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Pannella Marco, Proietti Fernando - 10 dicembre 1992
Pannella: "D'accordo con Amato. Demanio e treni restino allo Stato. Servono tre altre manovre severe".
L'INTERVISTA/Netto no alle crisi al buio

Intervista a Marco Pannella di Fernando Proietti

SOMMARIO: Esprime la sua contrarietà al "governissimo" perché »c'è bisogno di un governo forte che risponda più al Parlamento che ai partiti . No quindi ad una crisi di governo a meno che ci sia una soluzione valida di ricambio pronta nel giro di 24 ore. Nel contempo richiede al governo Amato coerenza nei comportamenti politici e rispetto degli impegni, anche su quelli relativi ai vincoli ambientalistici e la droga. In merito alla questione delle privatizzazioni, esprime il suo dissenso sulla alienazione del patrimonio demaniale e sulla cessione delle Ferrovie dello Stato. L'apertura di dialogo con la Lega Nord sui temi della riforma del sistema elettorale e del federalismo e la denuncia dei "giustizieri" della politica: »Quanti, irresponsabilmente e per motivi strumentali, attaccano a testa bassa il nuovo .

(CORRIERE DELLA SERA, 10 dicembre 1992)

Roma - "Governissimo? Meglio il Giulianissimo". Marco Pannella non ha cambiato idea sul governo Amato. "Ma niente sconti e niente papocchi partitocratici. Dobbiamo, al contrario, lavorare per parlamentarizzare sempre più l'esecutivo", aggiunge il leader dei federalisti europei in partenza per i comizi. "Le Liste Pannella sono presenti a Varese, Monza e Fiumicino. Tre test importanti per noi. Vogliamo capire soprattutto se qualcuno si è accorto dell'opera di tolleranza che stiamo svolgendo da mesi nel Paese", dice l'ex ribelle radicale. Una conversione al centro che fa storcere la bocca ai suoi detrattori vecchi e nuovi.

C'è infatti chi l'accusa di fare il reggicoda di Amato. E, al tempo stesso, c'è chi lo critica per aver avviato un dialogo ravvicinato con Bossi, preso di petto proprio dal Presidente del Consiglio. Ma lui non si scompone e difende il suo "metodo" di lavoro. "Anche ai tempi di Craxi venivamo criticati dai soliti mistificatori. Da quelli che io chiamo retini. Mi riferisco al gruppo di Orlando, ex pupillo di De Mita. Alle piccole fronde politiche, ai clienti del vecchio regime che al solo scopo di mettere le mani sull'eredità della partitocrazia, di cui sono figli, esasperano lo scontro politico e fanno ricorso anche alla violenza psicologica", chiarisce Pannella.

Scusi Pannella, ma perché non vuole il governissimo?

"Per una ragione molto semplice: una crisi di governo significherebbe ridare slancio alle segreterie di partito come soggetto governante. Capisco le ragioni di Craxi, ma sarebbe un ritorno al futuro pericolosissimo per le istituzioni. Il problema è opposto: c'è bisogno di un governo forte che risponda più al Parlamento che ai partiti. E sono convinto che il capo dello Stato la pensa come me".

Allora, lunga vita al governo Amato?

"Io dico no a crisi al buio. Non ce le possiamo permettere. E dico no ad aprire un tavolo di trattative con il Pds e il Pri. Ciò, ripeto, significherebbe il ritorno all'ingerenza dei partiti sulle questioni di governo. Teoricamente va bene anche un altro governo, ma ad una sola condizione: che se cade un gabinetto, una soluzione valida di ricambio deve essere pronta nel giro di 24 ore".

Ma è come dire Amato non si tocca...

"Capisco dove lei vuole arrivare. Noi siamo stata l'unica forza d'opposizione che nel momento più alto della crisi politica, morale ed economica ha difeso pubblicamente Amato contro i bancarottieri fraudolenti che cavalcavano la protesta. Contro chi lanciava anatemi morali. Erano i tempi caldi dei bulloni, della svalutazione della lira e dei pianti giusti. Abbiamo avuto il merito di difendere quasi da soli una manovra iniqua, si, ma che segnava comunque una inversione di tendenza rispetto al passato. Beh, siamo riusciti a conquistarci un ruolo, una centralità che comincia a dare i suoi frutti nel Paese. Adesso tutti riconoscono che abbiamo visto giusto. E nessuno si permette più di lanciare altri anatemi morali contro Palazzo Chigi. Così è arrivato per noi il momento di riscuotere..".

Cosa s'aspetta dal governo?

"Intanto, coerenza nei comportamenti politici e rispetto degli impegni programmatici. Questo governo è pieno di inadeguatezze, ma su alcuni punti da noi sollevati ho trovato piena consonanza con Giuliano. Per esempio, il governo è pronto a sconfessare il Senato che ha tolto dagli interventi per il Sud il vincolo ambientalistico. E anche sulla depenalizzazione dei reati di droga resta la piena disponibilità del governo a mettere fuori dalle carceri i tossicodipendenti. Siamo fiduciosi".

E sulle privatizzazioni?

"Non sono in discussione. Ma su un punto Amato la pensa come me: è inutile alienare il patrimonio demaniale. Forti, caserme, spiagge ed isole vanno mantenute nell'ambito pubblico. E così l'immensa rete ferroviaria che dovrà essere almeno in parte smantellata. Servono, invece, almeno altre tre manovre severe per ridurre quello che io chiamo coefficiente di iniquità. Occorre affrontare poi il problema tragico della cassa integrazione. Una truffa legalizzata, pagata con i soldi di tutti, anche dai disoccupati, per far sopravvivere i profitti di aziende decotte".

Ecco perché Bossi l'accusa di essere il nuovo Andreotti...

"Ma è solo una battuta. Con la Lega il dialogo della tolleranza è apertissimo. Io constato che Bossi si sta schierando per il sistema uninominale anglosassone. E ancora: nella sua riforma federalista ci sono molti elementi di ragionevolezza rispetto alle posizioni di Miglio. Certo, il suo federalismo è diverso dal nostro, che è di stampo europeo. Ma non possiamo lasciare questa partita politica nelle mani dei soliti giustizieri...".

Chi sarebbero i "giustizieri" del sistema?

"Quanti, irresponsabilmente e per motivi strumentali, attaccano a testa bassa il nuovo o, come La Malfa, fanno delle aperture di credito alla Lega per tatticismo. Quanti, e penso ai retini di Orlando Cascio o a certi giudici, non hanno mai patito l'isolamento politico come è accaduto a me in Sicilia. Attenzione: chi ferisce di lupara bianca rischia di fare la stessa fine. E anche la Lega stia attenta a non giocare col fuoco acceso dai verbali dei pentiti! Ci vuole poco a tirar fuori un leghista pentito che accusa Bossi di aver un Kalashnikov in cantina. Cosa che è falsissima".

 
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