Intervento di Marco Pannella al PE del 18 gennaio 1989
SOMMARIO: Rispondendo al Presidente Delors, secondo il quale la Commissione ha dato priorità "all'approfondimento dell'ampliamento" di una politica europea, si chiede se si tratti di quell'ampliamento "che è insito nelle cose" e oggi sembra sfociare "un po' dappertutto" nella "rivolta verso la democrazia politica", o invece dell'ampliamento "verso gli Stati Uniti d'Europa". In mancanza di un "punto di riferimento attuale verso l'unità politica" c'è il rischio di un "ripiegamento all'indietro". Dà atto a Delors della sua passione, ma constata che il Parlamento europeo non ha un "atteggiamento equivalente". Esso soffre di una "crisi di identità". La tattica di Delors, così piena di realismo, è "apprezzabile", ma...
(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, Speciale Parlamento europeo, 26 novembre 1993)
Signor Presidente del Parlamento, signor Presidente della Commissione - sfortunatamente non posso dire signor Presidente del Consiglio - sopporterete che noi altri radicali poniamo l'accento sulle critiche e sulle divergenze.
Signor Presidente Delors, Lei dichiara che la Commissione ha già adottato una posizione di principio - priorità all'approfondimento sull'ampliamento - ma il Parlamento si è pronunciato in proposito, e non ci troviamo di fronte a una svolta storica? In effetti di quale ampliamento si tratta? Si tratta dell'ampliamento che è insito nelle cose, di quell'ampliamento verso la rivolta, verso la democrazia politica che rumoreggia in Jugoslavia, in Ungheria, che rumoreggia un po' dappertutto nella nostra Europa? Ovvero si tratta dell'ampliamento verso gli Stati Uniti d'Europa, verso una sicurezza comune, una democrazia politica comune, una gestione democratica, politica comune e non burocratica, oligarchica?
Stiamo attenti, signor Presidente, che in mancanza di un punto di riferimento attuale verso l'unità politica, verso l'unione europea, verso gli Stati Uniti d'Europa, non assistiamo a un ripiegamento nazionalista, a una fuga all'indietro, e che qualora riescano a distaccarsi dall'impero sovietico con il consenso di Mosca, detti paesi non abbiano davanti a sé altra alternativa se non l'adesione subalterna a un mercato, a uno spazio economico, trovandosi impossibilitati ad ancorarsi nella concezione, nella forza dello Stato di diritto, della società di diritto, di un Parlamento di diritto, di un esecutivo di diritto, di un controllo statale di diritto.
Ciò spiega l'urgenza di oggi! Signor Presidente Delors, va ascritta a suo onore la passione che lei pone in una certa Europa, al servizio di un certo metodo, lei associa la passione al rigore. Quello che manca è un atteggiamento equivalente da parte del Parlamento. Questo Parlamento soffre di una crisi d'identità. Ha rinunciato al suo progetto di Trattato. Ha rinunciato al suo metodo. Il suo presidente, che qualche anno fa dichiarava di essere nato britannico e di voler morire europeo, ha evidentemente confuso la Camera dei Lord con la Camera degli accademici dove si diviene immortali.
E' stato Lei, signor Presidente Delors, e non il presidente del nostro Parlamento, a salutare la decisione sugli Stati generali del nostro Parlamento, decisione che gli fa onore. Il Parlamento europeo ha invece abbandonato questa idea. Fortunatamente qualcuno ha citato, come ha fatto lei, Altiero Spinelli, il quale considerava l'Europa politica come uno strumento essenziale, se si vuole che l'Unione economica e monetaria non sia un'illusione e soprattutto non sia una giungla in cui l'Europa più povera, più indigente, più emarginata - per ragioni storiche - rischia di essere totalmente assorbita, totalmente sommersa.
Signor Presidente Delors, Lei non ha parlato abbastanza dell'Europa politica. Lei ha affermato: "Siamo uno spazio economico, e vogliamo diventare un'unione economica e monetaria". Lei ha parlato di un sistema di banche, etc. Comprendo il suo realismo o la sua tattica. In realtà credo che parli in questo modo perché il Consiglio l'ascolti. In italiano si dice: "A nuora perché suocera intenda".
Detto ciò, signor Presidente Delors, debbo aggiungere che questo Parlamento ha perduto l'occasione di conferire alla dialettica interistituzionale la sua identità. In quanto radicali, in quanto federalisti, crediamo che il contributo che possiamo offrirle sia quello di un Parlamento che ritrova la sua identità, il suo metodo, i suoi testi!