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Castellina Luciana - 26 ottobre 1994
MEP*MPE - Castellina (GUE).

Signor Presidente, signor Commissario, non deve meravigliare se la commissione cultura, con il consenso di tutte le sue componenti - cosa che accade tutti i giorni - abbia ritenuto necessario rivolgere questa interrogazione. Essa, infatti, ha tratto spunto da due circostanze in primo luogo dalla preoccupazione, sempre più viva, suscitata dalle minacce al pluralismo dell'informazione dovute all'accelerato processo di concentrazione delle proprietà dei mass media, una preoccupazione, certo, rialimentata anche dalla vicenda italiana. Una situazione che già aveva allarmato il Parlamento nella passata legislatura, tanto da indurlo ad approvare una risoluzione in cui si chiedeva alla Commissione di presentare una proposta di direttiva atta a garantire il pluralismo su scala europea.

E in secondo luogo, dal fatto di essere venuti a sapere, prima attraverso rivelazioni della stampa, poi attraverso dichiarazioni ufficiali che, precisamente su questa direttiva, auspicata dal Parlamento e da molti dei soggetti consultati e promessa dalla Commissione, la stessa ha, inspiegabilmente e improvvisamente, cambiato parere intendendo ora, come ci ha ripetuto l'altro giorno il Commissario, procedere ad una ulteriore consultazione cui mi pare, peraltro, non si tenda associare il Parlamento europeo. Senza peraltro accompagnarla da una qualsiasi proposta legislativa, sì da rendere questa seconda tornata consultiva ancora più superflua. E tutto questo è avvenuto senza che risulti chiaro - perchè non risulta - se si tratta di un comunque pericoloso e incomprensibile rinvio o se addirittura si intenda accantonare definitivamente l'ipotesi di una regolamentazione, pur così necessaria in una così delicata materia.

Tanto più preoccupante appare questa rinuncia di intervenire se si tiene conto della teorizzazione che ne viene fatta e cioè che la Commissione non potrebbe armonizzare le legislazioni in materia di concentrazione televisiva perchè vincolata dal principio di sussidiarietà potendo, dunque, solo intervenire in presenza di un cartello europeo. Grave, questa teorizzazione, perchè non sembra essere stato questo il criterio seguito in casi analoghi e cito, per esempio, l'intervento della Commissione nei confronti di ben sei Stati membri accusati di avere violato i trattati in materia di concorrenza nel campo dell'energia elettrica. Perchè ciò che è stato fatto in questo campo non lo si vuole fare nel ben più delicato campo dell'informazione, dove la concentrazione della proprietà è tanto più pericolosa? E' questo che noi non riusciamo a capire e che ci allarma.

E tanto più ci allarma se si tiene conto che l'introduzione delle nuove tecnologie, nel campo dell'informazione, sono destinate a rendere sempre più drammatici i problemi della garanzia, del pluralismo, della salvaguardia della democrazia nel nuovo e diversissimo quadro che si prepara. Ora, come si muoverà la Commissione in questo campo enorme che si apre? Rischia di costituire un precedente grave il fatto che, oggi, non si voglia procedere a questa direttiva pur, come dire, concordata. E' urgente, dunque, dare avvio ad una legislazione che muova dalla consapevolezza che qui non si tratta di tutelare il principio della libera concorrenza di imprese che producono merci qualsiasi bensì cultura e che, all'uopo, saranno necessarie norme specifiche, attente, ma comunque urgenti perchè la libertà d'informazione è assai più che la libertà di concorrenza sul mercato.

(Applausi)

 
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