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Tiberga Guido, Pannella Marco - 24 dicembre 1993
"Io e Mariotto al governo"
"Ciampi ha chiuso, così può fare il bis"

"Il blocco progressista e quello moderato? Sono due bidoni a Roma, senza di me avrebbe vinto Fini"

Intervista a Marco Pannella di Guido Tiberga

SOMMARIO: Pannella conferma le motivazioni della mozione di sfiducia da lui presentata assieme ad oltre 150 deputati della maggioranza. E' stato lo stesso Ciampi, del resto, a proclamare di aver esaurito il suo compito. Personalmente, Pannella non ha l'intenzione di far "ritardare" le elezioni, mentre il PDS vuole affrettarle perché tene che arrivi qualche avviso di garanzia nei confronti dei suoi leaders. Respinge inoltre la corrente definizione di "polo progressista" e "polo moderato": si tratta di due "blocchi bidone", ai quali intende contrapporre una autentica "rivoluzione liberale".

(LA STAMPA, 24 dicembre 1993)

D. - Onorevole Pannella, perché questa raccolta di firme contro il presidente del Consiglio? Che cosa è successo? Lei ce l'ha con Ciampi?

R. - "Ciampi ha lavorato benissimo, e in condizioni estremamente difficili. Però, con una quasi paranoide e ossessiva sottolineatura, ha autolimitato il governo alle riforme elettorali e alla manovra finanziaria. Il 21 dicembre lo hanno proclamato: abbiamo raggiunto i nostri obiettivi".

D. - Sta dicendo che il governo è esaurito?

R. - "Assolutamente, negli obiettivi e nella composizione. A questo punto, anche se dovessimo votare il 20 marzo, questo esecutivo resterebbe mummificato fino a giugno. L'Italia non può permettersi il lusso di stare sei mesi difficilissimi senza importanti scelte di un vero governo".

D. - Quindi Ciampi se ne deve andare?

R. - "Si, visto che è sembrato volerlo lui per primo. E che ora 150 deputati almeno della sua maggioranza hanno risposto con una mozione di sfiducia al governo e di fiducia personale a lui. Non può restare ancora così un solo giorno dopo il 30 dicembre, quando prenderà l'ultimo provvedimento della manovra. Allora, se lo vuole, potrà fare un grande rimpasto, o ricevere un nuovo incarico per fare un governo politicamente forte, di fronte a un'opposizione forte. Deve scegliere: o prende il pds e il partito di Repubblica, o prende Segni e Pannella mettendoli in condizione di dare un apporto effettivo alla vita del Paese e all'accantonamento dei due blocchi che non sono altro che due bidoni, almeno allo stato attuale".

D. - Onorevole Pannella, sta dicendo che Ciampi dovrebbe scegliere subito la possibile futura maggioranza?

R. - "Sì, così anche l'elettorato saprà cosa scegliere".

D. - E deve farlo proprio adesso?

"Sì, perché una persona seria come lui non può restare a Palazzo Chigi con 150 parlamentari della sua maggioranza che si esprimono per la sfiducia, convenendo lui stesso che il suo compito è esaurito".

D. - Qualcuno dice che così si ritarderebbero le elezioni. Lei che cosa risponde?

R. - "Che non c'è alcun rapporto tra le dimissioni di Ciampi e le elezioni anticipate. Se anche Scalfaro volesse farle il 20 marzo - e noi riteniamo che sia una data frettolosa, e che sarebbe molto meglio la seconda metà di aprile - avrebbe tutto il tempo per farlo".

D. - Ma non c'è il rischio che qualcuno degli inquisiti usi il "cavallo di Troia" Pannella per i suoi fini?

R. - "Io sono l'unico che può dire di non essere mai stato usato quando questi erano prepotenti e super potenti. Figuriamoci adesso che sono ridotti a un cencio. No, non faranno di me quello che hanno fatto di coloro e con coloro che adesso li accusano".

