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Vanni D'Archirafi Raniero - 26 ottobre 1994
Vanni d'Archirafi, Membro della Commissione.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato - naturalmente è una banalità dire che ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi - ma lo voglio dire perchè tutti hanno avuto per oggetto concetti importanti, sensibili che sono vicini a noi tutti, direi anche come cittadini, non soltanto come rappresentante dell'Esecutivo o come parlamentari. Si sono anche citati i dragoni e di dragoni ve ne sono molti e con molti ci troviamo a combattere. Dragoni, certo, nel campo del pluralismo, dragoni nel campo dell'attentato alla proprietà culturale, intesa nel senso ampio dell'ecologia, chi ha parlato di dragoni lo sa bene. Però, vorrei dire che tutto sta a stabilire come si cerca di combattere questi dragoni e come si pensa di poter avere la meglio, dragoni che poi a volte sono privati e talvolta sono anche pubblici. Ecco, questo non bisogna neanche dimenticarlo. Si è parlato, non a proposito dei dragoni, di altre categorie di castrazione mentale ma c'è anche il modo di tentare di averne ragione prendendoli p

er la coda.

Ecco, io vi spiegherò, scusatemi, vi dirò, come io credo che questo dragone vada preso per la coda come credo che bisogni fare un passo dopo l'altro. So che il cammino è già stato lungo, mi è stato ricordato, or ora, che viene da lontano, ma che non bisogna perdere il contatto con la realtà perchè solo a questa condizione, secondo me, anche quello che è il punto più importante, sensibile e attuale per il Parlamento, il pluralismo, potrà essere inquadrato in modo da essere difeso e salvaguardato.

Non voglio parlare di fughe in avanti perchè abbiamo l'esperienza comunitaria lunga e sappiamo che questa immagine è evocata forse quasi ad ogni pié sospinto, ma devo ritornare ad una citazione che mi è stata fatta delle pagine 37 e 38 della mia comunicazione per farne, a mia volta, un'altra contenuta nelle pagine 36 e 37 nella quale la Commissione, nel suo documento, ricorda che la competenza per intervenire sulla questione nel suo insieme che ci interessa stasera, discende dall'obiettivo comunitario della realizzazione e dal funzionamento del mercato interno, articolo 7 A del Trattato e che, nella fattispecie, un intervento nella proprietà dei media ha per oggetto la soppressione delle restrizioni alle libertà di stabilimento e alla libera circolazione dei servizi.

Perchè lo cito? Molti intervenuti hanno parlato su questo tema e certo che è stato detto che il mio compito di introdurre l'argomento in relazione all'interrogazione era forse facilitato dal fatto che non tutti qui sono d'accordo, che ci sono delle opinioni difformi, ma ho la senzazione di non essermene approfittato. Ma perchè cito questo fatto, perchè credo, effettivamente, che la base giuridica per un intervento della Commissione non può che appoggiarsi sull'articolo 7 A, sul mercato interno che, oggi, è effettivamente frammentato nel campo dei media, frammentato a causa delle regolamentazioni nazionali, quelle sì direttamente tese alla salvaguardia del pluralismo che però rendono difficile, se non impossibile, la circolazione dei capitali, la circolazione dei servizi, la libertà di stabilimento e così via. Dobbiamo o no costruire un'industria europea dei media competitiva? Ecco che è il primo obiettivo ed è l'obiettivo immediato ed ha delle basi giuridiche percorribili e per questo dico, passo dopo passo.

Si potrebbe anche pensare, ad esempio, raccogliendo l'invito del Parlamento di dire: ma qui siamo di fronte a un problema che concerne in primo luogo il pluralismo e il resto, il suo bel mercato interno, ne faccia quello che vuole, viene dopo.

Ma allora a cosa dovremmo ricorrere? L'articolo 128, che è stato qui citato, del Trattato così come modificato da Maastricht e che ha per oggetto gli aspetti culturali, per i quali nutro un grandissimo rispetto, non ci dà il mezzo giuridico perchè esclude esplicitamente nel penultimo paragrafo il ricorso a degli strumenti di armonizzazione e di regolamentazione, e pertanto non lo possiamo usare. Avremmo l'articolo 235, le azioni non previste, ebbene, a parte il fatto che richiedono unanimità, il ruolo del Parlamento, sapete bene, sarebbe un ruolo molto marginale perchè verrebbe soltanto richiesto un parere, a parte la difficoltà di percorrere questa strada. Quindi io credo che per quanto concerne, appunto, le tematiche industriali ed economiche, per quanto riguarda la costruzione di un'industria competitiva, quindi la competitività, per quanto riguarda la tecnologia, gli sviluppi tecnologici, l'autostrada dell'informazione compresa, noi dobbiamo puntare sull'obiettivo del mercato interno.

