Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 10 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio interventi PE
Arroni Aldo - 26 ottobre 1994
MEP*MPE - Arroni (FE).

Signor Presidente, signor Commissario, colleghi deputati, è la prima volta che dibattiamo in Aula, in questa legislatura, il tema della comunicazione e dei media, è la prima volta e non sarà l'ultima. Siamo tutti consapevoli quanto questa legislatura contribuirà allo sviluppo di un settore che è già sollecitato da innovazioni tecnologiche rivoluzionarie, di un settore che vedrà uno sviluppo industriale prepotente, di un settore che deciderà sullo stile di vita di tutti noi cittadini dell'Unione, di un settore industriale che si dovrà pesantemente confrontare con l'industria americano-giapponese già evoluta tecnologicamente e che poggia su gruppi consolidati, su fatturati ben maggiori dei nostri gruppi audiovisivi europei.

Alcune cifre per capire la dimensione della differenza: il citato gruppo Berlusconi-Fininvest ha un giro d'affari di 4.500 milioni di dollari, quando il leader del mercato americano contro il quale ci dovremo presto confrontare ha un fatturato di tre volte superiore, cioè 13.000 milioni di dollari. Da questa semplice citazione appare già il pericolo per il settore industriale della nostra Unione europea di doversi confrontare con una concorrenza esterna estremamente pericolosa contro la quale dobbiamo cercare di contrapporci, forti e uniti nell'ambito del mercato unico.

Non ci sfugge, peraltro, l'interesse del mercato esterno, il mercato mondiale, in cui le nostre industrie non si sono ancora praticamente affacciate, mercato mondiale che potrebbe significare per noi un terreno di conquista, che potrebbe significare per l'Unione europea una fonte di risorse, con conseguenti ricadute positive di carattere sociale prima di tutto sull'occupazione.

Il Libro bianco di Delors parla di un milione e ottocentomila persone impiegate nell'audiovisivo e sostiene che non è irrealistico pensare a quattro milioni di posti di lavoro entro il 2000, tenuto conto della nostra quota di mercato e del chiaro potenziale di crescita. Ma se tutto quanto precede è stimolante e non può che trovarci uniti e determinati nel perseguimento di tale obiettivo di sviluppo, non possiamo dimenticare, non dobbiamo dimenticare, l'implicazione che ogni modifica in questo settore comporta sull'esigenza primaria e fondamentale del pluralismo dell'informazione.

Non dobbiamo assolutamente lasciarci condizionare dall'assoluta necessità di assumere una dimensione competitiva adeguata per mettere in secondo piano la primaria esigenza del pluralismo, che è la questione centrale per la libera formazione dell'opinione pubblica, che deve formarsi attraverso le diverse correnti culturali ideali in un'aperta e ampia competizione, come garanzia fondamentale della nostra democrazia.

Dobbiamo tuttavia vigilare attentamente affinchè nel nome della tutela del pluralismo non si introducano normative restrittive per la libera impresa, queste normative non devono limitarsi ad evocare il pluralismo ma devono superare la prova dell'efficacia e della proporzionalità tra intervento legislativo e beneficio previsto. Ma se il nostro lavoro parlamentare deve essere guidato dalla stella polare della tutela del pluralismo, non dobbiamo usare la parola pluralismo come la parola magica che faccia passare qualunque disposizione inutile.

Concludo riassumendo il mio intervento in una frase: perseguire la tutela del pluralismo attraverso l'unica strada possibile per la salvaguardia e lo sviluppo della nostra industria della comunicazione, nella direzione di una forte concentrazione regolata da normative solide.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail