Signor Presidente, onorevoli colleghi, il ritardo della Commissione sul problema che stiamo discutendo non è oltre tollerabile. A dire il vero il Commissario, stasera, ci ha annunciato che finalmente l'Esecutivo dell'Unione europea ha deciso di assumere un'iniziativa, ne prendiamo atto perché questo è, sicuramente, un annuncio positivo. Riteniamo tuttavia che anche le consultazioni a cui ora si procederà sarebbero state molto più efficaci se avessero preso le mosse da un testo, da una proposta di direttiva come il Parlamento ha da tempo richiesto, non solo da qualche anno; il primo accenno ad una tematica del genere risale addirittura al 1988.
Una proposta di direttiva necessaria non è, in fondo, così misteriosa è chiaro che il punto di partenza non può essere che la regolazione del mercato interno, come è stato detto anche nel corso delle conferenze dell'audiovisivo svoltesi ai primi di luglio a Bruxelles. Ma a partire dal discorso del mercato interno, vi sono implicazioni che riguardano sia la concorrenza sia la cultura, dunque è necessario un approccio complessivo. Se in uno solo degli Stati membri della Comunità si realizza una posizione di quasi monopolio, come in Italia, o comunque una abnorme posizione di dominio, ciò inficia le regole della concorrenza e le regole del pluralismo in tutta la Comunità europea. Occorre pertanto una direttiva per ottenere fini essenziali, contrastare il formarsi di posizioni dominanti, tenendo conto che anche la supremazia di un singolo paese ha immediati riflessi di portata europea.
Spingere i grandi gruppi, che sono necessari verso un'articolazione europea tale da consentire adeguato spazio alle piccole e medie emittenti, chiarire il ruolo del servizio pubblico, esigere la trasparenza degli assetti proprietari, istituire un consiglio dei media e un'autorià europea che diventi organo fondamentale di riferimento per garantire, al tempo stesso, competitività economica e garanzia del pluralismo. Questo la Commissione deve fare, la proposta deve essere presentata con urgenza, il Parlamento si batterà senza avere a cuore eventi contingenti - la gazzarra propagandistica sollevata non ha senso - ma avendo a cuore la democrazia e lo sviluppo dell'Europa.