Abbiamo bisogno di altre consultazioni, mi è stato chiesto quali organizzazioni. Io posso farvene avere anche una lista non esaustiva perchè alcuni hanno chiesto di mantenere riservato il loro contributo ma vi è una serie di organismi consultati che lo ha chiesto, come vi ho detto prima la maggior parte di essi non ha detto praticamente nulla sul contenuto della normativa europea, i governi non hanno risposto e in quest'Aula molti intervenuti nel dibattito hanno detto, qui ci vuole un momento di pausa, bisogna non aver fretta. Ebbene, che si dia luogo a questa consultazione presto. E il punto del calendario: il calendario prevede che, da qui alla fine dell'anno, verranno consultati tutti gli organismi, i governi, il Parlamento europeo, il Comitato Economico e Sociale e anche gli organismi tecnici di cui ci è stata richiesta la consultazione, compresi gli interlocutori accademici, gli istituti di ricerca e le parti accademiche.

Questo, come dico, entro la fine dell'anno e l'anno prossimo impegno questa Commissione, perchè io credo che la Commissione è responsabile fino all'ultimo, quando poi smonta c'è la nuova Commissione, ma non c'è nessun legame tra la vecchia e la nuova e nessun pretesto che si vuole prendere perchè il nostro mandato è al termine. E quindi, dicevo, l'anno prossimo io sono convinto che ci sarà la decisione della Commissione, io non ho detto l'iniziativa, ho detto che il tema sul quale adesso rifletteremo insieme è il contenuto di questa iniziativa, la Commissione deciderà se vararla e, in caso positivo, il suo contenuto. Voglio, come sempre ho fatto, anche prendendomi qualche calcio da questo Parlamento, essere molto sincero.

E' stato anche detto che la Commissione si fa schermo dietro i concetti di sussidiarietà e così via. Ebbene, alcune delle azioni che il Parlamento ha proposto nella sua risoluzione del mese di gennaio effettivamente, ad avviso della Commissione, rientrano nel campo della sussidiarietà e, secondo me, sono impercorribili sul livello europeo. Ma quelli che ritengo più importanti sono i criteri della proporzionalità, quello della concentrazione, e quello del diritto comunitario della concorrenza perchè la Commissione non ha agito come nel caso dei monopoli energetici.

Ma qui noi abbiamo esaminato altri aspetti di questi monopoli che, tra l'altro, erano pubblici e cioè il criterio e l'elemento della trasparenza, l'elemento delle restrizioni all'importazione e all'esportazione, a norma dell'articolo 30 e gli effetti sul sistema industriale nazionale, nel suo complesso, quindi qui non c'è assolutamente da fare nessun confronto. Il diritto comunitario alla concorrenza interviene in casi in cui si va al di là del quadro puramente nazionale, articoli 85 e 86 del Trattato e quindi è, sotto questo profilo, che sono stati valutati i due casi finora sottoposti all'esame della Commissione sui quali la stessa ha deciso.

Ma rimane il pluralismo, ecco, prendendo il dragone per la coda, percorrendo questo itinerario che non è semplice e non sarà rapido si arriva, certamente, su questo nuovo livello di gioco a dover stabilire delle nuove regole per il pluralismo, per preservarlo a livello europeo. Quindi, a mio avviso, per tutte queste ragioni è necessario percorrere questa strada, arrivare ad un livello europeo che, al tempo stesso, è liberalizzazione e difesa, salvaguardia di fronte alle concentrazioni che saranno a quel momento ritenute pericolose.

Signor Presidente, io indico una strada che è quella che corrisponde alla decisione della Commissione, non credo che sia una strada irragionevole, non credo che la Commissione pecchi di passività o di pavidità io credo che è una linea realista, e sono convinto che Parlamento e Commissione, ancora una volta, al di là di questi giusti contrasti di opinioni, saranno dalla stessa parte della barricata quando si tratterà di tirare le somme della discussione e di questo processo europeo.

 
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