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EX_JUGOSLAVIA: MOZIONE

SOMMARIO: Mozione presentata da deputati del gruppo federalista europeo e verde nella quale si critica la risoluzione 836 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che »riconosce di fatto e tende a imporre anche in diritto lo smembramento etnico di questa Repubblica [Bosnia, n.d.r.] da parte della Serbia ed anche della Croazia, secondo criteri di "pulizia etnica", cioè razzisti e violenti . Si chiede al governo italiano di sollecitare da parte dell'ONU una azione di informazione rivolta ai cittadini serbi e montenegrini e di interrompere le relazioni diplomatiche tra Italia e "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)".

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MOZIONE

La Camera

- Considerato che la "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)" è responsabile di gravi crimini internazionali quali l'aggressione della Bosnia, il genocidio delle popolazioni musulmane e la violazione su scala sistematica e massiccia in tempo di guerra dei diritti umani; considerato che appare evidente che i comportamenti delle unità paramilitari serbe in Croazia e in Bosnia sono da considerare imputabili alla "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)";

- Considerato che l'accordo sulla Bosnia-Erzegovina raggiunto a Washington il 22 maggio 1993, in qualche modo fatto proprio dal Consiglio di Sicurezza con la risoluzione n. 836, riconosce di fatto e tende a imporre anche in diritto lo smembramento etnico di questa Repubblica da parte della Serbia ed anche della Croazia, secondo criteri di "pulizia etnica", cioè razzisti e violenti;

- Considerato che tale accordo ha ancora una volta portato all'intensificazione delle azioni militari, in particolare delle forze serbe, con l'espulsione delle popolazioni musulmane dalle terre da queste abitate;

- Considerato che il regime di Belgrado prosegue anche al suo interno alla compressione dei diritti civili e alla repressione di ogni forma di opposizione politica; che il leader del partito di rinnovamento serbo, Vuk Draskovic, è stato arrestato e brutalmente percosso;

- Considerato che si aggravano le forme di repressione della Serbia nei confronti dei cittadini albanesi del Kossovo; che la scomparsa della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia impone la ridefinizione delle garanzie di autogoverno del Kossovo e della Voivodina;

- Considerato che la Risoluzione n. 713 del 25 settembre 1991 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, afferma che "le trasformazioni territoriali ottenute in Jugoslavia con la violenza non sono accettabili" (n. 8 del preambolo);

- Considerato che è in atto un processo di aggregazione dei serbi di Croazia e Bosnia, e in futuro nella "Grande Serbia";

- Considerato che la Risoluzione n. 757 del 30 maggio 1992 ha imposto agli Stati membri di ridurre lo staff delle missioni diplomatiche e consolari nella "Repubblica Federale di Jugoslavia" (Serbia e Montenegro), i quali stati membri restano ovviamente liberi di abolirle e non solamente ridurle;

- Considerato che la Risoluzione n. 777 del 19 settembre 1992 ha dichiarato che "lo Stato precedentemente conosciuto come Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia ha cessato di esistere" ed ha respinto la richiesta della "Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)" di acquisire automaticamente lo stato di membro delle Nazioni Unite;

- Considerato che le opinioni n. 1 e n. 10 del Comitato di Arbitrato Badinter della Conferenza di Pace sulla Jugoslavia affermano che i principi del diritto internazionale pubblico considerano l'esistenza e la disparizione di uno Stato una questione di fatto e che la nuova "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)" sarebbe da considerare un "nuovo Stato";

- Considerato che la stessa opinione n. 10 del Comitato di Arbitrato, dopo aver affermato che il riconoscimento, pur avendo carattere dichiarativo, è atto discrezionale che gli Stati terzi possono adottare purché lo Stato oggetto di tale riconoscimento rispetti i principi inderogabili del divieto dell'uso della forza e i diritti fondamentali dell'uomo e delle minoranze;

- Considerato che il riconoscimento de facto e la continuazione delle relazioni diplomatiche fra Italia e "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)" costituirebbero, secondo la tradizione e la dottrina del diritto internazionale, un riconoscimento a tutti gli effetti;

