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Pannella Marco, Stimolo Sergio - 9 novembre 1992
Droga, io e Amato contro gli sciacalli
INTERVISTA / Dopo l'accordo sulla scarcerazione dei tossicodipendenti parla il leader storico dei radicali

Pannella: "Anche Craxi sapeva e ha dato via libera. Vi spiego perché ora puntello il governo". »Nel palazzo noi siamo entrati e siamo al massimo addetti alle pulizie .

Intervista a Marco Pannella di Sergio Stimolo

SOMMARIO: Marco Pannella risponde sul suo sostegno al governo Amato, sull'accordo per la modifica della legge sulla droga, sul "Palazzo", sul ruolo di Claudio Martelli. Nel momento in cui per la prima volta un governo Amato tenta di ripianare il debito pubblico e di procedere alla riforma dell'amministrazione fiscale e finanziaria, non potevamo rifiutarci di assumere le nostre responsabilità. Dal mondo cattolico »è divenuta sempre più chiara negli ultimi mesi la constatazione che la carcerazione e la penalizzazione della tossicodipendenza e del consumo fossero in realtà una conseguenza non voluta ma dolorosissima e dannosa della legge che avevano concepito . »Ero convinto, e lo sa il presidente della Repubblica e lo sanno tutti, che Claudio Martelli, essendo stato designato dal Pds anche, oltre che da noi, avrebbe potuto costituire un governo più forte o molto più probabilmente avrebbe messo meglio con le spalle al muro Pds e repubblicani .

(CORRIERE DELLA SERA, 9 novembre 1992)

MILANO - Fuma in continuazione quelle orribili sigarette al mentolo. E non si riesce a staccarlo dal telefono. Marco Pannella con la sua solita esuberanza ha trasformato la hall di un grande albergo di Milano nel suo ufficio di questa seconda domenica di novembre. Lo chiamano tutti i giornali. E lui rilascia dichiarazioni e interviste su questo accordo con Amato per la nuova legislazione antidroga. Fiumi di parole inarrestabili. Difficile, al solito, bloccarlo. Alza gli occhi e con un sorriso accattivante chiede scusa. E fuma. Di là lo attendono i Club Pannella lombardi per preparare le liste per Monza e Varese. Chissà quando ci riusciranno.

D. - Onorevole, da un po' di mesi, dall'elezione del capo dello Stato, continua a mietere successi.

"Da un certo punto di vista è innegabile, soprattutto se confrontiamo quel che gli altri, tutti gli altri, hanno ottenuto nello stesso periodo. Ma la sola, vera, grande iniziativa di sicuro valore storico che mi sta a cuore, l'assicurare definitivamente l'esistenza nel mondo, a partire dall'Italia, del Partito radicale, trans-nazionale e trans-partito, non mi consente nemmeno per un attimo di assaporare questi risultati come soddisfacenti".

D. - Perché si è messo a puntellare il governo Amato?

"Noi da quindici anni accusavamo, non moralisticamente ma con assoluta precisione, di preparare una bancarotta fraudolenta che avrebbe pesato in modo dolorosissimo e insostenibile sulle fasce più deboli della nostra popolazione, la partitocrazia, il regime del quale i sindacati per esempio sono un aspetto, così come lo sono altri partiti. Cioè da almeno quindici anni chiedevamo che venisse data una priorità alla riforma dell'amministrazione pubblica, per ottenere la capacità da parte del nostro Stato di esercitare una politica fiscale equa che raggiungesse tutti in relazione alle proprie capacità contributive".

D. - E Amato l'ha fatto?

"Nel momento in cui per la prima volta un governo tenta di fare questo, non potevamo dire con la faccia tosta degli altri, dei sindacati, dei partiti di sinistra, di centro, di destra, che questo governo era responsabile dell'iniquità strutturale dei provvedimenti che andava a prendere, e rifiutarsi di assumerne la responsabilità o la corresponsabilità, proprio nel momento in cui, se questo governo fosse caduto, avremmo avuto il massacro delle fasce deboli. Se questo governo fosse caduto, che cosa avremmo visto alle televisioni e letto in tutti i giornali un giorno dopo l'altro sul crollo della lira, il fallimento delle nostre industrie? Questo era quanto ormai era acquisito, anche l'uscita dallo Sme. E' stato un fatto traumatico. E quindi non siamo stati noi che ci siamo convertiti, ma abbiamo incontrato un governo inadeguato, che ha cercato comunque di fare il possibile in questa direzione, e quindi per non essere antipopolari, al solito abbiamo scelto di essere antipopolari. Perché mentri gli altri mugugn

avano, noi siamo andati all'attacco".

