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Bartoli Teresa, Pannella Marco - 4 agosto 1993
Pannella all'attacco: referendum contro il perpetuarsi della partitocrazia
"Altro che grande svolta, questa è una legge inquinata"

intervista di TERESA BARTOLI a MARCO PANNELLA

SOMMARIO: Dopo aver criticato le nuove leggi elettorali per Camera e Senato approvate dal Parlamento, Marco Pannella annuncia l'intenzione di raccogliere le firme per alcuni referendum tendenti a trasformare in senso "americano" i sistemi elettorali. Annuncia anche una iniziativa per eliminare il valore legale al titolo di studio. Precisa infine il senso dell'iniziativa degli "autoconvocati delle sette" che mai si è posta l'obiettivo di proteggere gli inquisiti ma ha solo raccomandato di far tesoro del periodo che il Parlamento ha davanti a sé per governare il paese.

(IL MATTINO, 4 agosto 1993)

ROMA - Una sigaretta dopo l'altra, ogni tanto la variante di un sigarone maleodorante. Marco Pannella, in gessato grigio e cravatta sgargiante, attraversa su e già il Transatlantico, avvolto in una nuvola di fumo. E tuona contro la legge elettorale. "Un no secco, ecco come voteremo".

D. Pannella, proprio lei che ha cavalcato referendum e svolta maggioritaria ora si tira indietro?

R. "Quella che si approva è una legge che potenzia il numero, il potere ed il sottopotere dei partiti in Italia. Lo Stato delle fazioni si moltiplica invece di scomparire. E' evidente che si tratta dell'ultima legge del vecchio sistema che cerca di sostituire la virtù giacobina del Pds alla pseudotolleranza lassista della Dc per il proseguimento della partitocrazia, terza versione del regime dopo dittatura e democrazia. Il nostro è un giudizio apparentemente feroce, in realtà solo oggettivo: è l'ultima, almeno ci auguriamo, legge del vecchio sistema; o la prima della ripresa del regime partitocratico".

D. Eppure per i più questa legge è la "migliore possibile"...

R. "I trasformisti crispini ovviamente giocano sempre sul possibile. Ma la politica è concepire il nuovo possibile, non consumare quello che c'è".

D. Cos'è che non va?

R. "E' il cento per cento della legge che è inquinato. Quando si impediscono le candidature di indipendenti, quando si affida al candidato uninominale l'accattonaggio delle cimici-distintivi delle liste di supporto da mettersi attorno, il risultato è privilegiare i mediocri che possono realizzare l'unità della mediocrità. Certo non passeranno le forti personalità cui sarà negato il consenso dei burocratici che gestiranno il potere locale".

D. E quindi raccoglierete le firme per un nuovo referendum...

R. "Per sei o sette nuovi referendum. Uno servirà a rendere "americano" il sistema di elezione del sindaco. E lo stesso per il sistema elettorale della Camera e del Senato. Un altro referendum dovrà avere un sapore fortemente antistatalista. Penso ad un voto contro il valore legale del titolo di studio: sarebbe una bella risposta laica al problema che in modo sorprendentemente clericale cerca di risolvere Giuliano Amato".

D. Fatta la riforma, quando si dovrà votare? Prima diceva il più tardi possibile, ora ha cambiato idea e chiede un voto ravvicinato...

R. "Se sento gli antiautoconvocati, cioè i conformisti e gli stronzi - politicamente parlando - del regime, mi dicono che da Bossi e D'Alema, tutti ora sostengono proprio quello che sostenevano gli autoconvocati e cioè che non dobbiamo mentire sostenendo che possiamo votare prima della prossima primavera e che si tratta di affrontare il problema di come governare di qui alle elezioni. Cosa che il Pds aveva necessità di non fare".

D. Ma ha calcolato che il prossimo voto, soprattutto con la riforma, spazzerà via una bella fetta dei suoi autoconvocati - l'esercito di "quelli delle sette", i difensori della legislatura ad alto tasso di inquisiti - che per lei sarà difficile realizzare nello stesso tempo il "nuovo sistema" e salvare un esercito abbarbicato al "vecchio"?

R. "Solo coloro i quali nella loro testa, a causa della conformazione della loro testa, hanno interpretato gli autoconvocati in quel modo, avranno questo problema. Lì, in quelle assemblee, nessuna parola è stata detta a protezione, diretta o indiretta, degli inquisiti. Si è solo raccomandato di far tesoro del periodo che il parlamento ha davanti a sé per governare il paese. Ed è quello che hanno detto Scalfaro, poi Napolitano e Spadolini e, buon ultimo, Bossi".

D. Questo Parlamento, che lei ha sostenuto essere il migliore dei parlamenti mai eletti, licenzia una legge che sempre lei demolisce come inquinata "al cento per cento". Come la mettiamo?

R. "Per giudicare occorre conoscere. Ho detto una verità assoluta: fino ad un mese e mezzo fa questo parlamento ha sfornato un numero enorme di riforme e nella direzione auspicata. Conservo questo metodo ed oggi, di fronte ad una controriforma, sono sceso in campo per essere coerente".

 
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