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Pannella Marco - 4 aprile 1993
Avvisi agli inquirenti
di Marco Pannella

SOMMARIO: »L'uso dell'avviso di reato come presunzione di colpevolezza e di reità viene sempre più consacrato, anche da chi dovrebbe operare per impedirlo . E' inammissibile che siano accolte le dimissioni di un ministro a cui la Camera di appartenenza ha concesso l'autorizzazione a procedere. Se ciò dovesse continuare, il Parlamento potrebbe trovarsi costretto a sospendere ogni esame delle richieste di autorizzazione a procedere fin quando non si individuassero e votassero nuove norme legislative atte a ristabilire il diritto così offeso. »Non è tollerabile la persistente, manifesta situazione di impunità nella quale si continuano a tenere le migliaia di magistrati che per quattro decenni sono stati i guardiani del regime del malaffare . »Meglio un Amato II, o comunque un nuovo governo, con un moderato incremento di sostegni parlamentari, che il ritorno al potere delle segreterie dei partiti . Basterebbe un gruppo parlamentare "federalista democratico" di una ventina di deputati per rendere possibile un nuo

vo governo e una nuova politica.

(PANORAMA, 4 aprile 1993)

Con avviso di garanzia si invita un cittadino ad assicurare quelle funzioni di difesa che sono fondamento stesso del processo. Ma l'avviso di garanzia diviene all'opposto, "notitia criminis", annuncio di delitto, a carico del destinatario, il processo stesso viene a essere viziato, distorto, condizionato, falsato, sin dall'inizio. Il processo, non solamente il diritto e il dovere dell'esercizio della difesa di una parte processuale.

Nell'Italia dell'obbligatorietà dell'azione penale, di questa aberrante e pericolosissima norma fondamentale, fonte storica di assoluto arbitrio, l'uso dell'avviso di reato come presunzione di colpevolezza e di reità viene sempre più consacrato, anche da chi dovrebbe operare per impedirlo. Reputo inammissibile che vengano accolte le dimissioni di ministri della Repubblica per il solo fatto che sia giunto loro (a mezzo stampa, in genere) un avviso di garanzia e che la Camera di origine abbia concesso l'obbligata - in via ordinaria - autorizzazione a procedere. Questa autorizzazione, infatti, viene in diritto negata solamente se si riscontri un "fumus persecutionis" o una manifesta infondatezza.

D'altra parte, e a volere essere ferocemente avvinti alla difesa del diritto e della legge, in tali casi, se io fossi ministro e consapevole della mia assoluta innocenza, rifiuterei di presentare quelle dimissioni, ritenendo che nell'attuale situazione italiana debba prevalere l'affermazione del diritto e della legge anche lì dove andrebbe piuttosto in via ordinaria fatta doverosamente prevalere l'opportunità politica.

Gli oppositori arroganti e faziosi, i giustizieri pronti a divorare la giustizia, fanno un ben cieco e triste mestiere, oggi, nel loro sguazzare nell'oceano di fango del regime partitocratico, del quale sono stati - tranne pochissime eccezioni - coautori determinanti, sfruttatori e parassiti, non di rado i più efficaci e jattanti complici nei momenti di crisi e di difficoltà del regime. So bene quel che così rievoco.

E mi par giunta l'ora di dire che, se l'opera congiunta dei custodi della legalità, di una stampa che cerca di darsi buona coscienza a buon mercato secondando il linguaggio e le vendette dei servi, dei clienti, dei profittatori della bancarotta fraudolenta nella quale ci troviamo, delle plebi - antiproletarie, si sarebbe detto un tempo - e dei nuovi potenti, delle solite fazioni del proporzionalismo, "pluralista" e antidemocratico, se tutto dunque, questo, dovesse continuare a rendere avvisi di garanzia e autorizzazioni a procedere come condanne irreparabili, il Parlamento potrebbe trovarsi costretto a rovesciare il suo attuale, meritorio, coraggioso, esemplare per alcuni versi, comportamento. Potremmo trovarci così a sospendere ogni analisi delle richieste di autorizzazione a procedere, od ogni praticabilità delle dimissioni da avvisi di garanzia, fin quando non si individuassero e votassero nuove norme legislative atte a ristabilire il diritto così offeso.

