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Amabile Flavia, Pannella Marco - 21 febbraio 1993
»Ministro io? No grazie. Butterei via 40 anni
Intervista a Marco Pannella di Flavia Amabile

SOMMARIO: »Amato ha i giorni contati. O si decide ad andare all'attacco oppure è meglio che ceda le armi .

(LA STAMPA, 21 febbraio 1993)

Marco Pannella di fronte allo sfascio del sistema politico lascia poche speranze: "Il sisma è ancora in fase crescente...".

D. - Fase crescente? Insomma il peggio deve ancora arrivare?

"Sì, e nemmeno i migliori dei migliori, come Martinazzoli, ne sono consapevoli, o comunque si comportano in coerenza con questo dato di fatto, sicchè si perde quel gruzzolo di tempo che alcuni esponenti di partito tradizionali hanno a loro disposizione".

D. - Nemmeno Amato se ne rende conto?

"Amato per me è innanzi tutto il capo del governo e, in questi giorni, una delle incognite: egli ha, vuole avere il respiro dello statista capace di governare i processi in corso secondo un disegno ambizioso, chiaro? Allora si proponga di andare all'attacco feroce, urgente, immediato, dei più pericolosi residui di regime, ovunque siano: a sinistra o, a destra. Altrimenti, meglio che ceda le armi. Con onore, ma le ceda".

D. - Quando avverrà secondo lei questo?

"Fra non molto. Giorni, non mesi. E' accaduto qualcosa di nuovo rispetto agli ultimi dieci mesi: i partiti da una settimana hanno ripreso a governare loro scadenze e necessità istituzionali".

D. - Vale a dire?

"Le scelte sono tre: grande rimpasto, sopravvivenza, nuovo governo di svolta. Ad Amato i partiti in questi giorni hanno consentito solo la seconda chance, l'amministrazione dello status quo. Per esempio, per quel che riguarda i ministri, gli vengono consentite solo due o tre sostituzioni. Piccole, politicamente parlando, anche se i nomi possono essere non mediocri. E' depotenziato, non gli vengono lasciate le armi per governare".

D. - Una situazione difficile: come se ne uscirà? Che cosa ci sarà dopo Amato?

"Ci sarà ancora Amato nel caso di un "grande" rimpasto, con una "grande" politica che non potrebbe non tradursi in un sufficiente aumento anche della forza numerica parlamentare del governo. Nel caso, invece, di un "nuovo governo", trattandosi di un sogno, o, se si preferisce, di un incubo, ci si può sbizzarrire: dal governo Napolitano fino al governo Martinazzoli tutto è possibile. Anche se ipotesi come quest'ultima potrebbero emergere lentamente solo all'interno di una lunga crisi che, invece, non possiamo permetterci. Al solito, dunque, resta partitocraticamente lo status quo, cioè resta il niente. E' per questo che Amato mi sembra trovarsi nella drammatica e felicissima situazione di poter mirare con decisione molto in alto, o di tornarsene più o meno a casa".

D. - Pannella potrebbe essere uno dei ministri del prossimo governo?

"Ripeto da un anno che di positivo in Italia, ma non solo, c'è una sola grande cosa assolutamente improbabile, ma anche teoricamente ancora possibile: il partito radicale, transnazionale, eccetera, eccetera. Ed è per questo che io sono necessario al partito, anche se non so se adeguato. Ritenermi indispensabile come ministro significherebbe aver perso quarant'anni di tempo: potevo farlo prima. Altra cosa è un appoggio politico determinatissimo e determinante".

D. - E Emma Bonino?

"Era l'ipotesi su cui avevamo fermato la nostra attenzione, ma quell'ipotesi può restare adesso sul tappeto solo nel caso della probabile sconfitta del partito radicale: siamo infatti ai seimila iscritti e non ai trentamila indispensabili. Rivolgo un appello a chi ci legge perchè renda possibile questo civile miracolo. Comunque sia, tutto questo non mi riguarda più: ripeto, infatti, che il mio impegno politico non oltrepasserà il tempo della vita del partito radicale".

D. - Questa è la situazione del fronte governativo. Passiamo ora a vedere che cosa sta accadendo sull'altro versante. Achille Occhetto, secondo lei è ancora un punto di riferimento per la sinistra?

"Un punto di riferimento lo è - certo - per necessità, peccato che le sue politiche siano un pò come reperti archeologici. All'interno di questo regime e delle sue possibili evoluzioni è il partito del Tg3 che dalle diciannove di sera alle diciannove del giorno successivo detta la linea, suscita la forza e attua la strategia di alleanza con il partito della razza padrona che è quello diretto da Eugenio Scalfari, che mi sembra batta ampiamente Craxi per durata autocratica".

D. - Nel futuro della sinistra Claudio Martelli ha ancora un ruolo?

"La riforma della società delle istituzioni italiane per la formazione di un grande partito democratico, al di là delle apparenze, è oggi anche più perseguibile da lui di quanto non lo fosse fino a ieri. Il potere, a volte, è un ingombro o un'impotenza".

D. - Anche La Malfa aspira ad avere un ruolo di guida di questo nuovo partito democratico...

"E' la solita storia: prevedo che fra non molto mi toccherà andargli a dare una mano...".

D. - Non sarà Occhetto, dunque, Martelli in questo momento ha altro a cui pensare, e non sarà nemmeno La Malfa: esiste secondo lei una persona che possa guidare questo movimento?

"La persona nascerà molto probabilmente fra quei democratico cristiani, quei liberali democratici, quei comunisti democratici, quei liberali socialisti, quei federalisti che avranno tentato di costituirsi nel partito radicale del 1993 e che saranno stati alla manifestazione romana, oggi, al Teatro Adriano.

 
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