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Barenghi Vanna, Bertoloni Meli Nino - 31 marzo 1992
INTERVISTA A VANNA BARENGHI, CANDIDATA A ROMA NELLA LISTA PANNELLA
DI Nino Bertoloni Meli

SOMMARIO: "La repressione non ha mai risolto nulla" - "L'antiproibizionismo non significa droga libera. Poter comprare l'eroina in farmacia impedirebbe ai tossicodipendenti di trasformarsi in criminali"

(IL MESSAGGERO del 31 marzo 1992)

La chiamano il "sorriso dell'antiproibizionismo", probabilmente per quella sua espressione sempre distesa e gioviale. Del problema tossicodipendenza sa tutto. Per combattere meglio droga, spaccio e spacciatori anche dalle aule parlamentari, Vanna Barenghi non ci ha pensato due volte: si è dimessa da consigliere regionale del Lazio e si è candidata nella "Lista Pannella" a Roma, Napoli e Genova. Ex giornalista prima a TV sette, poi a Repubblica fin dalla fondazione, Vanna Barenghi, madre di tre figli, è impegnatissima sul fronte sociale e politico. Al consiglio regionale del Lazio ancora si ricordano quella memorabile battaglia sulla legge per la distribuzione di siringhe e preservativi nelle carceri. Vanna riuscì a mettere insieme un fronte amplissimo e portò dalla sua parte il figlio di Forlani, Alessandro, e Luca Danese, nipote di Andreotti.

Perché antiproibizionismo?

"Perché la repressione non è mai servita a nulla. E oggi i risultati di decenni di proibizionismo sono sotto gli occhi di tutti, spiega Barenghi. "E anche l'ultima variante del proibizionismo, la legge Iervolino-Vassalli, ha ottenuto risultati esattamente opposti a quelli che si proponeva, ed è miseramente fallita, come dimostrano gli stessi dati ufficiali. Traffico e consumo di droga sono aumentati; i morti per droga anche, così come i malati di Aids di cui il 67 per cento è tossicodipendente o ex; sono aumentati i delitti contro il patrimonio, l'80 per cento dei quali è dovuto all'illegalità della droga; è aumentata, infine, la percentuale dei tossici in carcere, passando nel '91 dal 28 al 34 per cento. Un disastro, da ogni punto di vista"

E invece, con una normativa antiproibizionista le cose andrebbero meglio?

"Noi proponiamo - risponde Vanna Barenghi - la legalizzazione, che non significa "droga libera". L'eroina oggi, è formalmente proibita ma in realtà è libera: la si trova dappertutto, è una merce disponibile 24 ore su 24: la mafia della droga non va mai in vacanza. Da una nostra indagine, risulta che a Roma ci sono almeno 122 punti vendita. Ecco, in questa situazione, legalizzare la droga significherebbe consentire a una persona che temporaneamente ha bisogno di un "aiuto" per affrontare la vita, di poter andare in farmacia con la ricetta medica e procurarsi al prezzo di un farmaco ciò di cui ha bisogno".

E i vantaggi, quali sarebbero?

"Il tossico non avrebbe bisogno di trasformarsi in un criminale per procurarsi i soldi necessari; non sarebbe costretto a degradarsi, a rubare, a scippare, a prostituirsi, perdendo ogni dignità."

Ma molti sono perplessi all'ipotesi che si possa liberamente acquistare droga in farmacia...

"Io invito a riflettere: la situazione creata dal proibizionismo è sotto gli occhi di tutti. Le leggi repressive hanno solo aggravato il problema: morti, sieropositività, tutto è aumentato. Vogliamo, finalmente, provare a seguire un'altra strada? La repressione non è mai servita a niente. L'unica prevenzione contro la criminalità è la legalizzazione delle droghe".

E il principio che chi fa uso di droga debba essere comunque perseguito, è giusto o no?

Qui Vanna si scalda proprio e risponde: "Ma scherziamo? Ma siamo matti? E chi stabilisce ciò che è lecito o illecito? Noi non viviamo in uno Stato etico. Tutto ciò che non produce danno ad altri non dev'essere perseguito. Io devo essere punito per quello che faccio, non per quello che sono. Lo Stato non deve entrare nella morale".

Ma perché la droga legalizzata risolverebbe il problema?

"Per un motivo molto semplice, per una legge "di mercato": droga legalizzata e non più proibita significa lotta alla grande criminalità. La merce droga produce un valore aggiunto incredibile che procura enormi profitti, con i quali le organizzazioni criminali corrompono e creano pericoli alla stessa democrazia. Ma se la merce droga non produce più profitto, tutto questo crollerebbe". E poi, prosegue Vanna Barenghi, "negli altri maggiori paesi europei ormai ci si è avviati sulla strada antiproibizionista. La commissione di inchiesta sul traffico di droga del Parlamento europeo ha di fatto sancito che la via repressiva è fallita. A novembre si terrà a Bologna una conferenza con al centro l'ipotesi della distribuzione controllata di eroina. L'atteggiamento da tenere non può essere quello di far finta che il problema non esiste, ma quello di ridurre al minimo il danno".

Tutti questi propositi, queste idee e proposte, Barenghi le sostiene nella lista che porta il nome di Pannella. "La scelta è stata ovvia: è l'unica lista che dia priorità alla proposta antiproibizionista, da sempre elemento di fondo dell'attività radicale"

 
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