Signor Presidente, francamente sono molto preoccupato per questo mutamento di clima che ho notato nelle prese di posizione di alcuni gruppi - PPE e anche liberale. Fino a tutta la scorsa legislatura questi gruppi avevano mantenuto con una certa coerenza un punto chiave, una posizione condivisa dalla maggioranza del Parlamento volta a favorire la crescita, il dialogo e il colloquio attraverso lo stop all'embargo.
Vedo oggi che, per ragioni evidentemente di strumentalizzazione politica e anche di inaccettabile cinismo, quest'impostazione viene capovolta. Eppure, paradossalmente proprio oggi avremmo le condizioni, anzi, siamo più spinti a compiere questo passo.
Credo che la ripresa di un dialogo tra il governo americano e il governo cubano, e il fatto che paesi come il Messico, il Canada, abbiano assunto posizioni contro l'embargo - eppure sono là alla porta di casa - dovrebbero legittimarci molto di più a perseguire una linea, anzi, a renderla più incisiva. In questo concordo totalmente con le posizioni della mia collega e compagna Miranda, secondo cui l'accordo di cooperazione economica è una chiave di volta autonoma in nostro possesso insieme alla richiesta dell'abolizione dell'embargo.