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Pannella Marco - 28 settembre 1993
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SOMMARIO: [Articolo di fondo del numero unico "Radio radicale", in cui si delineano i problemi e le necessità per arrivare al lancio della "Costituente Democratica", nelle forme e modi annunciati dall'appello sottoscritto da alcuni intellettuali]. E' necessario - si afferma - rilanciare la "Costituente Democratica", "come unione laica e democratica delle forze", partendo dalle acquisizioni del 1989 e 1990, senza però "provincialismo" e dunque lontani dalla pseudo riforma elettorale recentemente approvata. Basterebbe pochissimo tempo "per un nuovo contratto", nella convinzione che se il progetto non prenderà corpo in tempi precisi, il "corso distruttore" continuerà inesorabile. Per governare la transizione "e la crisi che rischia di travolgere tanta parte del mondo europeo e 'opulento'" occorre unità attorno agli ideali "della democrazia, dello Stato di diritto". Per conto nostro - prosegue l'editoriale - noi ci muoviamo per una formulazione "anglosassone" delle istituzioni.

Attorno a questi obiettivi, il Movimento (dei Club Pannella) intende promuovere il massimo di adesioni, con chiunque lo vorrà, "popolari" e "progressisti", "badogliani" e "bottaiani del regime".

(RADIO RADICALE, 28 settembre 1993)

Il da farsi m'appare chiaro. Rilanciare così, quasi a freddo, quella Costituente democratica, quel "processo" ma dalle immediate e consistenti acquisizioni di partenza e metodologiche e temporali, che dalle colonne di "Repubblica", nel 1989, e dell'Unità, nel 1990, da un Congresso radicale, ebbi a proporre.

Rilanciarlo come unione laica e democratica delle forze, non più solo come unione delle forze laiche e "democratiche". E tanto più "nuovo" resta quel progetto, tanto più gli è necessario il sostegno, da parte di ciascuno, di ispirazione e di modelli classici, e antichi, per poter procedere sulla terra ferma del possibile realizzato, oltre che del nuovo possibile, da concepire e non da consumare. Lontano dalle tristi illusioni realistiche che il nostro provincialismo, inesausto, ripropone: ultima sua espressione quella contro-riforma elettorale, né uninominale né proporzionale, fatta di scorpori e di mammozzi, di poliponi e di altri segmenti della tenia partitocratica, riprodottisi per scissione. Che con il referendum vorremmo - già fra 18 mesi - decretare superato con il "modello americano".

Ci vuole tempo? Si. Quello del volere e del creare. Basterebbero le ore, i giorni e le notti di una buona, drammatica trattativa sindacale per un nuovo contratto. O non ne faremo nulla. Ottimismo della volontà? Volontarismo, illuminismo, ecc.? No. Convinzione suffragata da troppi fatti che se questo obiettivo non diviene (ma letteralmente) prioritario, all'interno di un tempo dato e prescelto, la logica delle cose, delle fazioni, delle appartenenze, delle strutture, continuerà a farci percorrere il suo corso distruttore.Chi, infine. Nessun soggetto mi appare d'obbligo e predestinato. Non è questo il metodo possibile.

Non è un mistero ch'io ritengo Mino Martinazzoli, oggi, impegnato sinceramente in un forte tentativo di riforma democratica, e del suo partito, e del paese. Sono, inoltre, convinto che, posti dinanzi ad opzioni chiare, sono certo che i "due tempi" di quell'incredibile miscuglio di grandi saggezze ed intuizioni e di pericolose volgarità non solamente espressive - che è Umberto Bossi - verrebbero rapidamente a maturazione: i democratici qui, i populisti e conservatori lì. Ma non pretendo affatto che altri accettino come scommesse obbligate queste mie impressioni, o desideri.

