Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Lista Pannella Riformatori
Pannella Marco, Battista Pierluigi - 29 dicembre 1992
Sui »profitti di regime intervenga il Quirinale
Pannella: Scalfaro nomini commissione parlamentare d'inchiesta

Intervista a Marco Pannella di Pierluigi Battista

SOMMARIO: Il segretario della DC, Mino Martinazzoli, propone la costituzione di una Commissione d'inchiesta sugli arricchimenti illeciti dei politici, riprendendo in qualche modo la proposta già avanzata da Marco Pannella nella scorsa estate. Pannella precisa che l'inchiesta non deve limitarsi al ceto politico ma estendersi a tutta la classe dirigente per valutare il suo grado di corruzione e di onestà. Propone quindi che la Commissione sia decisa con procedura d'urgenza alla ripresa dei lavori della Camera e che i suoi membri siano nominati dal Presidente della Repubblica. Anche la cosiddetta "società civile", anch'essa responsabile della corruzione, deve poter essere analizzata da un'altra Commissione d'inchiesta. Ripropone infine di stabilire l'incompatibilità con incarichi di governo da parte di chi ha governato le istituzionali nazionali e locali per oltre dieci anni.

(LA STAMPA, 29 dicembre 1992)

Il copyright della proposta è senz'altro suo. Marco Pannella è stato il primo ad auspicare una commissione incaricata di indagare sui "profitti di regime". "Una proposta estiva, e forse perché estiva e festiva, una volta tanto non censurata dalla stampa", commenta Pannella. Adesso è arrivato Mino Martinazzoli a proporre una commissione sui patrimoni dei politici. Per il leader radicale si tratta di un "piccolo dono di Natale", ma in una intervista al Messaggero Martinazzoli dice di rifiutare l'espressione "profitti di regime" preferendo parlare di "arricchimenti illeciti".

D. - Pannella, il segretario della dc non vuole che la sua proposta venga letta come un invito a processare il sistema.

R. - "Non vorrei che ci si accingesse a coltivare l'illusione che bastino alcune pezze per aggiustare il tutto, che è invece ormai da dismettere. Martinazzoli sa bene che un sistema che ha prodotto corruzione, cui è stato coessenziale, necessario anche il furto sistematico di legalità, di verità, oltreché di onestà, va mutato alla radice. Prima che questo avvenga nella violenza, in modo incontrollabile, nell'angosciosa, quotidiana, impossibile difesa di questo tipo e sistema di partiti, occorre garantire un trapasso dolce, non violento, per quanto possibile, ad altre forme. Quelle che Martinazzoli dice di non conoscere e che invece esistono nel mondo anglosassone, ad esempio, non per disposizione divina ma per scelta degli uomini".

D. - Una commissione per accertare i "profitti di regime". Avrà un seguito il "dono di Natale" di Martinazzoli?

R. - Vediamo questa volta di far sì che per la Befana la proposta si formalizzi. E cerchiamo di accertare la reale situazione sociale non solo del "ceto politico" ma di tutta la classe dirigente italiana, per valutare il suo grado di corruzione e di onestà. Facciamolo, contro gli incalliti censori e i lanciatori di guano, entrambi pilastri del regime".

D. - In concreto?

R. - "Propongo che la commissione d'inchiesta venga legislativamente deliberata con procedura di assoluta urgenza alla ripresa dei lavori delle Camere. Che essa però sia non una "normale" commissione parlamentare (che cioè indaghi in qualche misura su se stessa) ma una commissione, munita di poteri adeguati, di nomina del Presidente della Repubblica. Il nostro Capo dello Stato è stato parlamentare e magistrato, ha tensione morale e civile, esperienza e conoscenze che lo rendono qualificato come nessun altro ad assolvere questo compito".

D. - E quali risultati potrebbe raggiungere la commissione nominata da Scalfaro?

R. - "Innanzitutto l'accertamento del rapporto tra funzioni dirigenti e condizioni sociali, economiche e rappresentative del nostro regime. Con un'avvertenza, però: che ad essere passibili di accertamento non sono soltanto i vertici delle istituzioni, i membri ed ex membri dei tre poteri, del mondo partitico, ma anche gli esponenti del mondo industriale, finanziario ed editoriale pubblico, militare, burocratico e delle amministrazioni locali. Con mezzi moderni e scientifici di inchiesta, circoscrivendo le indagini nel tempo (gli ultimi dieci anni) e nella quantità (alcune migliaia di persone), accertando non solo stipendi, incarichi, proprietà, livelli di vita, attività sociali ed economiche, l'opera potrebbe essere compiuta in un tempo ragionevole. Avremmo finalmente quella immagine di noi stessi che ancora ci manca: anche la sociologia è stata molto prudente e "organica" in questi lustri".

D. - La "società civile" che processa il Palazzo?

R. - "Neanche per idea, tant'è che propongo un'altra commissione, con poteri e connotati non diversi, che si occupi in modo sistematico dell'altra faccia della luna, di quella cosiddetta "società civile" anch'essa responsabile della corruzione della società e delle istituzioni, e che accerti le aree dell'elusione e dell'evasione fiscale, individui i destinatari degli interventi pubblici "assistenziali" o di cosiddetta "incentivazione" dell'economia, opere pubbliche e concessionari inclusi".

D. - Lei crede davvero che la DC possa dare il suo assenso a queste proposte?

R. - "Non arrivo a comprendere Martinazzoli quando si dedica al lirismo sulle vecchie bandiere. Se vuole l'onore del capitano, oggi occorre salvare passeggeri ed equipaggio, e non farli inabissare con la nave. Questo vuol dire che è necessario dare al paese la fondata impressione che sia possibile un'autentica e non violenta riforma politica e civile, evitando di lasciare il compito al solo potere giudiziario impegnato nelle varie operazioni 'Mani pulite'".

D. - Basterà una commissione?

R. - "Ovviamente no. Ma abbiamo in serbo altre proposte. Per esempio una proposta di legge, se necessario di iniziativa popolare e sulla quale ho già un accordo di principio di Bossi mentre sto attendendo, vanamente, una risposta pidiessina, che stabilisca l'incompatibilità con incarichi di governo nazionale, regionale e delle principali città da parte di chi, in totale, ha governato queste istituzioni per oltre dieci anni. "Via i partiti", in questo modo, da invettiva demagogica e insultante, diverrebbe una fotografia di un aspetto realizzato della Riforma: quello del passaggio ad altra attività di chi ha avuto, nel bene e nel male, responsabilità maggiori di regime. Di chi ha "già dato", se non vogliamo metterla sul piano qualunquistico del chi "ha già preso". Sarebbe il passaggio obbligato per il formarsi di una nuova classe dirigente".

(Pierluigi Battista)

 
Argomenti correlati:
la stampa
martinazzoli mino
commissione d'inchiesta
stampa questo documento invia questa pagina per mail