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Battista Pierluigi, Pannella Marco - 19 novembre 1993
PANNELLA: IN QUEGLI INSULTI C'E' IL PAESE
Durano da 15 giorni le telefonate di Radio Radicale con bestemmie, oscenità, razzismo

di Pierluigi Battista

SOMMARIO: Nell'intervista, Marco Pannella fornisce dati e giudizi assai interessanti, curiosi e degni di attenzione sul fenomeno di "Radio parolaccia", la trasmissione radiofonica che sta mettendo in luce "la violenza del mondo". Alla domanda se non tema di passare alla storia come colui che ha "innescato il più osceno e sconvolgente turpiloquio radiofonico", Pannella risponde denunciando piuttosto la "pigrizia mentale" di chi non vuole cogliere l'aspetto di grande interesse fornito dalla trasmissione: non c'è "un sociologo che si prenda la briga di studiarle, quelle voci", e nemmneno un "linguista...". Richiesto di un suo giudizio, Pannella parla di un "gorgo da incubo", "l'anonimia di chi non riesce ad articolare più di quaranta, massimo cinquanta parole" tra le quali spicca l'ossessivo "desiderio di 'spaccare il culo', segno di una nevrosi sociale..", "elemento patologico di impotenza e insoddisfazione sociale...", un bisogno "di esaltare il male che si oppone al Bene...". La trasmissione insomma fa veni

r fuori tutti "gli angoli torbidi e bui della nostra esistenza..."

(LA STAMPA, 19 novembre 1993)

ROMA. Ieri mattina è stata notificata ai responsabili di Radio Radicale la contestazione formale del garante per la radiodiffusione e l'editoria Giuseppe Santaniello per la violazione della legge Mammì. Lo rende noto, con un comunicato, la stessa Radio Radicale. »Il garante si legge nella nota sulla base dell'art. 31 della legge e a seguito di una nota del Circostel di Verona nella quale si segnala che Radio Radicale ha messo in onda, e continua a farlo, telefonate fatte da ascoltatori contenenti bestemmie, scurrilità e frasi offensive per la dignità delle persone, con riferimenti a gruppi e ad idee politiche, religiose e all'area geografica di appartenenza, contesta alla società Radio Radicale la violazione dell'art. 15, comma 10, della legge Mammì che così recita: "E' vietata la trasmissione di programmi che possano nuocere allo sviluppo psichico o morale dei minori, che contengano scene di violenza gratuita o pornografiche, che inducano ad atteggiamenti di intolleranza basati su differenze di razza, s

esso, religione o nazionalita" .

(Agi)

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(LA STAMPA, 19 novembre 1993)

Allora, Pannella, neanche un po' di paura? »Non capisco. Paura di che? . Paura di fare la brutta fine delI'apprendista stregone che scatena le potenze dell'inferno e poi ne esce stritolato, paura di essere travolto e sommerso dalI'Italia che strepita, urla, minaccia, impreca, bestemmia e s'azzanna e che trova ospitalità 24 ore su 24 nei microfoni aperti di Radio Radicale.

Ora la polizia ha pure inviato una denuncia alla procura della Repubblica di Roma per metter fine alle telefonate trasmesse no stop dall'emittente radicale.

Insomma, Pannella, non ha proprio un briciolo di timore di passare alla storia non come chi ha dato la parola agli esclusi, ma come quello che ha innescato il più osceno, il più sconvolgente turpiloquio radiofonico che si sia mai dato sentire? »Balle. Moralismi risponde lui insomma pigrizia mentale di chi preferisce mettere la testa sottoterra come gli struzzi e anziché inchinarsi e pregare dinanzi alla violenza del mondo, come ha deciso di fare un parroco ascoltando i messaggi di Radio Radicale, si preoccupa soltanto di andare alla più vicina caserma della polizia .

Allude a quei parlamentari che esigono di piantarla una buona volta con lo »sconcio di Radio Bestemmia?

»Non solo a loro. Mi riferisco anche ai responsabili del ministero dei Beni culturali, al Cnr, all'Università: cos'aspettate a finanziare Radio Radicale, quanto tempo occorre per convincervi che da quei 250.000 messaggi che stanno intasando da quindici giorni le 30 segreterie telefoniche di Radio Radicale affiora una fotografia straordinariamente interessante delI'Italia che urla, centinaia di migliaia di voci che sono lì, archiviate, pronte per essere messe a disposizione degli studiosi. E invece c'è sì il moralista che borbotta, ma non c'è un sociologo che si prenda la briga di studiarle, quelle voci, e nemmeno un linguista che si metta ad analizzare la diversità delle parlate, le sfumature fonetiche, le inflessioni dialettali. Un enorme patrimonio di conoscenza, e loro lo sprecano così .

