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Pannella Marco - 19 marzo 1992
In vista dell'appuntamento alle urne ecco cosa pensano i leader politici - Comincia con Pannella la Tribuna Elettorale di Tuttosport
di Marco Bernardini

SOMMARIO: "Squalifica ai partiti", "Le regole del gioco devono essere chiare e tutti hanno il dovere di rispettarle" ,"Chi non andrà a votare dicendo che i politici sono ladri questa volta sbaglia"

Marco Pannella in queste votazioni si presenta con una lista che porta il suo nome. "E' un modo per cercare di conquistare subito strumenti nuovi con i quali sostituire gli attuali". Vogliamo proporci all'americana, una squadra e una persona contro una squadra e una persona". Tutte le altre formazioni mancano di questa idea di riforma precisa e di questa coerenza". All'Appello del martedì sono andato perchè mi hanno invitato, Biscardi non lo ha mai fatto".

(TUTTOSPORT del 19 marzo 1992)

ROMA - Lamenta il "buio" e il boicottaggio. Per certi versi ha anche ragione. Lo spazio che gli concedono non è davvero dei più ampi. Quando, comunque, riesce a farsi largo ed a proporsi allora più che parlare urla. Interventi pesanti, in ogni caso, anche provocatori. Il Partito ora porta il suo nome. Lista Marco Pannella, nientemeno.

Onorevole, un peccato di presunzione o la colpevolezza della forza carismatica?

"Un modo per tentare di conquistare, da subito e almeno in parte, le regole del gioco con cui vogliamo sostituire quelle della criminalità partitocratica."

Ma non andava bene la definizione Partito Radicale?

"La lista non ha il nome di un partito, con rispetto parlando, ma quello di una persona che dovrà guidare la squadra per il prossimo campionato, per la prossima legislatura. Un proporsi all'americana: una squadra, una persona contro una squadra e una persona. Delle quali si conoscono vita, morte e miracoli, resurrezioni, capacità, attitudini, vizi e virtù".

Diverso dagli altri, come al solito...

"Tutte le altre liste mancano di questa proposta di riforma precisa e di questa coerenza. Solamente noi intendiamo, da decenni inascoltati, adottare quel sistema bipartitico americano, uninominale per sindaci, deputati, senatori, presidenti, amministratori locali che comporterebbe la scomparsa immediata di tutti gli attuali partiti. Mi creda, la partitocrazia va squalificata, sbattuta fuori dal campionato: la gente urla questo, adesso. E votare noi significa votare per questa linea."

Marco Pannella, ovvero una vita fuori dal gregge e contro gli sfasci.

Quali prezzi ha dovuto pagare e quali sono stati gli obiettivi raggiunti?

"I prezzi. Il dolore di avere previsto dove stavamo andando. Le tragedie accadute e il fare l'impossibile per evitarle, per convincere la gente a non seminare vento per raccogliere tempesta. Il non essere stati ascoltati. Non per colpa del popolo, sia chiaro, ma perchè la partitocrazia è un regime ladro anche di verità e di informazione. La gente raramente ha potuto giudicare e scegliere. Gli obiettivi raggiunti. Aver fatto in pochi, per il nostro Paese, alcune delle cose evocabili come civili e buone nella politica di questi decenni: divorzio, aborto, obiezione di coscienza, voto ai diciottenni, nuovo diritto di famiglia, la vittoria contro il nucleare, la giustizia giusta per Tortora, per quelli del 7 aprile, la non violenza gandhiana vissuta contro la violenza terrorista, mafiosa, dello Stato. Il nostro essere assolutamente "verdi", riformatori, referendari, antipartitocratici, mentre gli altri lo stanno diventando anche se sembrano solo loro ad esserlo".

Tante liste. Tante democrazia o tanta confusione?

"Tanta partitocrazia. Ma non è pericolosa quella dei poveri o dei poveretti, dei visionari o dei folkloristici. Sono le grandi, medie e piccole liste tradizionali a farci paura e anche un poco di vergogna perchè non siamo riusciti a batterle".

