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Pannella Marco - 21 aprile 1993
Caro collega...
Lettera di Marco Pannella a tutti i parlamentari italiani

SOMMARIO: Marco Pannella, rivolgendosi a tutti i parlamentari della XI legislatura, ricorda che con pochi altri sta cercando di far fronte al tentativo di linciaggio e di delegittimazione delle Camere e afferma che occorre opporsi al clima di rassegnazione prendendo atto da una parte della crisi dei partiti tradizionali e dall'altra della necessità che il rapporto dei parlamentari della Repubblica con i Partiti nelle cui liste sono stati eletti diviene assolutamente nuovo, oggettivamente trasformato. »Nuovi soggetti politici si stanno costituendo, devono costituirsi. Ciò implica, impone anche formali novità di organizzazione parlamentare. Altrimenti il Parlamento stesso è condannato ad una sorta di agonia, non diversa da quella di molti partiti, ivi compresi quelli che si illudono di poterne restare esenti . Dopo aver ribadito che un Parlamento è eletto in linea di principio per la durata di una legislatura, e non di uno o due anni, afferma di non concordare con chi sembra dare per scontato che questo Parlam

ento debba essere sciolto entro un anno, o anche prima : »Noi dobbiamo invece poter assicurare al paese leggi e Governi atti a farlo uscire dalla crisi nella quale è stato spinto, in altre condizioni, altre Legislature . Dopo queste premesse Pannella scrive che »l'età, il tempo, il caso, le storie delle quali ciascuno di noi è espressione e coautore, questa congiuntura politica che non sappiamo quanto durerà, sembrano assegnarmi alcune responsabilità di servizio e di guida in questo passaggio difficile che stiamo compiendo. Indica quindi quattro obiettivi che ritiene prioritari: 1) Difesa della legislatura, per motivi di principio, costituzionali, politici, di opportunità; 2) Riforma elettorale anglosassone, ad un turno, secca, senza correzioni di sorta, per la Camera dei Deputati, e conferma del risultato referendario, per il Senato; 3) Sostegno a Governi il cui assetto e i cui programmi siano tali da assicurare una politica di attacco deciso, e sin dall'immediato, contro il debito pubblico consolidato, un

grande rilancio della politica estera e comunitaria italiana, massimo impegno contro la elusione e la evasione fiscale, abbattimento e la trasformazione dei meccanismi di intervento pubblico per sostenere il sistema produttivo e occupazionale con forme di intervento più dirette e trasparenti, promozione dei diritti civili e politici, in tema di informazione, di associazioni di rilevanza istituzionale di iniziativa anche imprenditoriale ed economica; 4) Costituzione di due nuovi Gruppi Democratici alla Camera ed al Senato.

Conclude la lettera invitando i colleghi ad aderire a questa iniziativa.

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Roma, 21 aprile 1993

Cara Collega, Caro collega,

queste ore, più che questi giorni, saranno determinanti per la vita del Parlamento; dunque del Paese, dunque per noi; per tutti e ciascuno di noi, quali parlamentari.

Con pochi altri sto cercando di far fronte, in ogni luogo e modo, al tentativo di linciaggio e di delegittimazione, del tutto - esso - illegittimo, delle Camere.

Ma non è per mera reazione, nè per gusto di polemica, ch'io ripeto che questo nostro Parlamento è il più adeguato, il "migliore" degli ultimi trentanni. Ne sono convinto.

Il "più adeguato", ripeto. Occorre - ora - assolutamente che diventi "adeguato".

Occorre, opporsi al clima di passiva rassegnazione o di rabbiosa reazione che rischia di dare sostanza a quello che, in sè, è oggi solo un opinabile giudizio negativo, quando non campagna antiparlamentare e antidemocratica.

Per la Costituzione, noi siamo gli eletti, i rappresentanti della nazione; non dei nostri partiti, delle nostre Liste.

Dietro di noi, questi Partiti stanno vivendo un momento storico di crisi, di radicali mutamenti, di fatto prima ancora che formali, mi riferisco a quelli tradizionali. O di maturazione di una nuova specifica esperienza politica e istituzionale, per gli altri, che non può - anche essi - non trasformarli radicalmente, non farli così crescere.

