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Lista Pannella - 5 aprile 1992
Radicalmente sragionando e scusandoci per il disturbo

SOMMARIO: Inserzione a pagamento nella quale si avverte che alla lista Pannella potrebbero mancare, come nel 1976, poche centinaia di voti per ottenere il quoziente elettorale nel collegio di Roma. La risposta ai tanti luoghi comuni della "sinistra vera".

(IL MANIFESTO, 5 aprile 1992)

Nel 1976, nel Lazio, per soli trecento voti di elettori della circoscrizione, scattò un quoziente per il Partito Radicale. Quattrocentomila voti sarebbero altrimenti stati dispersi. Bonino, Faccio, Mellini, Pannella non sarebbero stati eletti. Qualcuno forse ricorda cosa rappresentarono e garantirono, in quella tragica legislatura, Lochkeed, Leone, ostruzionismi contro leggi Reale, decreti Cossiga, la politica folle dell'unità nazionale. La riforma manicomiale, quella dell'aborto, i referendum sulla legge Reale e sul finanziamento pubblico dei partiti. La battaglia sull'affare Moro, l'assassinio di Giorgiana Masi. Il lancio di Radio Radicale...

Quei trecento voti servirono ? O sarebbero meglio serviti al PCI, a DP, al PSI?

Per la "lista Marco Pannella" la situazione può non presentarsi diversa. Se si vota per appartenenza, per tifoseria, per un punto percentuale in più o in meno, per dieci deputati o senatori in più o in meno (è questo che è mancante alla sinistra, al PCI, finora?), nessun problema. Se c'è una "sinistra vera", come leggiamo, e le altre false, o vendute, o traditrici, o marginali, ancora nessuna obiezione. Se occorre al mondo, al paese, alla sinistra, un "nuovo" partito comunista, o verde, in effetti, non c'è che da votarli. Se Garavini, Occhetto, Orlando, Pratesi, e magari Craxi o Martelli, La Malfa sono capaci di unità e di alternativa, di rinnovare se stessi e la politica e le istituzioni quanto basti per "non morire DC", o (diciamo noi) partitocratici, va ancora bene.

Se si è capaci di immaginare o convocare (e vincere, anche) referendum popolari, l'antiproibizionismo sul divorzio, sull'aborto, sulla droga, sul fascismo, sul comunismo, sulla democrazia, e organizzare fra sghignazzamenti transnazionalità, transpartiti e nonviolenza, e incessantemente drenare "a destra" voti di conservazione verso voti di riforma e di democrazia, far tesoro di qualche migliaio di compagni, anziché dilapidare il consenso di milioni e milioni di altri, e affrontare il caso "7 aprile" e quello Tortora, o l'antinucleare, aggregare un milione di cittadini per l'abolizione del porto d'armi, la smilitarizzazione della guardia di finanza e dei carabinieri, e su 21 altre proposte referendarie, essere omosessuali, transessuali, abortisti, traditori della patria, schiavi e servi della CIA e del MOSSAD, ed essere con Pasolini, ma a tempo, e con Sciascia, ma a tempo, e sieropositivi e malati di AIDS (o come se...), allora avete ragioni. Ed hanno ragione anche "il Corriere della Sera", "Repubblica", "il

Giornale": le liste "Marco Pannella" non ci sono...

Non ci sono Marco Taradash ed Emma Bonino, Vanna Barenghi e Luigi Cerina, Adele Faccio e Roberto Cicciomessere, Lorenzo Strik Lievers e Marcello Baraghini, Gabriella Fanello Marcucci e Alessandro Tessari, Gigi Melega e Maurizio Turco, Marco Pannella e Rita Bernardini, Anna Maria Boano e Carla Rossi, Sergio Hublitz e Luciano Fabiani. E gli altri quattrocento, o cinquecento, candidati.

Ma se proprio così non fosse, perché non dirvi quanto ci spaventi, per noi e per voi, il cretinismo istituzionale, parlamentare, parastatalizzante e tribale, settario e perbenista, che si diffonde e si afferma, sempre di più, fra tanti di noi ?

Alla "lista Marco Pannella" possono mancare poche centinaia di voti per farcela, come nel 1976 e seguenti. Agli altri per avere il loro duecentesimo parlamentare, o il trentesimo, o il sessantesimo. A noi possono mancare poche centinaia o migliaia di voti per entrare in due al senato nel Lazio e nella Lombardia, o in tre se mettiamo conto della Toscana: avendo compiuto l'atto di ecologia politica di non presentarci, onde non correre il rischio di dilapidare voti e speranze di elettori democratici. Queste stesse centinaia di voti, o migliaia, serviranno a che ed a che cosa, lì dove li manderete ?

Così radicalmente sragionando sul sistema, e le sue culture, la sua entropia (clap, clap, clap), fraternamente torniamo a porgervi mille scuse e vi salutiamo, a nome di tutta la non-sinistra non-vera. Compagni ?

P.S.

Possiamo "fare il quoziente" a Roma, in primo luogo. A Milano, Torino, Napoli e Genova. In secondo. E, ovunque, raggiungere (e superare) i trecentomila voti necessari per concorrere al collegio unico nazionale per l'utilizzazione dei "resti".

 
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