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Gramellini Massimo, Pannella Marco - 27 aprile 1992
"ALLA RAI SERVE UN ALTRO SCALFARO"
Intervista a Marco Pannella di Massimo Gramellini

SOMMARIO: Il leader radicale candida alla "superdirezione" della televisione di Stato Pannella: uno al di sopra delle parti. Chi? Io. La terza rete è anch'essa figlia della cultura dell'intolleranza. Fra i Craxi e i La Malfa non vedo nessuna differenza. La Malfa, che io chiamo Gesù Bambino, parla di diminuire il numero delle reti e l'unica cosa che capisco è che ne vuole una per lui.

(LA STAMPA DEL 27.4.1992)

E adesso ci vuole uno Scalfaro anche alla Rai. Un'Alta Autorità che scavalchi il Parlamento e risponda personalmente al governo. vediamo se mi viene in mente qualche nome... Eccolo: io". All'indomani della vittoria di Montecitorio, il grande elettore Marco Pannella si candida alla superdirezione della tv di Stato. E' una provocazione sincera: perchè indicare Montanelli o Enzo Biagi, come hanno già fatto in tanti, quando a giudizio dell'interessato la soluzione migliore sta proprio lì, davanti allo specchio? E' ora di pranzo, ma a casa Pannella naturalmente non si mangia. Lui, maglione scuro e pantaloni del pigiama, passeggia per il tinello alla ricerca frenetica dell'elettrodomentico nazionale. L'aspirante capo supremo della televisione non ricorda nemmeno di possederne una. "Eppure me la devono aver regalata, la notte del colpo di Stato in Urss". Alla fine la trova: un apparecchio di sedici pollici, abbandonato per terra in un angolo del salotto, con la spina attaccata ma il video rivolto verso la parete.

Non guarderà mai un programma, Pannella, però li conosce tutti: quelli in cui è stato e quelli in cui avrebbe voluto esserci, che sono poi la maggioranza. Si parte dalla partigianeria dei tre telegiornali Rai: "Il Tg1 è il più scientifico e feroce. Vespa è un buon professionista, ma intellettualmente è un incarognito militante del regime. Il Tg2 è il più ingenuo e smaccato nello schierarsi. Ma il più pericoloso è il Tg3 del mio amico Curzi. E' il meno analfabetico e anche il migliore, perchè - in un certo senso - il PDS è ancora partito di opposizione. Ma il giorno che andassero al potere, il loro Tg sarebbe anche peggio degli altri due: sanno usare il mezzo televisivo e se ne servirebbero per linciare il dissenso con un'abilità superiore a quella dei vari Vespa e La Volpe. Alla Rai non ci sono buoni e cattivi. La terza rete è anch'essa figlia della cultura dell'intolleranza. Ricordo quando in commissione di vigilanza dissi che c'erano due alti funzionari Rai disposti a vuotare il sacco, a dire come avv

enivano le discriminazioni in tv. Sapete chi pose il veto? I comunisti. Non si salva neppure Samarcanda, che "nei momenti delicati esclude dal video chi dà fastidio", ad esempio lui. "Ha ignorato la guerra in Croazia, solo perchè i serbi sono comunisti e non c'era modo di buttarla sull'anti-americanismo di maniera alla Lucio Manisco". E la Fininvest? poverina, con quel Gianni Letta, "persona deliziosa che ha già mandato in fallimento il giornale da cui veniva" e quel Funari "che mi odia, ma è stato costretto a invitarmi".

Da Bossi a La Malfa, sono in molti a dire le stesse cose, corredandole di attacchi a democristiani e socialisti, grandi burattinai della partitocrazia televisiva. Ma Pannella non è Pannella per niente. Stupire è la sua specialità: "Fra i Craxi e i La Malfa non vedo nessuna differenza. La Malfa, che io chiamo Gesù Bambino, parla di diminuire il numero delle reti e l'unica cosa che capisco è che ne vuole una per lui. Ecco, a ben pensarci un differenza c'è: Bettino e i democristiani hanno almeno l'umiltà di ammettere le loro contraddizioni. Non pretendono di venire a insegnarci l'onestà".

E Bossi, che minaccia di non far più pagare il canone al Nord? "Alla Lega tuona sempre e non piove mai. Noi radicali, nel nostro piccolo, dieci anni fa il canone non lo pagammo in diciottomila. Nessuno, però, tocca il cuore del problema. E cioè che il garante del funzionamento fascista dell'informazione è il Parlamento". Il rimedio, come al solito, Pannella lo va a pescare nella grande tradizione anglosassone: "Bisogna togliere la Rai dalle mani del Parlamento partitocratico. Ci vuole un'Alta Autorità, responsabile nei confronti dell'esecutivo. Accompagnata da uno nuovo statuto per l'azienda, che esalti la responsabilità professionale. Bisogna spostare la Rai in un grande palazzo di sei piani, pieno di marchingegni tecnologici per effettuare un continuo controllo sulla produzione televisiva". Il rischio di un Minculpop elettronico non lo sfiora neppure: "Chi grida allo scandalo, come quelli del Tg3, è contro lo Stato di diritto. Impossibile spiegare a certa gente, prodotto della cultura catto-comunista

e andreottiana, che solo in un simile sistema le minoranze avrebbero finalmente qualcuno a cui presentare il conto. Ci vuole un'Alta Autorità. Dopo di che, se sbaglia, lo puoi anche impiccare".

La vocazione al martirio suggerisce a Pannella di autocandidarsi al pericoloso ufficio. Chi altri, se no? La conferma di Pasquarelli è ovviamente impossibile: "L'unica cosa che mi ricordo di lui sono le sopracciglia: foltissime". Ma neppure Montanelli andrebbe bene: "La sua è una cultura di fronda, non di alternativa". No, ci vuole proprio lui: "La tv è troppo seria per lasciarla fare ai giornalisti". Quindi è meglio affidarla ai radicali: "Una tv senza mediazioni, sul modello della nostra radio. Abbiamo una cultura dell'immagine: usavamo i telex prima degli alberghi". Pannella non si fa illusioni. L'attesa sarà lunga e non potrà affrettarla neanche il suo ingresso al governo, sul quale tutti mormorano e lui sorvola. "A questo regime posso chiedere tutto, ma non di suicidarsi". Resta una sola strada: "Arrestarli tutti. Ho presentato decine di esposti contro partiti e telegiornali, colpevoli di attentato alle opinioni politiche dei cittadini. Basterebbe che un magistrato coraggioso cominciasse...".

Massimo Gramellini

 
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