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Vanni d'Archirafi Raniero - 26 ottobre 1994
Vanni d'Archirafi, Membro della Commissione.

Signor Presidente, vorrei in primo luogo unirmi al coro di rallegramenti per l'opera e la presentazione dell'onorevole Palacio. In seguito vorrei cercare di tranquillizzare l'onorevole Gebhardt facendo presenti tre argomenti. Primo: vi è una scadenza prevista nel Trattato di Maastricht; secondo: la Commissione veglierà affinché essa venga rispettata; terzo: la Presidenza tedesca ha fatto di questo punto una sua priorità. Credo pertanto che non vi siano elementi inquietanti.

Sul piano generale, signor Presidente, sono d'accordo con l'onorevole Schäfer quando afferma che qui noi procediamo con il testo e con il cuore. Il Trattato di Maastricht, effettivamente, istituendo la cittadinanza dell'Unione ha aperto una nuova fase dell'integrazione europea, ha voluto cioè dare una dimensione umana ad un'Unione che sembrava poggiare soltanto sulle quattro libertà. Sono lieto di avere, per la seconda, volta l'onore di partecipare ad un dibattito parlamentare che ha per oggetto quella pietra angolare della cittadinanza dell'Unione: i diritti politici, sanciti dall'articolo 8 B del Trattato. La dimensione europea della cittadinanza sta così gradualmente prendendo forma.

La Commissione non può che rallegrarsi delle tre richieste essenziali del Parlamento. In primo luogo: impedire ogni burocrazia addizionale per il residente non cittadino; deve essere possibile l'iscrizione automatica nel registro degli elettori se questo è il sistema applicabile ai cittadini, senza obbligo di voto; una dichiarazione formale può bastare ad ottenere le informazioni necessarie, punto, questo, ricorrente in molti interventi. In secondo luogo: riconoscere la necessità che il cittadino possa stabilire esso stesso, senza troppe difficoltà, dove e come partecipare alle elezioni comunali. Per scrupolo di trasparenza mi sembra opportuno che l'allegato alla direttiva, contenente l'elenco degli enti amministrativi considerati enti locali di base, possa, anzi debba, essere adattato quando uno Stato membro modifica la propria struttura amministrativa. In terzo luogo, infine: anticipare la data di attuazione della direttiva affinché la cittadinanza dell'Unione, attraverso il diritto di voto, possa produrr

e i suoi effetti in tutti gli Stati membri al più presto possibile purché, naturalmente, possano essere risolti i problemi tecnici e pratici di una rapida attuazione. Su queste tre richieste la Commissione può quindi associarsi ai voti dell'Assemblea.

Vi è poi una quarta richiesta - mi soffermo naturalmente su quelle più importanti - che si riflette negli emendamenti nn. 5, 4 e 20: le deroghe transitorie previste dall'articolo 12 del progetto per gli Stati membri caratterizzati da una situazione specifica. Secondo una maggioranza del Parlamento queste deroghe dovrebbero essere limitate, se non soppresse. E' una richiesta difficile da sostenere da parte della Commissione in quanto occorre, in primo luogo, attenersi al testo dell'articolo 8 B del Trattato di Maastricht, che prevede esplicitamente la possibilità di una deroga ove lo Stato membro abbia un problema specifico. Come è stato a giusto titolo sottolineato dal relatore, la stessa esistenza di questa deroga rispecchia il preambolo del Trattato, che sottolinea l'auspicio per l'intensificazione della solidarietà tra i popoli degli Stati membri dell'Unione rispettandone storia, cultura e tradizione. Personalmente, poi, sono convinto che si debba rispettare l'approccio prudente del Trattato pronosticando

, come voi stessi fate, che la cittadinanza dell'Unione diventi presto una realtà indivisibile ed unica.

Ricordo infine che queste considerazioni hanno già trovato espressione concreta nella direttiva 109/94 relativa alle elezioni del Parlamento europeo. Questa direttiva ha consentito - devo constatarlo - un giusto grado di integrazione tra i cittadini dell'Unione originari di differenti Stati membri prevedendo ed eliminando rischi di polarizzazione. Non ravviso, d'altra parte, ragioni obiettive per distinguere sotto questo profilo l'elezione del Parlamento europeo dalle elezioni comunali, ossia sulla giustificazione della deroga rispondente ad un problema specifico di uno Stato membro.

Vorrei inoltre sottolineare, signor Presidente, che condivido pienamente la preoccupazione del Parlamento circa una informazione efficace dei cittadini, preoccupazione ripresa negli emendamenti nn. 16 e 18. In occasione delle elezioni al Parlamento europeo io stesso mi sono fatto iniziatore di numerosi passi presso i governi membri affinché questa informazione, che è essenziale, venga assicurata. Quindi io sono completamente dalla vostra parte.

Per concludere, riassumendo, la posizione della Commissione è la seguente: essa può sostenere in toto o in parte gli emendamenti nn. 1, 2, 3, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 21, 23, 25 del relatore e 33, 36, 44 e 45. Quello che non può condividere sono i rimanenti emendamenti.

 
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