D. - A proposito dell'intesa sulla legge antidroga gli altri partiti di governo, e lo stesso Craxi, sono d'accordo?

"Credo di sapere, come si dice, che Bettino Craxi preventivamente informato di questa propensione da parte di Amato abbia dato il via libera. E tra l'altro so - e l'avevo anche detto - che lui stava maturando da tempo in questa direzione. Quanto agli altri partiti, con il Psdi, con Vizzini e Cariglia abbiamo un rapporto fraterno, con il Psi abbiamo un rapporto in tutte le sue componenti, basta dire per esempio che del trans-partito trans-nazionale, detto Partito radicale, oggi faccio parte assieme a settanta deputati o senatori del Psi. Quindi mi pare che nel profondo si sta ricostruendo profondissimamente quella unità, fraternità liberal-socialista, socialista-liberale che va onorata anche nel nome di Loris Fortuna, oltre che dei fratelli Rosselli. Per i liberali dico quel che dico anche per i socialisti e i socialdemocratici. Sulla Dc mi trovo a constatare che forse è dal mondo cattolico di don Gelmini, non solo di don Ciotti, ma dalla stessa Russo Jervolino, che è divenuta sempre più chiara negli ultimi

mesi la constatazione che la carcerazione e la penalizzazione della tossicodipendenza e del consumo fossero in realtà una conseguenza non voluta ma dolorosissima e dannosa della legge che avevano concepito in altri termini. D'altra parte non è un'intesa personale fra Marco Pannella e Giuliano Amato. Il presidente del Consiglio ha su questo esplorato l'indirizzo da Bompiani a Rosa Jervolino.

D. - Come si sente ora a far parte della maggioranza?

"Abbiamo detto con chiarezza, sia il presidente del Consiglio, sia noi, che questi erano i nostri punti d'incontro. Ma io ho dichiarato nella conferenza stampa, dinanzi ad Amato, che per la prima volta, a parte l'infelice parentesi De Michelis, noi ci troviamo in questo momento fortemente scontenti e preoccupati per la politica estera, mentre per 40 anni non lo eravamo stati. Dichiarare questo è indicare un elemento di distanza che non abbiamo mai avuto con precedenti governi, tranne quella cosa politicamente indecorosa del ministero degli Esteri di De Michelis. E anche sui problemi della sicurezza e della difesa siamo assolutamente scontenti. Allora come si può dire che si fa parte della maggioranza? Diciamo che esiste, per quanto strano possa apparire, un fatto inedito in apparenza: cioè un governo, una maggioranza che trova giusto e conveniente operare e condividere proposte di una forza politica che è di opposizione al governo, tanto quanto di opposizione alle opposizioni".

D. - Allora diciamo che siete con un piede nella maggioranza.

"Io dico che invece siamo con entrambi i piedi a terra, come sempre. Coloro che tengono i piedi in due scarpe o le loro scarpe in due posti divaricantisi, a mio avviso fanno tutto fuorché concepire e creare solidamente le cose. Noi andiamo avanti lentamente, in questi trent'anni non abbiamo cessato di crescere nella coscienza del Paese e della gente. Si dice pure che ora farò il ministro. So che dal 1980 posso servire questo Paese probabilmente - spero che non sia necessario perché accadrebbe solo se la situazione fosse disperata - solo come presidente del Consiglio. Certo abbiamo una classe dirigente di radicali storici, che può essere invidiata da tutti. Certo quindi l'ipotesi di governi con ministri "pannelliani" credo sia ormai una cosa acquisita. Ma anche se noi oggi avessimo uno scontro feroce con questo governo, sarebbe la stessa cosa".