Il nostro rapporto di parlamentari della Repubblica con i Partiti nelle cui liste siamo stati eletti diviene assolutamente nuovo, oggettivamente trasformato. Nuovi soggetti politici si stanno costituendo, devono costituirsi. Ciò implica, impone - a mio avviso - anche formali novità di organizzazione parlamentare. Altrimenti il Parlamento stesso è condannato ad una sorta di agonia, non diversa da quella di molti partiti, ivi compresi quelli che si illudono di poterne restare esenti, una agonia che non può non compromettere irrimediabilmente la sua capacità di svolgere efficacemente la funzione essenziale alla quale oggi è chiamato.

Noi non possiamo, in quanto parlamentari, a meno di non voler contribuire noi stessi a delegittimarci in quanto tali, subire inerti, preoccupati e dimentichi del nostro specifico ruolo, non affrontare il problema posto dal fatto che un Parlamento è eletto in linea di principio per la durata di una legislatura, e non di uno o due anni. Possiamo farlo, certo: ma in quanto politici, in quanto cittadini; possiamo, quindi, privilegiare questi aspetti delle nostre singole vicende e sensibilità rispetto al nostro connotato di parlamentare. Ma solamente dimettendoci, di fatto, se non di diritto, da parlamentari; da questa qualità, da questo onore, da questo servizio civile e ideale.

Quali che siano i nostri errori, politici o individuali, fino a che ne sussistono i termini e le condizioni previsti dalla legge, noi abbiamo l'obbligo, prima ancora che il dovere, di difendere la vita del Parlamento, di questo Parlamento, in ogni modo legittimo e possibile.

Io non concordo, nemmeno per un attimo, con quanti - quale che sia il loro livello di responsabilità o si situi la loro figura istituzionale o politica - sembrano dare per scontato che questo Parlamento debba essere sciolto entro un anno, o anche prima.

Sono intimamente convinto che così non sia, non debba essere e determinato ad agire di conseguenza. Ad andare in ogni modo, in ogni occasione, a motivare al paese questa convinzione e questa determinazione.

Noi dobbiamo invece poter assicurare al paese leggi e Governi atti a farlo uscire dalla crisi nella quale è stato spinto, in altre condizioni, altre Legislature, non questa nostra, ed in condizioni storiche ben diverse nelle quali la autonomia delle Istituzioni - a cominciare dalla nostra - s'era persa.

Non si tratta di stabilire per merito di chi o di cosa. Ma è certo che questo Parlamento (ed è la novità di questa Legislatura) ha oggettivamente una sovranità propria, una indipendenza possibile; un centro di gravità e di responsabilità finalmente al suo interno, e non più all'esterno.

Ne siamo all'altezza? Il nostro compito, il nostro obbligo è di tentarlo, di voler esserlo.

Politicamente abbiamo cominciato a farlo eleggendo ottimi Presidenti della Repubblica e delle Camere, anche sul piano dell' immagine.

Abbiamo espresso un Governo che ha dovuto certo pagare lo scotto delle sue origini, delle origini di questo Parlamento, e che lo ha pagato, giungendo oggi ad essere sicuramente il Governo istituzionalmente più autonomo di quanti da almeno tre decenni la Repubblica abbia avuto.

Su come abbia utilizzato questa sua autonomia, com'è logico, noi- fra di noi - dissentiamo. Ma, nella considerazione dell'opinione pubblica, e di quella internazionale, malgrado il costo di vicende pregresse che su di esso hanno pesantemente gravato, e la condizione di curatore fallimentare nella quale si è oggettivamente trovato, si è trattato anche di un Governo istituzionalmente decoroso.

Abbiamo finora reagito in modo dignitoso e serio nei confronti della bufera che ci investe; e non potrebbe non investirci poiché crolla un regime e un altro non lo ha ancora sostituito. Di fronte alle richieste che ci sono giunte dal potere, o dall'ordine, giudiziario, abbiamo in genere reagito con ragionevolezza, coraggio, umiltà e dignità, secondo diritti e doveri. E spero che continueremo a farlo, superando sentimenti e risentimenti, pur comprensibili riflessi di autodifesa o di timori, situazioni di cattiva coscienza o reiterazioni di una ideologia di potere che ha finito per porre le nostre Istituzioni, ben prima e più che questo o quello fra di noi letteralmente fuori-legge.

Occorrerà, in proposito, vigilare perché ogni responsabilità istituzionale, politica o individuale, non venga attribuita al solo ceto politico, istituzionale poiché questo è inaccettabile sul piano formale, e falso sul piano storico. Il ceto giudiziario è stato interno, e non estraneo, al regime. Abbiamo operato in una situazione resa più difficile ma anche straordinariamente nuova dalla vera e propria decapitazione della classe politica e partitica verificatasi - al di fuori della nostra competenza, o di meriti e demeriti - in un semestre, quello di apertura della Legislatura.

