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Novati Mario, Pannella Marco - 9 aprile 1993
QUELLI DEL NO SONO CAVALIERI DEL NULLA
A colloquio con Marco Pannella sul voto del 18 aprile sulla legge elettorale

di Mario Novati

SOMMARIO: Denuncia le conseguenze di eventuali elezioni anticipate conseguenti alla bocciatura del referendum sul sistema elettorale. Se si votasse oggi ancora con il sistema proporzionale si andrebbe »ad eleggere un Parlamento nel quale ci saranno dai 16 ai 18 gruppi, nessuno dei quali raggiungerà il 20%. Significa quindi sprofondare in una situazione simile, se non addirittura peggiore di quella, davvero infausta, della Germania di Weimer: totale paralisi, niente governo, niente leggi, sfascismo puro, babele di fazioni .

(AVANTI, 9 aprile 1993)

Alle prime luci dell'alba già corre verso Teramo, da dove, con la sua tradizionale dialettica, lancia al collo e all'inclita le sue proverbiali, pungentissime e temutissime epidissi. Al pomeriggio di questo piovoso giovedì abruzzese, dopo una breve pausa per un panino, tra una messe di interviste alle locali radio e tv e una conferenza stampa improvvisata sulla piazza, eccolo nuovamente arringare la gente a L'Aquila: è Marco Pannella, leggendario leader radicale, gran sacerdote della provocazione e dell'impossibile (basti pensare alla sua ormai storica battaglia per il divorzio). Disincantato mentore dei diritti civili, per alcuni resta un Gransatanasso; per altri un autentico paladino (o un don Chisciotte?) dell'emancipazione. La sera, poi, tanto per gradire, eccolo partecipare, vispo come un grillo, a "Rosso e Nero". Tra un impegno e una discussione Marco Pannella riserva un piccolo spazio (ma molto volentieri, sottolinea) per rispondere alle domande del cronista dell'Avanti!

Perché il sì, ovviamente, è per cambiare. Il sì risponde a una richiesta di cambiamento ed è una esigenza di cambiamento importante, anche se non ancora sufficiente, delle regole costitutive del nostro sistema politico. Regole che, per quanto mi riguarda, non sono solo costitutive, ma sono state causa importantissima del degrado partitocratico. Sì, dunque, al cambiamento dei modelli di società a cui riferirsi.

D. C'è chi dice che siamo in cattiva compagnia, che il "sì" di Segni è molto differente, anzi antitetico a quello di Pannella e del Psi...

R. Credo che questo sia un argomento misero. Poi l'uno risponda che Bettino è per il no, ed era il loro mostro. In realtà non si tratta di questo, è un falso problema. Io per esempio ho ricordato a Fini che, siccome sono stato un antifascista coerente e coraggioso, per tutta la mia vita sono stato accusato di difendere i fascisti quando erano discriminati. Quindi dico semplicemente che non credevo che la Dc di due anni fa (infatti non fu, in quanto Dc, favorevole alla raccolta delle firme) avrebbe finito per raggiungerci. Posso rivendicare il fatto che questo disegno di riforma è un progetto che noi abbiamo perseguito da molto più tempo di Segni. Il quale, d'altronde, anche se con una certa eleganza, e lo debbo riconoscere, sono soltanto cinque anni che è stato colpito sulla via di Damasco del referendum per la riforma elettorale. Progetto che, al contrario, noi portiamo avanti da oltre dieci anni.

D. Come giudichi la posizione di Orlando?

R. Le dichiarazioni odierne sparse su giornali, radio. tv e agenzie le giudico incredibili...

D. Che cosa dicono di tanto incredibile?

R. In sintesi: bisogna votare no per andare immediatamente a nuove elezioni.

D. E tu cosa rispondi?

R. Innanzitutto osservo che il rapporto fra le due cose non è immediato, anzi non è per niente necessario.

D. Ma Perché nuove elezioni? Cui prodest?

R. Significa andare ad eleggere un Parlamento nel quale ci saranno dai 16 ai 18 gruppi, nessuno dei quali raggiungerà il 20%. Significa quindi sprofondare in una situazione simile, se non addirittura peggiore di quella, davvero infausta, della Germania di Weimer: totale paralisi, niente governo, niente leggi, sfascismo puro, babele di fazioni. Ovviamente, come prima, diretta. deleteria conseguenza, si acuiranno lo sfascio monetario, economico, e sociale. Questi sono gli ingredienti. E sono incontrovertibili e tali che un analista di fantascienza, uno scrittore di fantapolitica dovrebbe affondarci la penna nel descrivere un esito dittatoriale o golpista a breve termine. Quando un Parlamento è composto da 18 gruppi, nel quale nemmeno uno supera il 20% e ciascuno è ideologizzato, in mezzo ad una situazione internazionale grave, dominata dall'incubo della recessione, che pesa in maniera particolare sul nostro Paese, il chiedere che si facciano queste elezioni, questo tipo di elezioni, con questo sistema, dimo

stra una irresponsabilità quasi insospettabile, addirittura caricaturale.

D. C'è qualche invito valido nelle ragioni del no?

R. Mi basta sottolineare quelle specie di dichiarazioni apparse oggi su alcuni giornali: si tratta, a mio giudizio, di una sintesi splendida della consistenza democratica, civile e politica dei paladini del "no".

D. La tua posizione sull'uninominale all'inglese è assolutamente intransigente?

R. Non è che sia intransigente mi pare anzi sempre più necessaria. Mi spiego: a quelli, anche tra i compagni socialisti che in passato, comprensibilmente, avevano una propensione quasi ideologica per il doppio turno, dico semplicemente: "Tanti auguri!". In Francia si dice: al primo turno ci si conta e al secondo ci si sceglie. A Torino, a Milano e adesso dappertutto, al primo turno che succede?

 
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