D. - Onorevole, lei è sempre stato l'altra faccia del Palazzo. Non si sta muovendo proprio per salvare il Palazzo?

"Il Palazzo è una metafora di Pasolini e mia, e poi nel Palazzo noi siamo entrati e siamo al massimo addetti alle pulizie. E ci siamo riusciti... una parte del Palazzo che ha a lungo funzionato. Noi siamo l'altra faccia invece della realtà storica del nostro Paese. Siamo la faccia nascosta, la faccia europea, la faccia dei fratelli Rosselli, di Spinelli, della liberal-democrazia, del liberal-socialismo, del cattolicesimo liberale, siamo la faccia negata perfino nei libri di scuola, ma siamo il volto nascosto di una realtà storica che è bruciata a causa dell'evidenza di quello che tutti gli altri rappresentano. Quindi noi abbiamo il dovere di puntellare, e lo abbiamo sempre fatto. Questo era il governo più debole, è normale che siamo andati, essendo il governo della Repubblica, a soccorrerlo. Gli altri hanno sempre cercato di sfruttare la loro presenza, di entrare, di avere compromessi con i governi più forti. E' tutta la storia del Pci e Pds da Togliatti a Occhetto".

D. - Lei però ha cambiato idea. Disse che avrebbe preferito Martelli al posto di Amato. Che cosa c'è dietro a questo ripensamento?

"Non ho cambiato nessunissima idea. Ero convinto, e lo sa il presidente della Repubblica e lo sanno tutti, che Claudio Martelli, essendo stato designato dal Pds anche, oltre che da noi, avrebbe potuto costituire un governo più forte o molto più probabilmente avrebbe messo meglio con le spalle al muro Pds e repubblicani che non se la sentivano di partecipare a un governo difficile del paese e si mettevano quindi un po' come avvoltoi, corvi o sciacalli, all'esterno, dicendo fate, non faremo, grande opposizione. Convinti di poter ben presto nutrirsi dei resti dell'Italia e della politica italiana. Quindi l'indicazione era politica al di là dei rapporti. Con Claudio Martelli siamo amici da quindici anni, con Giuliano Amato ci conosciamo da quindici anni. Ma il problema è semplice: la certa onestà intellettuale di Amato si incontra benissimo con la nostra iniziativa politica. Egli ha constatato e ha apprezzato moltissimo il fatto che noi siamo stati gli unici che abbiamo difeso il governo nel momento grave dell'a

ttacco, dell'impopolarità. Da quel momento Amato è stato più attento. Allora, quello che nel suo programma di governo era forse solo mera astrazione, quando glielo abbiamo riproposto noi, armato delle nostre concrete proposte, è stato felice di accoglierlo perché ha capito che questo irrobustiva non solo il suo governo, ma la ricchezza e la forza del governo della Repubblica. E che quindi cinque o sei parlamentari, in questo caso, probabilmente si stavano rivelando altrettanto determinanti e importanti, quanto i quattro parlamentari allora radicali, 1976 e 1980, lo furono per limitare i danni dello sgangherato e feroce andreottismo nell'unità nazionale, scelto dal pci e da tutti gli altri partiti. Abbiamo incontrato il governo, almeno in parte, che stavamo sollecitando da quindici anni, abbiamo adesso constatato che sulle richieste di Giannini e nostre questo governo risponde subito sì. Credo quindi, se proprio vogliamo vedere l'aspetto non privato ma personale, che ogni volta nella quale ci vediamo, o ci se

ntiamo, con Amato, in questo periodo, c'è una volontà di gioia, di letizia e quasi di divertimento e quindi di simpatia".

D. - L'"Unità" l'ha accusata, in pratica, di aver tradito i referendum.

"L' "Unità" in questi giorni sempre di più sta cadendo in una situazione di vetero stalinismo e di vetero comunismo spaventosa a livello psicologico. Rispetto a questa cosa limpida e chiara, hanno avuto letteralmente un travaso di bile. E' mia convinzione che il Pds è già molto più vecchio e debole del Pci".

 
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