Onorevole Pannella, non ci verrà a raccontare di aver acceso Radio Parolaccia con lo spirito di chi apre un laboratorio di studi? I maligni dicono anzi che si tratta di un'ottima trovata pubblicitaria.

»E i maligni, come al solito, si condannano a non capire niente. Secondo loro in un momento come questo noi rinunceremmo senza patemi a ore e ore di Radioparlamento, di Radiogiustizia, di Radiopartiti, di Radioreferendum, insomma alla normale programmazione di Radio Radicale da 20 anni a questa parte, e tutto perché? Per farci un po' di pubblicità. Non sono sfiorati, i soliti maligni come sempre più furbi che intelligenti dall'idea che non soltanto la nostra radio ma la radiofonia italiana in generale rischia la morte se non si riesce a uscire dalla giungla in cui sta per soffocare, un Far West senza leggi né regole che o cambia o finirà per distruggere uno dei veicoli essenziali della comunicazione democratica moderna. No, non molliamo proprio adesso... .

E certo, mai come adesso Radio Radicale è sulla bocca di tutti.

»Anche questo dicono i maligni? Bene, stavolta hanno ragione. In questi giorni la radio ha quadruplicato i suoi ascolti, milioni di persone che prima non ci conoscevano ma adesso giorno dopo giorno, cercano con affanno di sintonizzarsi sulle frequenze di Radio Radicale. Curiosità morbosa? Non saprei. Meglio questo di chi invece di scendere "nel gorgo muto", si mette a sbraitare nello stesso modo in cui gli altri sbraitano attraverso il telefono .

Appunto, un suo giudizio su chi sbraita insulti irriferibili approfittando dei vostri microfoni aperti.

»Un gorgo, un gorgo da incubo. Ma come, c'è da domandarsi, vi si dà la possibilità non solo di parlare ma di presentare per così dire il vostro biglietto da visita e cosa scegliete di lasciare di voi stessi? L'anonimia. Non l'anonimato, che è un'altra cosa, ma la torbida, paurosa anonimia di chi non riesce ad articolare più di quaranta, massimo cinquanta parole. Un numero infinito di fotocopie in cui variano soltanto gli accenti ma come in una parodia terrorizzante di unità nazionale, si adoperano le stesse, consunte parole a Trapani e a Milano .

E quali sarebbero queste parole?

»Prima di tutto l'ossessivo, maniacalmente ripetitivo desiderio di "spaccare il culo". Segno di una nevrosi sociale diffusa che dovrebbe far riflettere psicologi e psichiatri. Simbolo linguistico di una società in cui affiora un elemento patologico di impotenza e insoddisfazione sessuale in cui il sesso, come fosse un totem, diventa un simbolo di catartica violenza in grado di appagare istinti ben piantati nel nostro immaginario. E poi c'è la bestemmia reiterata, gridata, annunciata come in un cupo rullio di tamburi .

Non è una novità. Anche nel 1986, quando Radio Radicale ha aperto per la prima volta i microfoni, gli italiani si palesarono come un popolo di bestemmiatori.

»Stavolta di più, molto di più. E' come se tutto ciò che è percepito come Bene venga in realtà vissuto come la "cosa" maledetta che bisogna distruggere perché ha reso infelici le nostre vite. Da cui proviene il bisogno, come in un rovescamento nevrotico, di esaltare il Male che si oppone al Bene. Succede così che un papa come Giovanni Paolo II, pure così esistenzialmente pregnante, essendo per sua e nostra sventura distribuito in dosi quotidiane in modo oleografico come fosse il più potente della Terra, il simbolo stesso del magistero supremo, un Papa così finisce per diventare il bersaglio delle bestemmie, come se i mostri che credevamo sepolti ci si ergessero di nuovo innanzi .

Pannella, poi c'è l'odio incrociato Nord Sud, poi ci sono i nazi che inneggiano a Auschwitz...

»Poi ci sono gli angoli torbidi e bui della nostra esistenza, appunto. E allora: non è forse giusto che questo tetro mondo a luci rosse venga finalrnente alla luce del sole? Ho letto che anche Francesco De Gregori, un cantatutore che amo, ha espresso qualche perplessità. Vorrei rispondergli parafrasando i versi di una sua canzone che più o meno dice: "Ho affittato i miei occhi a una banda di ladri, vedono quello che vedono loro". Aggiungo io: "Ho affittato la mia voce a una banda di ladri, dice quello che dicono loro". Non è forse per questo che Pasolini amava noi radicali? .

Pierluigi Battista

 
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