D. - Lei dice che il pds vuole conservare il sistema. Eppure loro dicono che vogliono arrivare in fretta alle elezioni...

R. - "Certo che hanno fretta. Molta fretta. Hanno paura che gli avvisi non gli arrivino più con tutti i garbi che ancora si usano nei loro confronti".

D. - Sta dicendo che il pds ha avuto dei privilegi?

R. - "No. Sono felicissimo che Occhetto possa dire: i giudici non ci hanno convocato perché la documentazione che abbiamo presentato li ha convinti. E' giusto: penso però che anche agli altri avrebbero dovuto dare la stessa possibilità".

D. - Perché lei dice che forse Occhetto e D'Alema non sarebbero pronti a dimettersi?

R. - Perché da un mese sto chiedendo di fissare le regole. E per questo mi hanno escluso dal loro treno progressista. Ci sono Visentini, Giovanni Ferrara, Bogi, La Malfa. Ma io no".

D. - Lei quali regole chiede?

R. - "Loro, non io, hanno detto: chi ha l'avviso deve andarsene, E' una tesi cretina, ma è prevalsa. E allora io dico: se l'avviso arriva a me o a Occhetto, siamo candidabili o no? E se lo siamo, non lo saranno anche Scotti e altri come lui? Dobbiamo chiederci se non sono stati messi a morte dei personaggi politici che poi magari risulteranno innocenti. Devono fissare le regole, valide per tutti. Anche per loro stessi".

D. - Pannella, lei non è nel polo progressista. Ha convocato la convenzione del partito democratico. Come si trova dalla parte dei moderati?

R. - No, guardi: questi due blocchi sono due bidoni. Tant'è vero che a Roma, dove gli elettori che sull'aborto ci avevano dato l'80 per cento, che avevano sempre messo Fini in minoranza, si sono spaccati finendo quasi 50 a 50. Se abbiamo vinto, è stato solo perché c'era Rutelli: un radicale ambientalista. No, non mi rassegno: se credevano che fossi disarmato non lo sono affatto".

D. - A che cosa non si rassegna?

R. - "Ai blocchi bidone. Io credo che sia possibile avviare una triplice rivoluzione in 70 settimane, tante quante ci separerebbero dai 13 referendum. Una rivoluzione istituzionale e democratica. Un inizio di rivoluzione liberale, contro uno Stato anti-mercato, che si conferma sempre più come il successore dello Stato corporativista. Così avremo quello che volevano Luigi Einaudi, Ernesto Rossi, Altiero Spinelli: il meglio della democrazia italiana, contro la demagogia e al populismo comunista e clericale".

D. - Lei per quale obiettivo lavora?

R. - "Per far fuori i due blocchi. Il primo è quello tra Fini e Berlusconi: un'alleanza che non ha senso, una cosa contro natura".

D. - E l'altro?

R. - "L'altro è quello creato dal pds, l'unico partito che esce dalla partitocrazia senza le pezze al culo, ma anche senza una politica. Con la paura delle proprie idee e dei propri ideali. Quello delle sinistre, che non mi vogliono, è un treno blindato. Blindato e perdente. Ripeto: a Roma, se non c'eravamo noi, vinceva Fini".

D. - Onorevole Pannella, che cosa si aspetta dal dibattito parlamentare del 12 gennaio?

R. - "Io mi auguro che Ciampi sentirà più fortemente il senso dello Stato che le ragioni di Stato e dei partiti".

D. - Cioè?

R. - "Cioè non ci sarà dibattito, se Ciampi si dimetterà prima. Sono sicuro: perché quelli che hanno presentato la mozione di sfiducia lo hanno fatto anche come prova di fiducia rispetto alla persona Ciampi. Mi rifiuto di pensare il contrario: vorrebbe dire che non siano di fronte a una persona degna di stima, ma alla rotella di un meccanismo impazzito".

 
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