SOMMARIO: Un Presidente che, in giorni in cui la costituzione del parlamento non è ancora compiuta, assume iniziative ed esprime giudizi come quelli espressi da Cossiga (il quale "ingiuria come 'Armata Brancaleone' una maggioranza parlamentare"), "tradisce il giuramento di fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica". Pannella ritiene di poter e dover esprimere così il suo "profondo dissenso" dal Presidente anche in nome di quella amicizia di cui il Presidente lo onora.
(NOTIZIE RADICALI agenzia, 25 aprile 1992)
"Un Presidente della Repubblica che sottolinea e ribadisce la propria irresponsabilità giuridica e politica sul piano istituzionale e demanda ai cittadini un "giudizio morale" sulla propria azione e le proprie scelte, che queste annuncia e spiega direttamente al paese, a reti pubbliche e private riunite dalle sue pressioni politiche e non a chi è responsabile per lui e di lui, e questo fa in giorni in cui la costituzione del Parlamento non è ancora compiuta, ponendosi con artIficio retorico e abusiva presunzione come l'interprete dei sentimenti della gente e di chi detiene la funzione di rappresentante istituzionale della sovranità popolare, un Presidente della Repubblica che ingiuria come "armata Brancaleone" una maggioranza parlamentare, è sempre più un Presidente della Repubblica che attenta alla Costituzione, ai diritti dei cittadini, usurpa poteri e responsabilità non suoi, tradisce il giuramento di fedeltà alla Costituzione ed alla Repubblica, istiga chiunque a non rispettare le leggi e le regole.
Tutto ciò considerato, come cittadino e come parlamentare della Repubblica, tornerò a compiere il mio dovere, avendo il dovere di augurarmi che il Parlamento neo-eletto non si comporterà come quello precedente, cioè in modo complice, misero e irresponsabile.
Se in tal modo ribadisco il mio profondo dissenso politico dall'opera del Presidente Francesco Cossiga, se esprimo le più profonde preoccupazioni sul seguito che, temo, egli sarà portato a dare alla sua azione politica eversiva nel medio termine, è perché ritengo di doverlo anche all'amicizia con la quale egli ha la bontà di pubblicamente onorarmi, e che profondamente, anche se più discretamente, avverto e coltivo."