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Da Rold Gianluigi, Pannella Marco - 31 marzo 1993
Pannella: chi mi ama mi segua, sarò l'anima di un team d'attacco
di Gianluigi Da Rold

SOMMARIO: Secvondo Marco Pannella la via d'uscita dalla crisi è un governo con una maggioranza "parlamentare" quanto più svincolato dalle segreterie dei partiti. Dopo aver condannato la scelta di "governi istituzionali" o "di unità nazionale", avanza la proposta di costituzione di un nuovo gruppo parlamentare "federalista democratico" che riunisca tutti i deputati "d'attacco" disponibili a rompere con i rispettivi partiti d'appartenenza e che possa essere l'anima di un governo con un programma di "alto respiro, severeo, adeguato alla situazione"; oppure la punta di diamante di un'opposizione a un governo istituzionale »che sarebbero solamente la ripetizione grottesca del governo di unità nazionale, il periodo più infausto della vita del Paese .

(CORRIERE DELLA SERA, 31 marzo 1993)

Roma - Un Marco Pannella che gioca a tutto campo e che si pone come nuovo punto di riferimento nel Parlamento: c'è anche questo nel panorama sempre più difficile della situazione politica e nel mezzo di una tempesta che fa pensare a una imminente crisi di governo.

Innanzitutto il leader radicale ribadisce la necessità di votare "Sì", il 18 aprile, a tutti i referendum e quindi denuncia il "silenzio stampa" adottato in proposito dalla Rai. Poi Pannella affronta la "drammatica situazione" del Paese e prende tutti in contropiede, condannando la scelta di "governi istituzionali", o "governi di unità nazionale", oppure "governissimi". Infine Pannella lancia una proposta: quella di unire in Parlamento - in un gruppo nato dalle ceneri di quello federalista europeo, e che abbia nome di "Gruppo federalista democratico" - tutti i parlamentari "d'attacco", che rompano con i rispettivi partiti d'appartenenza".

La via d'uscita alla crisi, secondo il leader radicale, è "una soluzione che, dopo questo governo Amato, riduca ulteriormente la forza dei pareri dei segretari di partito". Una battaglia contro la partitocrazia fino in fondo. Dice Pannella: "Ecco il ragionamento che faccio: che cosa significa aprire al PDS e al PRI? Significa fare trattative con i due segretari di quei partiti. E queste trattative le possono fare solamente altri segretari: quelli di Democrazia cristiana, Partito socialista, Partito liberale e via dicendo. Tutto questo vuole dire solo una cosa: tornare indietro rispetto alle posizioni conquistate da Amato".

D. Ma la soluzione di fronte a una nuova crisi, quale potrebbe essere?

R. "La soluzione - risponde Pannella - fin da ottobre è quella di avere un programma di alto respiro, severo, adeguato alla situazione, che possa coinvolgere il maggior numero di parlamentari. A settembre e a ottobre, il governo è stato oggettivamente d'attacco di fronte alla risposta plebea che ci fu, una risposta carica di bardature corporative".

D. Coinvolgere il maggior numero di parlamentari in un nuovo gruppo guidato da lei?

R. "Sto osservando che da settembre l'evolversi della situazione mi ha dato ragione. Leggo tra l'altro su molti giornali, anche su quelli che non mi hanno mai amato, che ci sono risultati di sondaggi che mi attribuiscono una grande forza, una percentuale in crescita: alcuni dicono oltre l'8 per cento. Ne sono compiaciuto. Oltre al fatto che sento, da tutte le parti, l'invito ad assumere delle iniziative. Al momento posso dire: chi vuol stare con me ci stia. Certo, ho avuto dei colloqui con molti parlamentari. E so benissimo che, avendo al momento sei deputati, basterebbero altri quindici parlamentari per spostare quaranta voti in Parlamento. Prima comunque dei parlamentari che fanno parte della maggioranza, è importante che si avvicinino a me deputati dell'opposizione, che hanno una tradizione di opposizione".

D. Che cosa si proporrebbe con un simile gruppo?

R. "Io posso essere o l'anima di un "governo d'attacco" o la punta di diamante di un'opposizione a un governo istituzionale, che sarebbero solamente la ripetizione grottesca del governo di unità nazionale, il periodo più infausto della vita del Paese".

D. Tutto questo, lei lo aveva già detto il 16 marzo, nel dibattito sulla questione morale.

R. "Certamente. Dissi: "Non credo che la via da seguire sia quella di coinvolgere altri partiti dopo il 18 aprile. La via è quella di coinvolgere sempre meno i quattro partiti già coinvolti, di coinvolgere sempre meno altri partiti nell'opposizione e nel governo e di trovare in quest'aula nuove forme di aggregazione di gruppi che abbiano il coraggio di prefigurare quello che, lo vogliate o no, dobbiamo accingerci a creare nel Paese: nuove formazioni politiche, nuove aggregazioni". Ci furono applausi dai nostri deputati, da quelli democristiani, liberali, socialisti, socialdemocratici e dei Verdi".

D. Ma Amato, che cosa dovrebbe fare adesso?

R. L'altro giorno ho detto ad Amato che, al suo posto, li manderei tutti a farsi benedire, subito e con energia, per vedere che cosa sanno fare, tra astratti e indecorosi papocchi istituzionali di unità nazionale".

 
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