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Pettinari Luciano - 29 settembre 1994
MEP*MPE - Pettinari (GUE).

Signor Presidente, si sta delineando a Cuba una situazione in parte nuova, perché proprio in queste settimane è stato finalmente avviato un dialogo tra il governo cubano e quello americano. Questo è un dato positivo. L'Unione europea deve incoraggiare questo dialogo e per farlo è necessario, a mio avviso, che contribuisca a rimuovere l'ostacolo che sembra inamovibile, vale a dire il blocco economico che da oltre trent'anni impedisce a Cuba qualsiasi tentativo di sviluppo economico autonomo.

Questo blocco economico è oggi diventato il vero blocco a qualsiasi possibilità di cambiamento, anche a quel cambiamento sul piano economico e politico che da molti viene auspicato. Com'è possibile a Cuba pensare liberamente e serenamente a riforme con l'assedio economico che è in atto? Per questo crediamo che, prima di ogni altra cosa occorra rimuovere quel blocco economico e la rimozione di quel blocco potrà aprire una nuova fase di dialettica democratica.

Non è un caso che la stragrande maggioranza dei paesi dell'ONU abbia già espresso un pronunciamento contro quel blocco e che questo Parlamento abbia già approvato una risoluzione in materia. E' del tutto chiaro che se questo Parlamento assumesse posizioni diverse - come ho sentito qui auspicare dall'esponente del Partito popolare - ebbene, questo Parlamento si assumerebbe la responsabilità di indebolire persino i timidi tentativi di dialogo che si sono aperti.

E' questo il motivo per cui il mio gruppo - il Gruppo unitario della sinistra europea - appoggia la mozione che chiede di ritirare quel blocco, consapevole che togliere il blocco economico contro Cuba oggi è un atto di democrazia, non è una scelta ideologica. E' un atto di democrazia per il quale noi facciamo appello a tutti i parlamentari di tutti i gruppi. Prima definiamo la libertà e la democrazia per il popolo cubano in modo che possa scegliere liberamente, senza ricatti, e poi potremo dare - e anche il Parlamento europeo potrà dare - un contributo ad una dialettica democratica diversa.

(Applausi dall'estrema sinistra)

 
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