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Pannella Marco - 28 gennaio 1992
Lettera a Massimo Severo Giannini
di Marco Pannella

SOMMARIO: Nell'imminenza della apertura della campagna elettorale [aprile 1992, n.d.r.] Pannella mette in guardia Massimo S. Giannini dai rischi costituiti dal tentativo di realizzare una lista elettorale a partire dall'esperienza del CORED e dei referendum. Sollecita una risposta allo scambio di opinioni avuto nel recente"incontro". Si dichiara convinto che Giannini non si esporrà mai "a partorire topolini", ma non trova sulla stampa notizie chiare: ha a volte la sensazione che Giannini stia facendo l'impossibile per soddisfare le esigenze dei suoi amici e compagni, ma che "di concreto nulla o quasi si può effettivamente fare"; a volte però constata che "si accreditano fantasie e clamorose adesioni", in una situazione che invece è di "vuoto pneumatico". Avverte che nessuno, comunque (nemmeno lui stesso) può parlare "a nome del partito". Mette in guardia sulle prospettive elettorali: qualcuno si troverà che aderisca ad una lista alla Camera, ma in ciò non c'è nulla "di solido e di consistente, che non facci

a rischiare esiti risibili". Per il Senato, tutti vogliono eventualmente accordi "caso per caso", ma è evidente che "da solo nessuno può farcela". Se lui, Pannella, avesse potuto parlare anche a nome dei referendari, forse "sarebbe stato utile ai comuni intendimenti",ma "così non è stato".

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Roma, 28 gennaio 1992

Carissimo Giannini,

attendevo un tuo segno, come d'intesa, dopo il nostro incontro, sia per la fastidiosa situazione finanziaria determinatasi sul fronte della campagna referendaria, sia per le prospettive politico-elettorali, sempre più complesse e difficili.

Da allora, invece, né direttamente né indirettamente, non ho saputo più nulla.

Non vorrei che vi fossero equivoci, e malintesi, dovuti a questo silenzio ed a questa lontananza. Come fu chiaro a tutti, penso, nella mia risposta al tuo intervento al Congresso radicale, il rispetto e la fiducia da parte nostra, personali e politici, concernano te. Non altri. E, lo sottolineo, anche per la convinzione che non ti esporresti mai a partorire topolini, anche se truccati da elefanti o da pesce spada.

Nessuno, comunque, in queste due settimane, mi ha informato, non fosse che con una parola, del tuo e vostro procedere. Leggo i giornali ed ho il sentimento che le notizie contraddittorie sono dovute al diverso procedere dei giornalisti: vi sono coloro che ti interpellano direttamente e coloro che si accontentano di quel che viene loro riferito sulle tue posizioni. Nel primo caso si ha la sensazione che stai facendo l'impossibile anche per soddisfare le esigenze di amici che stimi ed hanno fatto con te, nell'ultimo semestre, il CORED, ma che di concreto nulla o quasi si può effettivamente fare di adeguato e di serio; nel secondo si accreditano fantasie e clamorose adesioni, in una situazione che sembra invece di vuoto pneumatico, se si sta ai fatti, ma anche ai ragionamenti.

Ho voluto si qui preservare al massimo le chances di una qualche fortunata, oltre che fortunosa, iniziativa politico-elettorale di persone con le quali ho a lungo lavorato, e delle quali sono stato amico. Sicché ho protratto fin oltre il ragionevole pubbliche polemiche o differenziazioni, smorzandole se venivano fatte esplodere; e - anche con te - in privato non sono stato esplicito. Ma ora ho il dovere di precisarti, se ancora necessario, che qualsiasi dei radicali che conosci, a partire da me, non può parlare a nome del Partito se non per ribadirne l'estraneità alla prova elettorale; o io a nome loro, o loro a nome mio, poiché, per esempio, con Negri, Calderisi, Teodori, da anni, ormai, e sempre più in questi mesi e settimane, non vi sono che pessimi rapporti politici, e anche personali, dovuti a giudizi, valutazioni, strategie, metodi sempre più divaricati.

Si può, con l'aiuto di una parte della stampa, provocare in alcuni, qua e la, il riflesso di una momentanea adesione all'idea di una lista alla Camera. Ma tu per primo, immagino, stai riscontrando in queste ore che non si tratta di nulla di solido e di consistente, che non faccia rischiare esiti risibili. Per quanto concerne l'area radicale (ed è qui una mia personale valutazione, legittima quanto le altre), malgrado il mio silenzio, e quello di ogni altro radicale, che non potrà esser protratto se non voglio autoeliminarmi da questa prova (e non lo voglio, anche se ne avrei voglia), le adesioni e le convinzioni sono pochissime, a dir poco.

Per il Senato tutti vogliono il "caso per caso": PDS, PRI, Rete, Verdi, Rifondazione, ecc... Ciascuno può illudersi di alzare il tiro, ma da solo nessuno può farcela. Io son andato "in partibus infidelium", e continuo a farlo, cercando di mantenere aperte, o di aprire, le poche brecce che vi sono. Se in qualche misura avessi potuto parlare anche a nome tuo o vostro forse sarebbe stato utile ai comuni intendimenti. Così, rigorosamente, non è stato.

Queste le considerazioni che vado facendo, senza rassegnazioni e senza illusioni, delle quali spero non ti ho arbitrariamente fatto parte.

Restano, ("e avanzano!") le ragioni di fiducia, di stima, di umana riconoscenza e ammirazione, e - se permetti - di affetto, con cui ti saluto. Ciao!

Marco

 
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