Signor Presidente, è vero, il sistema televisivo italiano rappresenta il caso più acuto e preoccupante di concentrazione dei mezzi di comunicazione di massa. Ma non è il solo. Il caso italiano lacera nel profondo la società italiana, impegna il Parlamento - è riunita in queste ore la Camera dei deputati su questo tema - tormenta al suo interno lo stesso governo e la maggioranza che lo sostiene.
Del resto, come scriveva poco tempo fa Robert Graham sul Financial Times, quello italiano è il primo governo europeo in cui il Primo Ministro non solo possiede imponenti interessi televisivi, ma controlla con il suo impero Fininvest quasi la metà del tempo televisivo italiano. Difatti, i dati 1993, prima delle elezioni politiche ed europee di quest'anno che hanno visto, nel volgere di appena tre mesi, la presentazione politica e poi la vittoria elettorale del proprietario della Fininvest, indicano che l'audience televisiva italiana è controllata dalle televisioni Fininvest per una media giornaliera del 44,5%, che scende di poco nel prime time, esattamente al 43,8%. Questo punto di crisi si estende, almeno potenzialmente, a livello continentale con le partecipazioni Fininvest a Telecinco in Spagna e alla Deutsches Sportfernsehen in Germania, in collaborazione con Leo e Thomas Kirch.
Ma quello che viene indicato come il male italiano non è giusto confinarlo alla penisola, insistendo solo sulle connessioni iniziali della Fininvest. Si delinea anche in altri Stati membri: in Gran Bretagna con Rupert Murdoch, che controlla vari quotidiani; in Belgio, nelle Fiandre, con l'emittente televisiva VTM; in Francia con l'emittente di Bouygues e i quotidiani di proprietà della famiglia Hersant, che si rivolgono ormai a più del 30% dei lettori/spettatori.
E' dunque incomprensibile che la Commissione esecutiva rimandi di almeno un anno una indefinita iniziativa, dopo un pleonastico e dilatorio nuovo round di consultazioni, quando tutte le consapevolezze e tutti i dati, accentuati anche dal prossimo futuro arrivo della decuplicazione delle frequenze, le sono ben noti, come testimonia, alle pagine 38-39, il documento seguito al lavoro della Commissione e come contraddice, dopo qualche pagina, nelle conclusioni anodine a cui si riferiva il Commissario Vanni d'Archirafi. Si parla, a pagina 38, di baronie; si parla, a pagina 39, di campioni nazionali e dell'impossibilità, quindi, di procedere.
Coraggio, Commissione esecutiva, dia corso alle richieste del Parlamento europeo e del Consiglio economico e sociale! Coraggio, Commissione esecutiva, sia coerente con le sue analisi e le sue implicite conclusioni! Coraggio, Commissione esecutiva, formuli la direttiva che s'impone, prima che nell'Unione europea si spengano nuove voci, si uniformino alla forza senza pari della concentrazione della proprietà televisiva la pluralità, la complessità e la libertà d'Europa! Coraggio! Oggi è ancora possibile disarmare il dragone, domani potrebbe essere troppo tardi.