Signor Presidente, i principi finanziari del Trattato di Maastricht, per consentire l'ingresso, con pieno diritto, nella Comunità europea riguardavano, per ogni Stato membro, l'inflazione e il debito pubblico. L'Italia è in linea per quanto riguarda l'inflazione mentre ha grossi problemi per quanto riguarda il debito pubblico. La sconsiderata e truffaldina conduzione della politica dell'affare condotta in Italia per più di quarant'anni, fino al 27-28 marzo scorso, dai partiti di potere, in particolare dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Socialista, con la benedizione del Partito Comunista Italiano, ha portato ad un debito pubblico che arriva a più di duemila miliardi.
E' evidente che per poter garantire all'Italia un ingresso qualificato in Europa nei prossimi appuntamenti fissati da Maastricht e soprattutto per garantire ai nostri figli un futuro migliore, la finanziaria doveva essere rigorosa se pur rispettosa dei diritti sociali dei cittadini. Il rigore assoluto e improcrastinabile, ha consentito, nel settore della protezione sociale, la tutela assoluta dei diritti acquisiti, mentre è in via di regolamentazione e di definizione il mantenimento dei diritti in corso di acquisizione.
In questo contesto, ben noto a tutti in Europa, è pretestuoso, demagogico ed offensivo quanto affermato al considerando D e ai paragrafi 1, 2 e 3 della proposta di risoluzione comune in oggetto, che noi respingiamo sdegnati. Riteniamo inoltre che tali pesanti e offensive considerazioni nei confronti di uno Stato membro siano in palese contrasto, sia con le norme di questo Parlamento che con quelle dei Trattati. Vogliamo inoltre rilevare il vergognoso atteggiamento dei progressisti italiani che, non avendo digerito la sconfitta elettorale del marzo scorso che li ha visti bocciati dal popolo, usano il Parlamento europeo come cassa di risonanza contro il governo italiano.