Meglio arbitrare la partita politica o meglio partecipare al gioco anche se durissimo e talvolta scorretto?

"Le regole della partita devono essere chiare e severe. Tutti devono rispettarle: arbitro, giocatori e pubblico. Allora ciascuno al suo posto del giorno. Che può cambiare, anzi che deve cambiare".

Lei ha partecipato per due volte alla trasmissione di Mosca, l'Appello del martedì: una necessità?

"Sono stato invitato. Biscardi non lo hai fatto, ad esempio. La prima volta per far sapere alla gente, anche gli sportivi, che Marco Pannella non era morto, ma soltanto censurato. La seconda per far vedere i colori della mia squadra elettorale, la "Lista Marco Pannella", che i teppisti della Rai e i loro cugini della Fininvest non avevano mai mostrato".

Nino Manfredi ha preferito il caffè alla politica attiva. Perchè questo tradimento dell'ultima ora?

"Non si è trattato di un tradimento. Nino aveva appena fatto una magnifica conferenza stampa, da par suo, per annunciare il suo massimo impegno per la democrazia e per la pulizia insieme con noi. Lavazza e la stessa Rai non avevano fatto obiezioni. Gli è accaduto qualche cosa di molto serio che lo ha costretto a rinunciare. Merita tutta la nostra solidarietà. Questa è l'Italia. Ma Nino è ora impegnato al nostro fianco, con la moglie Erminia che è candidata e con le sue figlie."

Veniamo alla droga, uno fra i suoi cavalli di battaglia. Il caso Maradona con il quale è stato rotto il muro del silenzio. Come lo ha giudicato?

Diego era un ragazzo e meraviglioso giocatore. Lo hanno drogato di pubblicità, di mondanità, di sfruttamento anche politico e affaristico per far dimenticare lo scandalo delle camorre di potere e lo sfascio di Napoli. Lo hanno messo in mano a puttane di ogni genere, a magnaccia di ogni sorta, ad adulazioni vergognose. Come meravigliarsi se il ragazzo non ha retto, se l'uomo si è ferito e spezzato, se il giocatore non ha avuto animo, fiato e gambe? La droga, liberissima grazie al proibizionismo, lo ha raggiunto come fa ogni ora con con milioni di persone e di ragazzi al mondo".

Lamenti e pianti tra la gente. Poi finisce che ad avere la palla tra i piedi è sempre la stessa squadra proprio per scelta di quelle persone che si lamentano e che piangono. Non è paradossale tutto ciò?

"Io dico soltanto una cosa. Se la gente non ce la fa una volta per tutte a diventare migliore e a scegliere le cose giuste va a finire che si ritroverà di nuovo senza gioco, senza stadio e senza pace. In una parola: senza libertà. Togliamola, dunque, la palla alla solita squadraccia".

In caso di bipartitismo che farebbe Marco Pannella?

"Combatterei ad armi eguali, con le regole del gioco rispettate faccia a faccia. So di poter prevalere ancora contro qualsiasi avversario".

Il pericolo rosso è stato annullato. Ora quale nemico dovrà inventarsi il potere per dare un senso a se stesso?

"Forse il giudizio di Dio o quello degli uomini giusti. Vede, la democrazia e intendo quella vera, rispettando le regole del gioco, può offrire uno spettacolo splendido. Se il 5 aprile ci sarà un poco di questa forza, con la Lista Pannella, i referendari, gli antiproibizionisti, i riformatori, i sieropositivi che lottano per la vita e per la salute degli altri, gli ex tossicodipendenti , tutti gli uomini e le donne che sono con noi, allora veramente si potrà giocare un campionato politico favoloso, Battersi e partecipare, questo deve essere l'ordine per tutti. Chi non va allo stadio, cioè alle urne, sbaglia. Non basta dire: sono tutti ladri. Così si lascia spazio a chi sta con il potere, con i partiti. E a farli vincere sarebbero proprio coloro che sono contro. Ma è una vecchia storia, quella del marito che per far dispetto alla moglie se li tagliava e glieli mostrava fieramente. Noi non ci castreremo. Mai."

 
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