Allora? Non v'è che da unirsi - come propone anche Adornato alla signora Bindi ed a Segni e Martinazzoli, a Langer e Mattioli, a Veltroni e Occhetto, ecc., tranne a noi - su pochi e ben determinati obiettivi. Per un "polo" o una "coalizione", dicono. Per un partito, vorremmo

e diciamo.Parliamoci con franchezza: la logica delle "coalizioni" e dei "poli" è esattamente quella che ereditiamo dal quarantennio del regime. Quando Mariotto Segni, che continuerò a supplicare di dialogare con amici e compagni di lotta, e non di evitarli, propone l'elezione diretta del premier con questa legge elettorale, salvo correggerla "per meglio premiare una o l'altra coalizione", dà l'impressione di aver raggiunto - in assoluta autonomia, certo - coloro che vogliono riformare tutto, tranne sé stessi. Con la speranza che lì dove ieri avevano il ruolo partitocratico di una "opposizione" consociativa e di potere, oggi possano assumere quello di "governo". Occorre invece che sia chiaro al paese, contro demagogie, populismi, giustizialismi, tentazioni ex-italiane, o ex-democratiche, che possono governare la transizione e la crisi che rischia di travolgere tanta parte del mondo europeo e "opulento", oltre che del terzo mondo e dell'ex-impero sovietico, non altri che gli ideali, il patrimonio storico, gli

obiettivi della democrazia, dello Stato di diritto, fondandoli sui valori della persona e dell'ambiente (del "territorio").

Urge, e da tempo, compiere scelte laicamente conclusive, finali. Che non tollerino, a lungo, nemmeno quelle eccezioni delle quali sovente diciamo che confermano la bontà e la forza della regola. Per nostro conto, nei contenuti siamo determinati: ispirazione e formulazione "anglosassone", per molti versi nord-americana, delle istituzioni. Quindi anche Presidenzialismo, ma non prima che i contropoteri liberali, quelli della concezione federalista, ad intransigente contenuto democratico, e - soprattutto - del più "secco" dei sistemi uninominali per le elezioni istituzionali di qualsiasi tipo, siano venuti ad assicurarle dai rischi autoritari, avventuristici, populistici.

Per nostro conto, come Movimento, rivolgiamo un appello a raggiungerci, ad assumere i nostri connotati e arricchirci con i loro, a tutti coloro che sono già determinati a ritenere non dilazionabile un assieme di lotte contemporanee e convergenti sul piano del diritto, e dei diritti, internazionale, comunitario europeo, nazionale e regionale, molte delle quali già note e ingaggiate. Emblematicamente annunciamo qui, di già, come primi convegni del Movimento, uno su "Milton Freedman, il libertario" e su "Karl Popper, o della rivoluzione liberale". Arriveremo, spero ben presto, anche ad un Convegno su don Romolo Murri, il più misconosciuto, profetico, suggestivo dei radicali e dei cattolici democratici del nostro secolo. Non a caso scomunicato dalla politica e dalla cultura, con le loro legioni di chierici traditori, da oltre settanta anni di storia detta patria. Noi intendiamo essere forza, e forza subito, perché da subito e per subito si prefiguri e si formi quel partito democratico di democratici che in modo

duraturo potremo acquisire solamente dopo la grande riforma istituzionale e elettorale per le quali siamo di già impegnati e, sinora certo in troppo pochi, uniti.

Con Alleanza Democratica, della quale per lo più facciam parte, e ben decisi a non abbandonarla, con "popolari" e con "progressisti", con "badogliani" e anche "bottaiani" del regime, vorremmo ben presto esserci formati, e superati, come valore aggiunto, e non sostitutivo. "Con": nel senso di comune appartenenza ( e la solidarietà di membri del Partito Radicale non potrà non manifestarsi come feconda e determinante).

"Con": concordi, convergenti, e compagni. Abbiamo i nostri ritmi, le nostre capacità di lotta e le lotte di già ingaggiate. Le porteremo avanti, saldandole con il loro calore a storie "altre" e un tempo nemiche. Saranno preziosi, e letteralmente necessari, per partire in questa nuova impresa, tutti coloro che vorranno sottoscrivere questo nostro contratto, dalla regola chiara, comune, a termine. Dei nuovi, ho già detto. Ma vorrei senza infingimenti ricordare che tutti coloro che hanno saputo già dar corpo, e voce e mano al progetto di riforma e di alternativa democratica contro totalitarismi, contro partitocrazie, prefigurandolo nell'oggi, nella lotta, nella clandestinità, obbligata, nella marginalità imposta con la violenza, l'ingiustizia, l'illibertà, l'inganno, costoro non chiedono nulla. Offrono la parte riuscita della loro vita e della storia di questo paese. Occorre ed urge saperlo accettare.

Ora la parola è a voi.

Marco Pannella

 
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