di Marco PannellaSOMMARIO: Nell'articolo pubblicato dal quotidiano L'INDIPENDENTE, Marco Pannella afferma che:
1) gli italiani ritengono, probabilmente, che il Pannella del quale sentono (o non) parlare in questi giorni sia un omonimo. Infatti nelle baruffe referendarie (nelle quali Giannini ha del tutto ragione) chi da ventanni ha praticato e imposto i referendum, contro mari e monti, chi ha contribuito ad assicurare la raccolta delle firme sui nove referendum, in modo determinante, sembra non esista e non abbia diritto di dire una sola parola. Mentre la realtà è che, per ora, gli unici referendum che certamente si terranno sono i due più "radicali", rifiutati dal Comitato Segni, e solo in parte fatti propri e accettati da Giannini, sul finanziamento pubblico dei partiti e sulla decarcerazione dei consumatori di droghe e non-droghe proibite.
2) nella Lista Pannella stanno aggiungendosi, rispetto ai candidati previsti, molti malati di AIDS e sieropositivi, associazioni di parenti di omosessuali (vivi o morti), le vittime della "dialisi all'italiana", un po' in tutta Italia.
3) l'"Indipendente" è il primo e per ora il solo giornale italiano, quotidiani, settimanali e mensili inclusi, a consentire l'informazione dei propri lettori su quel che Pannella fa, propone, su qualsiasi piano, politico, elettorale, umano, come radicale, o come antiproibizionista, o come "titolare" dell'idea della "Lista Marco Pannella".
4) avendo poco spazio per dire due parole sulla Lega ha scelto di ringraziarla per l'iniziativa assunta di pubblicare e diffondere una antologia federalista.
(L'INDIPENDENTE del 21 febbraio 1992)
Caro Direttore,
davvero sta accadendo di tutto: il primo e, per ora, il solo direttore di un quotidiano italiano che mi chieda - come a ogni altro - di informare i suoi lettori su quel che faccio e penso e propongo è il direttore di quell'Indipendente dal quale finora era giunto il massimo di ostracismo all'informazione sui radicali e su di me, checchè facessimo. Sicchè a furia di tutto snobbare e snobbarci si snobbava in primis L'Indipendente e il giornalismo.
Ora l'imbarazzo della scelta, di cosa recuperare all'informazione - che è il primo fondamento della democrazia (il "conoscere per poter scegliere e deliberare" di Luigi Einaudi) - mi "buridanizza"; o mi "asinizza", se preferisci: spiegare il perchè della novazione di una lista "anglosassone", che propone non più emblemi o ideologie o partiti o leghe (come quella del divorzio e quella lombarda) ma il nome e la storia della persona cui per una legislatura apparterrà la responsabilità di governare quel che potrà e gli elettori vorranno: il governo, l'opposizione, la riforma, l'alternativa, una ragionevole e dura speranza. O il perchè sono scomparso dalle baruffe referendarie, sicchè gli italiani si chiederanno se il Pannella che oggi circola non sia un omonimo di quello che conoscono e che da ventanni almeno, con i suoi compagni, ha fatto praticare questi referendum , fino a raccogliere per ultimo, con il Comitato "radicali per nove referendum", nove, non sei, non tre, richieste referendarie sicchè per ora sicu
ramente si terranno solamente quei referendum che gli altri hanno ignorato o combattuto: sul finanziamento pubblico dei partiti e per la decarcerazione dei semplici consumatori di droghe e non-droghe proibite. O perchè aggiungo scandalo a scandalo e, potendo grazie al Funari di Mezzogiorno italiano dire due parole sulla Lega di Bossi, ho scelto di ringraziarla per aver approntato un'antologia federalista che immagino farà conoscere le (nostre) ragioni storiche; da quelle di Hamilton o di Kant, passando per Cattaneo, fino al Manifesto di Ventotene di Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, non a caso espunti di fatto dalla cultura ufficiale di regime, oltre che dalla sua politica.
O, per finire, approfittare della lealtà giornalistica e d'informazione e della passionaccia civile che vai dimostrando, per spiegare almeno ai tuoi lettori l'arcano di questo "transpartito transnazionale" che è divenuto di già Partito Radicale: nel cui Consiglio Federale che ho l'onore di presiedere siedono parlamentari appartenenti a cinquantaquattro partiti nazionali, in genere (ma non solo) delle due Europe, e fra i quali si annoverano capi di governo e i loro più aspri oppositori, gente di Bacu, di Vladivostok o di Ouagadougou, oltre a una trentina di parlamentari italiani di sette diverse formazioni politiche, da Tonioli a Giacomo Mancini, da Raffaelli a Borgoglio, da Del Bue a Nonne, da Columbu a Caveri, da Bordon a Nardone, oltre a Rutelli e Gianni Mattioli, Lanzinger e, beninteso tutti gli altri "soliti". Ecco. La prova è fatta che non ho saputo scegliere, e ho usato questo spazio per quasi tutto, cioè quasi niente. Di questo "quasi" fa parte il rischio calcolato di non fare nemmeno il quoziente se
non accorreranno subito a cogliere questa occasione della "Lista Pannella" coloro che sono stati tentati o costretti all'assenza e al riserbo, finora. O il racconto della mobilitazione, in queste ore, che mi sta raggiungendo, di malati di Aids e di sieropositivi, di dannati alla dialisi all'italiana, di familiari di omosessuali, vivi e/o morti, di vittime dell'ingiustizia alla Tortora, mentre nessuna lista - penso - ha nel contempo un carattere di "politicità" così dura, così piena, così ardua e temeraria, complessa e difficile, così "ideale" e così "pratica". O la denuncia necessaria dell'ultima decisione dei farisei della partitocrazia addetti a distruggere, in una Commissione parlamentare, il residuo diritto-dovere di informazione radio-televisiva, chiudendo gli spazi nel momento in cui potrebbero esser aperti al nuovo, anzichè ai soliti. Auguri interessati e meditati all'Indipendente, che non avevo in passato inviato, per prudenza e non per pigrizia o maleducazione.