Signor Presidente, la proposta di risoluzione su singoli interventi potrà pure attenuare qualche effetto negativo del conflitto bosniaco. Ma sicuramente non lo condizionerà e non lo fermerà. In altri termini, tutto ciò che qua si è letto e detto sulla Bosnia, equivale a curare un infarto del cuore con medicine omeopatiche. Il problema vero è che da tre anni infuria la guerra, a pochi passi dalle nostre case e l'Europa rimane in maniera preoccupante assente.

L'Europa non può essere solo quella dei mercanti ma deve essere un'Europa politica, consacrata da una strategia comune. L'assenza dell'Europa oggi dalla scena internazionale è sintomatica. Si cerca l'unione ma non si riesce a parlare ad una sola voce. La politica a pioggia non paga, la situazione della ex Iugoslavia, sempre trattata per fasi, è stata penalizzata nella sua complessività generale. Il riconoscimento di Slovenia e Croazia senza una valutazione complessiva della situazione nei Balcani, ha innescato il conflitto. Non è forse ora che l'Unione europea affronti nel suo complesso le vicende, iniziando dalla revisione dei trattati, dal momento che è venuto meno un contraente, cioè la Iugoslavia?