei paesi del Magreb e del Mashrek al fine di crearvi maggiori occasioni di lavoro.
L'Europa dimostra un cinismo considerevole anche nell'ambito più propriamente politico. Dobbiamo saper distinguere fra terrorismo islamico fondamentalista e quell'islamismo moderato oggi isolato e stupidamente accomunato ad un unico pregiudizio negativo, e ricercare altresì un'azione coraggiosa nella lotta all'estremismo. La cooperazione dovrà però essere soprattutto politico-economica e l'Unione europea deve compiere ogni sforzo possibile per far decollare la cultura dell'industria nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in modo che il processo economico-produttivo possa portare alla creazione di posti di lavoro riducendo l'immigrazione ma, nello stesso tempo possa stabilire i presupposti per interessanti scambi commerciali.