Ho indugiato in queste premesse, poiché quel che vorrei ora dirti, sotto l'incalzare degli eventi istituzionali, con il maturare di scadenze e scelte per alcuni versi conclusivi, non consentirà tempi di dialogo approfondito.

L'età, il tempo, il caso, le storie delle quali ciascuno di noi è espressione e coautore, questa congiuntura politica che non sappiamo quanto durerà, sembrano assegnarmi alcune responsabilità di servizio e di guida in questo passaggio difficile che stiamo compiendo. Per quanto sta in me e nei miei pochi compagni e colleghi di questa legislatura siamo pronti ad assumerle, per le settimane o i mesi necessari; o oltre se del caso.

Gli obiettivi che ci sembrano prioritari e necessari sono i seguenti:

1) Difesa della legislatura, per motivi di principio, costituzionali, politici, di opportunità. Con le opere, certo. Ma anche con il massimo di energia e di determinazione, nel e dal Parlamento, nel Paese. Le necessarie riforme elettorali, istituzionali, costituzionali che effettueremo dovranno divenire esecutive in tempi che consentano al Paese la preparazione necessaria a garantirne il successo.

2) Riforma elettorale anglosassone, ad un turno, secca, senza correzioni di sorta, per la Camera dei Deputati, e conferma del risultato referendario, per il Senato. Ormai ogni altra opzione sacrificherebbe partiti minori e medi, o non cambierebbe nulla. Meglio ricominciare tutti dal palo di partenza.

3) Sostegno a Governi il cui assetto e i cui programmi siano tali da assicurare una politica di attacco deciso, e sin dall'immediato, contro il debito pubblico consolidato e non solamente di contenimento del disavanzo annuale, con eventuale ricorso al cointeressamento ed alla solidarietà internazionale, pubblica e privata, della Unione Europea e degli Stati alleati, in questa manovra; un grande rilancio della politica estera e comunitaria italiana, precipitata nell'ultimo lustro nella crisi strutturale, strategica, politica più grave dal 1946 ad oggi; di massimo impegno contro la elusione e la evasione fiscale; l'abbattimento e la trasformazione dei meccanismi di intervento pubblico per sostenere il sistema produttivo e occupazionale con forme di intervento più dirette e trasparenti, economicamente e socialmente valide, non più costose e improduttive, spesso in aperta contraddizione con le leggi istitutive e anche penali e con le norme europee, quali le casse integrazione; la promozione dei diritti civili e

politici, in tema di informazione, di associazioni di rilevanza istituzionale di iniziativa anche imprenditoriale ed economica, eliminando ogni forma di bardatura corporativa, di imposizione di balzelli, di servizi e privilegi pubblici impropri per la vita e le attività di partiti, sindacati, enti vari. Governo o opposizione quale che sia la nostra scelta, in entrambi i casi ora che prefigurano e preparano aggregazioni e obiettivi di alternativa ed alternanza.

4) Costituzione di due nuovi Gruppi Democratici alla Camera ed al Senato che, anche in previsione ed in preparazione delle prime elezioni politiche che si svolgeranno con il nuovo sistema elettorale, costituiscano la base politica per la presenza e la forza elettorale di candidati Democratici pur senza pregiudizialmente garantire o pregiudicare il destino e il ruolo di ciascuno di noi nella costruzione del nuovo e la tempestiva convocazione di una Costituente Democratica, non appena la Riforma elettorale sarà approvata, previe consultazioni ed intese con i partiti, le forze politiche, i movimenti, i gruppi parlamentari o di parlamentari.

Nelle prossime ore, molto probabilmente, saremo chiamati a pronunciarci sulla crisi di Governo e sulla sua soluzione. Se questi nostri Gruppi saranno già costituiti ed operanti il rinnovamento istituzionale e politico potrà compiersi, e compiersi in una direzione che farà tesoro del passato, per negativo che possa essere stato, e di un presente del quale troppi, anche fra noi, non vivono che le angosce o le ferite.

Chi intendesse subito aderire a questa mia iniziativa è pregato di comunicarmelo immediatamente presso il Gruppo Federalista Europeo, anche durante il week-end.

Sono e saremo, con gli altri colleghi del Gruppo, a vostra disposizione in tutte queste ore.

Potremo stabilire di incontrarci gia' venerdì, o anche giovedì sera.

Grazie per l'attenzione, ed un cordiale saluto.

(Marco Pannella)

 
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