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Berti Marco, Pannella Marco - 16 giugno 1993
»La legge elettorale, festival degli sputasentenze
Marco Pannella attacca tutti "Vogliono scorpori, scomputi e insalate alle vongole"

di Marco Berti

SOMMARIO: Intervistato alla vigilia del voto della Camera sulla proposta di riforma del sistema elettorale licenziata dalla Commissione Affari Costituzionali (relatore Sergio Mattarella), Marco Pannella esprime un giudizio sostanzialmente positivo sul testo ed affermando che subito dopo sarà necessario "passare all'elezione diretta del presidente dell'esecutivo dai poteri amplissimi, con magari un presidente della Repubblica eletto dal Parlamento come notaio e garante". Lo stravolgimento del testo in Assemblea, grazie al voto segreto, rappresenterebbe solo un suicidio politico che provocherebbe il ricorso alle elezioni anticipate che, per la Camera, si svolgerebbero con l'attuale sistema elettorale. A proposito del ruolo del governo in questa vicenda, auspica che s'impegni invece a governare l'economia, a realizzare »le riforme senza spese come quelle che dovrebbero portarci a sbarazzarci dei potentati sindacatocratici, dei grandi blocchi sociali conservatori e reazionari .

(IL MESSAGGERO, 16 giugno 1993)

La legge di riforma elettorale è nel pieno del dibattito parlamentare. Il testo Mattarella sotto tiro. E tra i nodi che dovranno essere sciolti c'è quello delle quote maggioritaria e proporzionale.

D. Onorevole Pannella, anche lei partecipa al gioco dello stiracchiamento della quota proporzionale?

R. "Lasciamo perdere. Siamo al festival degli opportunismi miopi, con il solito codazzo di cacadubbi e sputasentenze. Noi abbiamo ben ferma la mano sul timone e ben chiara la direzione prescelta e fissata dalla bussola".

D. Fino a che punto tutto questo avrà conseguenze in termini di governabilità, che poi è il fine essenziale della riforma?

R. "Con la sola legge elettorale non possiamo ottenere tutto. Se il 75 per cento del Parlamento è eletto all'americana o all'inglese, come si preferisce, abbiamo fatto un buon passo avanti. Il 25 per cento che resta, resti pure a quel che rimane dei partiti. Se possibile, con proporzionale purissima. Non saranno due dozzine al massimo di parlamentari, su più di novecento, assegnati a piccole forze nazionali o locali a far male a nessuno. Anzi, per una garanzia di governabilità (garanzia effettiva, non sognata) dovremo poi passare all'elezione diretta del presidente dell'esecutivo dai poteri amplissimi, con magari un presidente della Repubblica eletto dal Parlamento come notaio e garante. Ogni cosa al suo tempo: sembravamo essere noi dei sognatori ed erano gli altri a costruire incubi riusciti. Mi auguro per ora, per queste ore, di convincere Dc e cosiddetti moderati, se ce ne sono ancora e che non abbiano il cervello in fumo, a lasciar perdere scorpori e scomputi, pseudo sapienti alchimie, per la limpidità

e la semplicità del sistema. A vincere penseremo poi."

D. Sulla legge che il Parlamento si appresta ad approvare incombe la minaccia del voto segreto. Non pensa che prima o poi si sia costretti a mandare tutto all'aria e andare alle elezioni con il vecchio sistema?

R. "Senta, alla fine se uno vuol proprio suicidarsi non si riesce ad impedirglielo. Noi ci stiamo tentando, comprendendo scoramenti e fibrillazioni del cervello. Vogliono votare con la legge di oggi? I sondaggi ci danno moltiplicati per otto, dall'uno all'otto per cento. Vogliono scorpori, scomputi, insalata alle vongole fra i due sistemi? Ci costringeranno a presentarci ovunque e in ogni modo. Tanto, comunque vadano le cose, con leggi, campagne, referendum, quello che sarà possibile e opportuno, noi non smetteremo di lottare per arrivare al più presto al sistema uninominale secco all'americana. La gente, alla fine, capirà, sta già comprendendo".

D. Fra i punti più contestati nella nuova legge ci sono le cosiddette liste bloccate. Non pensa che siano in effetti un omaggio alla partitocrazia?

R. "Personalmente non ho mai ritenuto che i voti preferenziali fossero un male, tutt'altro. Non ho condiviso il referendum del 9 giugno: fu prezioso non per quello che proponeva, poco meno che un guaio, ma perché il paese ne fece un segnale di rivolta. La situazione era già segnata. Se Craxi avesse detto di votare sì, il 90 per cento sarebbe andato al mare. Quindi preferirei, forse, liste non bloccate. Ma si creerebbero prospettive complicate".

D. E il governo? Quale pensa debba essere il suo ruolo?

R. "L'opposto di quello che vogliono Pds, Lega e perfino Segni, se ne rende conto: il governo deve governare. Governare l'economia, le riforme senza spese come quelle che dovrebbero portarci a sbarazzarci dei potentati sindacatocratici, dei grandi blocchi sociali conservatori e reazionari. Fortissimi tutt'ora a sinistra come a destra. E scegliersi una maggioranza, questa, della quale anche noi facciamo parte. O un'altra."

D. E il ruolo di Marco Pannella?

R. "Se Pannella è una persona seria e non ha la paura di non essere compreso, deve occuparsi del più importante, per l'Italia e oltre: il transpartito transnazionale, detto Partito radicale, per armare di non violenza, di affermazione del diritto, di concreti strumenti, di obiettivi ambientalisti adeguati, democrazia e pace. Colgo l'occasione per ringraziare, uno per uno, i 37 mila nuovi radicali italiani e assicurare loro che stiamo lavorando per fare tesoro del loro apporto. Appuntamento per l'autunno".

 
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