Non è tollerabile la persistente, manifesta situazione di impunità nella quale si continuano a tenere le migliaia di magistrati che per quattro decenni sono stati i guardiani del regime del malaffare, gli insabbiatori e gli affossatori della forza della legge nei confronti del potere e del regime, i persecutori dei loro colleghi più capaci e più onesti, i profittatori più intemerati per garanzia di remunerazione, di carriera, di straripamento istituzionale dei propri privilegi e poteri, complici tanto necessari ed efficaci quanto premiati e ricompensati.

Ripeto, ancora, che nella maggioranza delle province italiane, dei distretti giudiziari, a cominciare dalla mia Teramo, lor signori continuano a essere ben uniti e, tranne qualche eccezione, la Giustizia sembra occuparsi solo dei gonzi e dei poveracci, specie se si trovano ad accusare i potenti. E sarei parziale se non confessassi ai lettori di Panorama che per esempio da sedi giudiziarie come Catania e Reggio Calabria giungono non di rado vicende giudiziarie di ordinaria follia, o non notassi qui che se Milano persiste a non applicare la legge, ma la viola, non contestando reati associativi per meglio governare processi e politica al prezzo di reati omissivi continuati e aggravati, in Calabria, a carico di Riccardo Misasi, se contesta l'associazione di stampo mafioso senza il sostegno di altre imputazioni; scelta di per sé teoricamente legittima, ma pericolosa, discutibile sul piano tecnico e processuale, che legittima sospetti di accanimento e di fretta.

Passando dalle istituzioni ai partiti, il suicidio politico del Partito repubblicano, e di Giorgio La Malfa in particolare, è doloroso quanto esemplare: se si stabilisce che ogni avviso di garanzia costituisce una sorta di decreto di condanna o di messa al bando si scopre che la vita del diritto è cosa troppo seria che non tollera di essere caricaturizzata o sdrammatizzata senza che il diritto stesso alla vita, almeno politica e democratica, sia poi messo in causa.

Ciò detto e premesso, il crollo di un regime sotto il peso di letali errori, anche se nelle intenzioni e nei suoi padri non privo di ragioni e di nobiltà, può forse essere controllato e governato, non evitato. Occorre assolutamente invece evitare ogni illusoria scorciatoia, come ogni illusoria accelerazione. Vi sarà riforma, e non controriforma, solo se tutti i partiti lasceranno il campo alle incognite e alle certezze di un modello anglosassone, americano, di vita democratica con due, tre, inizialmente quattro partiti, fra i grandi e piccoli, di natura parlamentare ed elettorale. Ed è questo che ancora non vogliono. E' bene, quindi, che ciascuno assuma le proprie responsabilità.

In un sondaggio fatto dalla Swg per conto di Famiglia Cristiana, in caso di nuove elezioni con il metodo proporzionale la Lista Pannella riscuoterebbe oggi l'8 per cento dei voti (il 5 aprile, riscosse l'1,1), quarta dopo la Dc, il Pds e le Leghe. Secondo l'Espresso, insospettabile vista la viscerale antipatia con cui mi onora il partito scalfariano, il 90 per cento dei colleghi parlamentari ha la bontà di darmi fiducia.

Butterò il mio peso per i "sì" a tutti i referendum. Per impedire che si paghi caro un "governissimo" che non abbia programmi adeguati, radicali, politicamente e socialmente riformatori. Meglio un Amato II, o comunque un nuovo governo, con un moderato incremento di sostegni parlamentari, che il ritorno al potere delle segreterie dei partiti in quanto tali, nell'illusione di potere in tal modo estendere a tutti i partiti tradizionali dell'unità nazionale una forte coalizione di governo. Basterebbe un gruppo parlamentare "federalista democratico" di una ventina di membri, all'inizio, provenienti prevalentemente dalle opposizioni, per rendere possibile un nuovo governo a una nuova politica ed esservi determinante. In tal senso ho rivolto un invito ufficiale a un certo numero di colleghi.

 
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