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Quaranta Guido - 15 agosto 1993
Spannellati e contenti
FALLIMENTI POLITICI/IL PLOF DI PANNELLA

Romano, Psi:»Uno schizofrenico . Grippo, Dc: »Non gli dò più credito . Nucara, Pri: »Basta con le piroette . Delusi dal volubile Marco gli »autoconvocati delle 7 gli voltano le spalle. E, finalmente liberi, accusano.

di Guido Quaranta

SOMMARIO: Registra l'irritazione e riporta i giudizi negativi espressi da numerosi tra i parlamentari che, dopo aver aderito all'iniziativa degli "autoconvocati delle 7" promossa da Pannella con l'obiettivo di salvare la legislatura, ora si scagliano contro il leader radicale che li ha abbandonati per lanciare invece il referendum per l'abrogazione della legge elettorale appena approvata dal parlamento.

(L'ESPRESSO, 15 agosto 1993)

Qualche ammiratore oltre ai devoti che militano nel suo partito gli è rimasto. L'onorevole Rosa Eilippini, ex deputata dei Verdi, poi entrata nel Psi e ora simpatizzante radicale scolpisce: »Tutto quel che Marco fa è, a dir poco, molto utile per le istituzioni e per il Paese . Ma la gran maggioranza dei duecento parlamentari di altri partiti che di ricente gli avevano affidato i loro destini hanno deciso di voltargli le spalle.

E' bastato, infatti, che Marco Pannella annunciasse un'altra o, meglio, un'ennesima battaglia politica (la promozione di un referendum per abrogare la nuova legge elettorale della Camera varata mercoledl 4 agosto) perché la sua Armata, quella che, tempo fa, era riuscito a costituire per difendere il Parlamento, si sciogliesse come neve al sole.

La settimana scorsa, per esempio, un repubblicano calabrese, Francesco Nucara, è esploso: »Beh, ora basta. Io sono sempre stato un uomo con i piedi ben piantati per terra. A giugno, per una volta, ho preso Pannella sul serio. Ma quello cambia idea ogni settimana. No, non me la sento più di continuare a star dietro alle sue continue piroette . Un democristiano di Napoli, Ugo Grippo, dice: »Due mesi fa ha chiamato a raccolta molti parlamentari e io, non lo nego, gli ho dato credito. Ma, almeno per me, la stagione delle "mappate", delle ammucchiate è finita . E il suo collega Domenico Romano, un socialista pugliese, sintetizza »Non credevo che fosse uno schizofrenico".

Era prevedibile che, dopo tutto quel che è successo, questi pannelliani di complemento reagissero così. E quel che è successo, è presto detto.

Verso la metà di giugno Pannella ha proclamato d'improvviso che, da quel momento, intendeva battersi con tutte le sue energie per scongiurare lo scioglimento anticipato delle Camere e ha invitato, ogni mercoledì mattina, all'alba, in un palazzo vicino a Montecitorio, coloro che, per un motivo e per l'altro, volevano, come lui, preservare la durata quinquennale dell'undicesima legislatura: la migliore, a suo giudizio, di tutte quelle che l'hanno preceduta.

La sua sortita ha fatto colpo su diversi parlamentari d'ogni partito eletti soltanto da un anno e contrari a una nuova campagna elettorale, su tutti i deputati o i senatori inquisiti per vari reati e timorosi di finire in galera, su parecchi ex membri del governo a spasso e pronti a tutto pur di difendere almeno il seggio di Montecitorio o di palazzo Madama: costoro hanno accolto l'idea con entusiasmo, hanno visto in Pannella un provvidenziale tutore e si sono sobbarcati ad alcune levatacce mattutine per discutere, insieme a lui, come realizzare questo disegno.

Sennonché, dopo quattro adunate, Pannella si è rivelato una delusione perché, con la repentina disinvoltura che gli è abituale, ha cambiato i giudizi e i programmi appena esposti. Prima ha ammesso, tra la sorpresa generale, che l'attuale legislatura non è affatto, come aveva detto, la migliore e, di conseguenza, ha annunciato che, invece di reclamarne la continuità, era meglio liquidarla andando al più presto alle urne. Poi ha vituperato le nuove norne che disciplineranno le prossime elezioni della Camera definendole un pastrocchio voluto dalla Dc e dal Pds per conservare il vecchio regime partitocratico e, provocando uno sbigottimento maggiore, ha proposto di indire un referendum che consenta al più presto di abrogarle.

Difficile appurare i motivi di questo sconcertante ripensamento. Qualcuno ritiene che il leader radicale l'abbia maturato quando, dopo i primi raduni, si è accorto che non sarebbe mai riuscito, come sperava, a raccogliere attorno a sé almeno trecento adepti, costituire una specie di gruppo interparlamentare e presentarsi alla sua testa di fronte all'opinione pubblica. Altri sostengono che abbia sventolato la bandiera della difesa della legislatura, sostituendola subito dopo con quella referendaria, al solo scopo, a lui congeniale, di far parlare di sé i mass media per qualche tempo. Sta di fatto che, ora, i giovani peones, gli inquisiti dalla magistratura e le cariatidi di Montecitorio o di palazzo Madama, accorsi sotto il primo vessillo, non hanno alcuna intenzione di radunarsi all'ombra del secondo.

Sl, c'è un deputato indipendente sardo, Gianni Sarritzu, che gli dà ragione: »E' vero che Marco parla troppo e, ogni tanto, fa anche qualche coglioneria ma, in effetti, la nuova legge elettorale favorirà solo Martinazzoli e Occhetto . Con Pannella c'è pure un democristiano della Campania, Giovanni Alterio: secondo lui il nuovo sistema escogitato per eleggere i deputati »premierà le nomenclature dei partiti . Ma la maggior parte dei giudizi che circolano su Pannella nei corridoi del Parlamento è di tutt'altro tono. Il liberale Vittorio Sgarbi, per esempio, commentando la fine ingloriosa della battaglia per la difesa della legislatura, dice: »Non pensavo che, per liberarsi della zavorra raccolta qua e là, Marco fosse così cinico . E il pidiessino Ferdinando Imposimato liquida senza mezzi tennini il suo nuovo progetto referendario: »Un'altra fregnaccia .

 
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