- Considerato che il nostro Governo continua a conservare aperta una missione diplomatica a Belgrado e accetta che rappresentanti della "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)" continuino ad occupare locali dell'ambasciata dell'ex-Repubblica Jugoslava;

- Considerato che il nostro Governo concede su condizione di reciprocità, l'immunità giurisdizionale degli agenti diplomatici di quello Stato; che tra questi ultimi e il nostro Governo intercorrono comunicazioni in varia forma assimilabili al contenuto tipico delle relazioni diplomatiche; che di recente il personale della sede diplomatica della "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)" in Roma ha chiesto, per conto di quest'ultima, l'estradizione di un cittadino sloveno arrestato in Italia per traffico di armi, ai sensi del Trattato bilaterale italo-jugoslavo di estradizione;

- Considerato che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel costituire il Tribunale per la ex-Jugoslavia sulla base del capitolo VII della Carta, ha indicato che le gravi violazioni del diritto umanitario commesse nell'ex-Jugoslavia costituiscono una minaccia alla sicurezza e alla pace;

- Considerato quindi che le condizioni per il riconoscimento del nuovo Stato "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)" fissate nell'opinione n. 10 della Commissione Badinter non vengono soddisfatte in alcun modo da quello Stato;

- Considerato che l'interruzione delle relazioni diplomatiche è una delle misure considerate dall'articolo 41 della Carta delle N.U. e che essa può rappresentare una legittima contromisura per i comportamenti illeciti di uno Stato;

- Considerato che le azioni tradizionalmente militari senza il supporto di quelle nonviolente di informazione, di diffusione delle verità e realtà presso i popoli e gli individui interessati possono essere vanificate o ostacolate o perfino controproducenti nell'immediato e nel medio-lungo periodo

impegna il governo

1. a sollecitare da parte dell'ONU un appello ed una dichiarazione - e una loro effettiva conoscenza - rivolti alla popolazione serba ed a tutti i cittadini della "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)" onde informarli puntualmente e in ogni modo possibile del fatto che la Comunità internazionale difende i loro stessi diritti ed il loro stesso avvenire contro anni di violenza interna ed internazionali, di azioni e disegni criminali, ed anche di tutte le conseguenze e misure internazionali che potrebbero concretamente gravare sul loro avvenire;

2. a sollecitare in questa direzione e questa azione anche singolarmente tutti gli Stati membri, oltre alla Unione Europea ed alla CSCE, e le organizzazioni riconosciute dall'ONU e le ONG;

3. ad operare comunque, per quanto lo concerne direttamente, secondo questi indirizzi ed obiettivi;

4. a non avallare in alcuna sede e in alcun modo - sia pure per omissione - l'accordo di Washington e a chiedere formalmente la modifica della risoluzione n. 836;

5. a sollecitare il Consiglio di sicurezza dell'ONU a conferire un più ampio mandato alle forze dell'ONU e a preparare un adeguato rafforzamento della loro presenza al fine di imporre il ritiro delle unità paramilitari serbe e croate in azione in Bosnia, per il disarmo di tutte le bande irregolari e per impedire l'afflusso di armi e aiuti a tali forze;

6. a sollecitare il Consiglio di sicurezza dell'ONU ad adottare una risoluzione, in analogia con quanto precedentemente deciso per il Kurdistan iracheno, volta ad interdire lo svolgimento di operazioni militari nel Kossovo e a sottoporre questa regione ad una particolare tutela amministrativa e militare da parte delle Nazioni Unite;

7. ad avviare con urgenza consultazioni in sede di Cooperazione Politica Europea - a cominciare dal Consiglio europeo di Copenaghen del 21, 22 giugno - affinché venga deciso da parte dei 12 un inasprimento delle sanzioni politiche contro la Repubblica di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) attraverso l'adozione di un provvedimento di interruzione delle relazioni diplomatiche;

8. ad interrompere in ogni caso le relazioni diplomatiche tra Italia e "Repubblica federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro)".

Marco Pannella

Emma Bonino

Roberto Cicciomessere

Marco Taradash

Elio Vito

Pio Rapagnà

Salvatore Stornello

Claudio Martelli

Marco Boato

Francesco Giuliari

Lino De Benetti

Maurizio Pieroni

Alfonso Pecoraro Scanio

 
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