Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, non vorrei scendere al livello dell'onorevole Tajani. Il nostro errore più grave sarebbe di considerare il pluralismo dei media come un tema sfruttabile nei termini che abbiamo appena ascoltato.
Quale che sia la competenza specifica di un Commissario, non si può ignorare che siamo davanti a un tema cruciale per la sopravvivenza della nostra cultura, per la formazione dei nostri figli, per la salvaguardia della formazione democratica del consenso. Avere una visione di fondo culturale, signor Commissario Vanni d'Archirafi, non è un lusso o un'aggiunta chic, è parte integrante del tema senza la quale questo argomento non può nemmeno essere affrontato. E' questo, se mi permette, l'appunto che io faccio alla pur puntuale e brillante relazione che lei ha presentato. Non soltanto, nel merito, lei ha preferito rinviare - forse forzato dagli avvenimenti - una decisione che il Parlamento le aveva chiesto, ma è il taglio dei documenti che lei ci ha esposto che risulta profondamente insoddisfacente.
In queste condizioni, voglio ricordare alla Commissione che il suo dovere preciso è di emanare al più presto quella direttiva che il Parlamento ha già chiesto, per quante difficoltà, contraddizioni e sensibilità politiche possa essere necessario superare. Questa direttiva prova a trattare il tema con una visione culturale integrata, tenendo presente il disposto dell'articolo 128, paragrafo 4, del Trattato di Maastricht - che lei, signor Commissario, conosce meglio di ogni altro - e il richiamo che nel medesimo Trattato si fa alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo, tra i quali certamente rientra il diritto a una libera informazione.