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Santoro Italico - 8 dicembre 1993
I volti del transpartito: Italico Santoro
Aggregare l'area laica, democratica, liberale

SOMMARIO: Intervista. Secondo I. Santoro, due sono essenzialmante le ragioni che lo hanno spinto a reiscriversi: in primo luogo, per accorpare l'area "laica, democratica e liberale"; in secondo luogo perché condivide la battaglia radicale sul garantismo e la tutela dei diritti dell'individuo. Condivide le motivazioni che portarono alla convocazione del gruppo delle sette del mattino: "in quel momento il parlamento era sotto accusa" e occorreva dare un "altolà alle tendenze antiparlamentari". Ricorda quindi la sua esperienza nella Lega delle Cooperative, con il dibattito interno sul modello di gestione. La Lega era una struttura rappresentativa, che non partecipava alla "gestione diretta" delle iniziative imprenditoriali. Non è in grado quindi di valutare con quali regole esse si collocassero sul mercato.

(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE - 8 dicembre 1993)

Sono due le ragioni di iscrizione al Partito radicale di Italico Santoro, deputato repubblicano. La prima ragione va ricercata nella necessità di accorpare quanto più possibile quell'area intermedia, laica, democratica e liberale, che il sistema proporzionale aveva contribuito a dividere e di cui il sistema maggioritario rende indispensabile l'aggregazione per rafforzare la propria presenza nel paese e per avviare in una posizione di forza le eventuali intese elettorali che domani saranno necessarie.

La seconda ragione, di ordine più programmatico, è che condivido la battaglia - antica, ma oggi più necessaria che mai - sul garantismo e sulla necessità di tutelare i diritti dell'individuo. Su questo terreno bisogna dire che per un certo periodo può essere apparso anche legittimo un certo sacrificio.

Quando c'è stata l'emergenza sul terrorismo, sono state approvate una serie di norme che hanno dato vita a una vera e propria legislazione dell'emergenza. Quella legislazione non può essere la legislazione permanente di un paese democratico. Un paese democratico trova anzi il nocciolo della sua civiltà giuridica, che è la civiltà giuridica dell'occidente, nell'habeas corpus inglese, che risponde a tutt'altre esigenze che la legislazione d'emergenza.

Oggi è più che mai necessario superare quel tipo di legislazione, superare il diffuso ricorso al pentitismo, e valorizzare invece le esigenze di garantismo che sono state alla base delle battaglie del Partito radicale.

C'è chi dice che molti parlamentari hanno scoperto le ragioni del garantismo solo quando la forza della giustizia si è abbattuta sul Palazzo. Ci sono altri invece che dicono che le battaglie che sono state condotte dai tanto criticati "autoconvocati delle sette del mattino" sono battaglie di interesse generale dove non si difendeva se stessi, ma un interesse generale di civiltà giuridica e un interesse generale del paese. Tu che hai partecipato a queste riunioni: perché lo hai fatto?

Talora può anche capitare si facciano alcune battaglie dopo averle sperimentate sulla propria pelle. Molti problemi vengono sollecitati anche dalle esperienze personali ed io non trovo in questo nulla di disdicevole, perché è anche giusto che le esperienze siano vissute in maniera tale da approfondire i problemi rispetto ai quali poi bisogna porsi nell'interesse generale.

Quanto alle autoconvocazioni, credo che abbiano svolto una loro funzione. In quel periodo il parlamento era sotto accusa. Sembrava che il parlamento non fosse altro che una sorta di raccolta di inquisiti, senza neppure approfondire le ragioni politiche che hanno determinato la situazione attuale, e che sono molto più vaste e molto più complesse di quanto talora l'opinione pubblica non avverta. C'era bisogno quindi di dare un altolà a certe tendenze antiparlamentari che stavano montando nel paese, e io credo che le riunioni del gruppo delle sette abbiano contribuito a fermare le pressioni che in quel momento stavano emergendo contro il parlamento. Naturalmente questo significa anche che il parlamento deve fare con coerenza una serie di battaglie per la modernizzazione del paese e delle istituzioni in particolare. Bisogna portare a termine una serie di riforme. E' giusto per esempio che attraverso i referendum si riveda l'attuale legge elettorale, che di per sé non ha risolto in senso realmente maggioritario i

problemi, lasciando a metà del guado il paese sotto il profilo elettorale. Così come è giusto che questo parlamento approvi la elezione diretta del premier, poiché è l'unico modo per dare uno sbocco stabile e unitario alla vita politica del paese.

Il ciclone di Tangentopoli infuria ora anche sulle cosiddette "cooperative rosse". Tu sei stato, prima di diventare parlamentare, vice presidente della Lega delle Cooperative. Dalla tua esperienza quale impressione hai ricavato a questo proposito?

La diversità del PCI, che io trovavo nelle cooperative, era soprattutto nel modo di gestire un'azienda, un'impresa. Secondo la maggioranza dei cooperatori, cioè i comunisti, era necessario che un'azienda fatturasse molto: fatturando molto (anche producendo in perdita), avendo molte ordinazioni, si aumentava l'occupazione. Ed era un grosso errore.

Noi abbiamo dovuto fare una lunga battaglia all'interno delle cooperative per convincerli a passare alla logica del profitto, per convincerli cioè della necessità che un'impresa guadagnasse e che è quello il modo per garantire l'occupazione nel lungo periodo. La vera diversità che io ho colto era questa diversità, per così dire, di scarsa competenza imprenditoriale. Per il resto io ero Vice presidente della Lega, cioè di una struttura rappresentativa delle cooperative che veniva chiamata la "confindustria rossa", che non partecipava della gestione diretta delle azioni cooperative.

Quindi, come le singole cooperative, i singoli raggruppamenti operassero in concreto, questo era un problema loro, su cui mi riesce anche difficile dare una valutazione se non di ordine generale.

Le cooperative operavano sul mercato, erano costrette a partecipare agli appalti da sole o con altre imprese private e vivevano tutte le esperienze del mercato.

Di un mercato che per alcuni aspetti era inquinato e per altri no, e alla fine le cooperative hanno finito per vivere le esperienze di tutte le altre imprese.

Le ragioni della tua iscrizione per il 1993 sono ancora vive, ti reiscrivi per il 1994?

Mi pare evidente che mi reiscriverò anche per il 1994, proprio perché rimangono valide le ragioni che ho esposto prima e che mi hanno indotto a iscrivermi per il '93. Resta valida l'esigenza di lavorare per accorpare l'area liberal-democratica, resta valida l'esigenza di fare una lunga battaglia per riportare il paese sulla via di una civiltà giuridica occidentale, sulla via dell'habeas corpus e del garantismo. Se queste battaglie fossero già affrontate e risolte si potrebbe anche non iscriversi più al Partito radicale, ma purtroppo sono battaglie che richiederanno un lungo impegno nel tempo.

Il contributo del Pr a queste battaglie è indispensabile.

 
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