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Radio Radicale - 28 settembre 1993
Il perché del "crimine" degli autoconvocati

SOMMARIO: Ricorda come, in occasione dei referendum dell'anno precedente, al paese sia stata offerta la straordinaria occasione di una effettiva parità di tempi televisivi, che hanno realizzato gli obiettivi delle lotte radicali di decenni. Alla Lista Pannella e a Pannella, nello scontro, vennero lasciati "i confronti più difficili". Dopo questa prova, i sondaggi di opinione accreditavano alla Lista pannella "oltre l'8% dei suffragi". Da quel momento, però, è di nuovo calato il silenzio. Ma quando, a contrastare chi voleva andare subito alle urne "con il vecchio sistema elettorale partitocratico", i parlamentari (tutti, senza eccezioni) furono convocati "alle 7 del mattino" in difesa della verità e del Governo, si è di nuovo scatenata la campagna di disinformazione, d'"un qualunquismo distruttivo": Pannella è stato anche accusato di essere "complice" dei ladri di regime.

(RADIO RADICALE, 28 settembre 1993)

Nella primavera scorsa l'Italia ha vissuto un evento letteralmente sconvolgente e senza precedenti (fors'anche senza confronti altrove). L'assoluto "equal time", la parità di tempi radiotelevisivi fra sostenitori del "sì" e del "no", e un dilagare di questi spazi da mane a sera, hanno fatto vivere al nostro paese un inedito scontro di profonda democraticità.

Fu, questa, la conclusione di una lunga, drammatica battaglia radicale, che è restata nella memoria del paese, e negli annali televisivi non solamente italiani, grazie anche all'invenzione del "bavaglio", per esprimere il carattere antidemocratico del confronto. In quella, e altre occasioni, lo spazio dei radicali (in genere proprio dei proponenti i referendum) e dei loro alleati fu di meno di un decimo rispetto ai nove decimi degli avversari.

Di fronte alla demagogia che sembrava efficacissima dei sostenitori del "no", fu lasciato alle "liste Pannella" ed a Pannella, molto spesso, l'onere dei confronti più difficili. E lo scontro fu fra l'antiparlamentarismo più scatenato, la criminalizzazione del referendum e dei suoi sostenitori, da una parte, e la difesa della tolleranza e della riforma "anglosassone" delle istituzioni, dei diritti dei "nuovi imputati", cioè i potenti e i violenti di ieri. Il 17% dei leaders del "no" mostrò che il paese, messo in condizioni di conoscere e di giudicare, era pienamente maturo e capace di non cadere sotto il fascino dei demagoghi.

Dopo questa prova referendaria, d'un tratto, tre diversi sondaggi, di "Famiglia Cristiana", di "Panorama" e de "L'Espresso" (quest'ultimi con titolo "Liste Pannella, quarta forza politica nazionale") accreditavano una organizzazione di fatto inesistente di oltre l'8% di suffragi. La Lega era al 13.5%. Da quel momento, la clandestinità è massicciamente calata, come è documento dal Centro d'Ascolto sulle trasmissioni radiotelevisive, e dalla semplice lettura dei quotidiani.

Nulla sulla lunga battaglia politica e parlamentare sulla legge elettorale; nulla sulla polemica contro i misteri di una "tangentopoli" che non contestava nemmeno a Milano i reati associativi agli imputati e che non decollava nella maggior parte delle Procure e nei confronti della sinistra della partitocrazia; nulla sul pieno di proposte e di iniziative politiche che da allora, su tutti i temi, istituzionali, politici, economici venivano avanzate. Nulla.

Ma non bastava. Occorreva passare alla distruzione dell'immagine. Qualsiasi scusa, qualsiasi pretesto sarebbe stato utilizzato.

Per combattere la posizione che tendeva ad andare durante l'estate, subito, a nuove elezioni con il vecchio sistema proporzionale partitocratico (chieste da MSI, Rifondazione Comunista, spesso dal PDS e dalla Lega), o volta - comunque - a neutralizzare Governo e Parlamento nella loro opera di controllo e di contenimento della bancarotta fraudolenta e delle sue conseguenze, prima dell'acquisizione della legge finanziaria, la "Lista Pannella" si è trovata assolutamente senza voce.

Quando, per una iniziativa cui sono stati sistematicamente e senza eccezione alcuna, invitati tutti i parlamentari, deputati e senatori, per motivi di lavoro alle 7 del mattino, si è scatenata una campagna di disinformazione, d'un qualunquismo distruttivo, non v'è stata possibilità di risposta.

A nulla è valso che il Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera, il Presidente del Senato, per loro conto, fossero impegnati ufficialmente nella stessa direzione, con gli stessi argomenti.

Pannella era passato con i ladri, con gli inquisiti, sinonimo di delinquenti e di corrotti (non si era ancora agli inquisiti del PDS!). E l'Italia, come per un paio di decenni, è tornata a caderci. Per la verità, Pannella avrebbe dovuto manifestamente esser ricoverato d'urgenza in un ospedale psichiatrico.

Finché i "ladri di regime" erano potenti, potentissimi, pericolosi, e nessuno scorgeva la possibilità del loro tramonto, avversario acerrimo, e pressoché solitario. Ora, mentre costoro erano trascinati nella polvere, loro complice e venduto.

A nulla è valsa la pubblicità di quegli incontri: mai un intervento, mai una richiesta di "colpi di spugna", ma solamente la difesa della verità per Parlamento e Governo, della civiltà dello scontro contro i fomentatori delle piazze, clienti di regime fino alla sera prima, divenuti ora dei savonarola per coglierne l'eredità.

Che importa? In tal modo, di alternativa democratica, di partito democratico, di riforma anglosassone e nord-americana (non sud-americana, quale avremmo se si eleggesse il "premier"

con suffragio diretto e con un Parlamento di mammozzi, poliponi, scorporati, con divieto di candidature indipendenti) non si è più parlato. E i soliti si apprestano a dire fra qualche tempo: "aveva ragione", per meglio negarla nel presente. Strano paese.

 
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