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Bertinotti Fausto - 26 ottobre 1994
MEP*MPE - Bertinotti (GUE).

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il vuoto determinato dalla mancanza di una direttiva europea sulle comunicazioni di massa viene riempito da cattivi materiali e il rischio è che si producano fatti irreversibili. Per questo noi riteniamo che ci sia bisogno, con grande urgenza, di una direttiva e pensiamo che occorrerebbe una politica, un progetto europeo sulle comunicazioni di massa. Lo sappiamo bene tutti, le comunicazioni di massa saranno nel secolo prossimo, quello che in questo secolo è stata la scuola. Basterebbe questa considerazione per avere in mente il carattere strategico di un intervento su questo terreno.

E' aperta qui una questione moderna, di democrazia e di civiltà, quella appunto che prende i nomi del pluralismo e del rapporto tra i cittadini e il potere. C'è tutta una letteratura su questo argomento e noi siamo consci che le comunicazioni di massa possono concorrere a realizzare grandi mutamenti nel pensiero delle persone anche nei loro comportamenti persino delle mutazioni antropologiche. Per questo c'è bisogno della politica, c'è bisogno di un progetto tanto più, oggi, che siamo di fronte ad un passaggio cruciale allorquando innovazioni tecnologiche sconvolgenti, che possono essere riassunte nel satellite, propongono una riorganizzazione su scala mondiale delle comunicazioni di massa.

E qui si affaccia il secondo rischio: quello di una colonizzazione delle culture che può investire anche l'Europa nella mondializzazione dei processi delle comunicazioni di massa i quali si riorganizzano in un sistema: non c'è più solo la televisione, la radio, i giornali, ci sono e ci saranno sempre di più grandi organizzazioni multimediali in cui la televisione verrà messa in rapporto con la radio, con la telefonia, con l'informatica, con i grandi processi di formazione.

E così questo settore diventerà quello che, all'inizio del secolo, è stata la siderurgia, o, ieri, le produzioni di massa, appunto settori strategici, organizzazioni di civiltà che devono essere strutturate con un progetto. E qui noi partiamo invece con un handicap, con concentrazioni monopolistiche, senza controllo sociale, con sempre crescenti commistioni tra potere politico, gli esecutivi e le proprietà dei mezzi di produzione. In Italia questi fatti sono già intervenuti, l'Italia è un'anomalia negativa, ma non è l'unica, c'è un rischio di contagio.

In Italia sono state demolite le regole non solo del pluralismo ma della concorrenza, c'è un regime monopolistico, c'è un potere accentrato in un'unica grande impresa privata, proprietaria di tecnologie, di impiantistica, di numerosi canali TV, via etere e via cavo, produttore e distributore di programmi televisivi su scala nazionale ma anche editore di quotidiani, di settimanali, di mensili nazionali, produttore, distributore di esercizi cinematografici. Una condizione inammissibile di concentrazione senza precedenti, una condizione che pregiudica la vita democratica e persino le regole del mercato.

Ora, questa concentrazione oligopolistica fa un passo avanti, nella storia del nostro paese, quando nelle mani del suo proprietario viene messo anche il compito di Capo del governo, Presidente del Consiglio. E così un ulteriore effetto monopolistico si produce riducendo la televisione pubblica a servizio privato dell'Esecutivo.

Si determina una combinazione inedita di potere su cui vorremmo che l'intera Comunità europea venisse avvertita, perchè il pericolo non riguarda solo l'Italia, una combinazione inedita di potere che rende le comunicazioni di massa asservite al potere esecutivo, in una condizione di conflitto di interessi che o viene sciolto o dà luogo al concorrere ad un regime da parte delle comunicazioni di massa medesime.

Allora, onorevoli colleghi, noi non abbiamo un modello positivo da proporvi in questa ricerca aperta, indicata dalla risoluzione comune che voteremo, ma abbiamo un modello negativo da indicarvi da cui sfuggire e da contribuire a smantellare, l'Italia del monopolio di Berlusconi e della Fininvest. Questo modello negativo può costituire la base di una iniziativa come la nostra, di una risoluzione comune che può guidare la nostra azione e che, non causualmente, non reca la firma della forza politica, espressione di questo potere, una confessione di piena colpevolezza.

(Applausi)

 
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