Marco Pannella presenta la sua ricetta, rivendicando la coerenza della sua battaglia politicadi Dimitri Buffa
SOMMARIO: Denuncia le etnie conservatrici (quella serbo-progressista, quella missina...) che rischiano di affermarsi nel nuovo Parlamento grazie alla complicità della Rai. Senza deputati della lista Pannella nel nuovo Parlamento la mafia vincente non avrebbe seri ostacoli per dominare il Paese. "Non si diventa liberali da antiliberali che si era prima, alla vigilia delle elezioni, d'un tratto". "In un Paese democratico responsabile della politica criminale è il Governo, che può essere abbattuto o criticato dal Parlamento. Non dai magistrati."
(L'OPINIONE, 17 marzo 1994)
Inizia il conto alla rovescia per il 27 marzo. "L'opinione" ha chiesto a Pannella di approntare una sorta di manuale di sopravvivenza per le elezioni. Ecco cosa ci ha detto.
D. A pochi giorni dal voto gli italiani non sanno come si fa. Cosa deduce da questo?
R. Se sapessero di non sapere sarebbe già un bel progresso. Ma temo molto che il maledetto riflesso di "fare massa", come per il passato , non importa tanto attorno a chi, torni a prevalere. La Rai-Tv, se si sa guardarla, le sue indicazioni le sta dando: progressisti sempre ed innanzitutto. Alleanza nazionale-Msi e nuova Dc (Ppi e Patto), Berlusconi è il diavolo e noi non esistiamo".
D. Lei ha detto che "etnia serbo-progressista sembra decisa a cancellare Pannella e i suoi dal primo Parlamento della seconda repubblica". Perchè?
R. Vedo con piacere che mi accade ancora di arricchire il linguaggio noioso della politica. Ma le etnie sono oggettivamente unite (come usavano dire?) e di etnie vere e proprie oggi non vi sono che quella serbo-progressista, quella missina, quella che resta al cardinal Ruini. Quella di Bossi non ha veramente avuto il tempo di formarsi, mentre per Forza Italia si tratta di un movimento di opinione. Le etnie sono conservatrici, gli altri più o meno liberali e riformatori. Ma senza di noi non vi sarebbe seria possibilità di correggere nel nuovo Parlamento, questo vizio d'origine, e la mafia vincente non avrebbe seri ostacoli per dominare il Paese e il Parlamento.
D. A Roma lei sfida Fini, in altri collegi siete i candidati del "polo della libertà" che comprende anche Alleanza nazionale oltre alla Lega e a Forza Italia. Qual è il significato di ciò?
R. Una volta di più questo significa che siamo con noi stessi, senza discriminare nessuno che con noi sia d'accordo. Nel Nord con Berlusconi e Bossi, stiamo cercando di dare un seguito politico ed in parte anche elettorale, alla battaglia referendaria che ci ha già visti uniti; e con la Lega, ci accomuna la comune propensione per un sistema federale anglosassone. Dove sono alleati, sia pure tecnicamente, Berlusconi e Fini non siamo d'accordo. Anzi avevo promosso un'aggregazione con Martinazzoli, Segni, Amato, Zanone a Roma, ma lor signori non hanno voluto. Ripeteranno l'esperienza Caruso più Ripa di Meana. Berlusconi, nella sua inesperienza politica, principale limite che gli riconosco, ha peccato di vecchio opportunismo nella sua scelta al Centro-Sud. Le idee, i valori, le storie non si inventano in una sola notte. Non si diventa liberali da antiliberali che si era prima, alla vigilia delle elezioni, d'un tratto. Fini è se stesso. E' stato e resta contro le grandi battaglie per i diritti civili: divorzio, a
borto, obiezione di coscienza, riforma elettorale uninominale secca all'anglosassone, contrario all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, dalla parte di Saddam e Milosevich, illuso di poter risolvere tutti i problemi con i carabinieri, compreso quello della droga.
D. Domanda da cento milioni: quale futuro per la Seconda repubblica?
R. Non vi sarà seconda repubblica senza un vero senso liberale della società, dello Stato della persona. Con i "verboten", i divieti, non si governa. Le leggi sono norme, regolamenti: non divieti o esorcismi per sostanze proibite. I conservatori di destra e di sinistra (e oggi in Italia sono questi ultimi quelli più potenti, prepotenti, quasi onnipotenti) sono fatti per stare insieme contro di noi, come sempre. Occhetto infatti dice chiaramente che preferisce Fini ("che simpatico") a Berlusconi, per non parlare di noi".
D. Legge elettorale e consociativismo. Attrazione fatale?
R. Sì, questa legge come quella del doppio turno alla francese sono fatte per i "poli". Riproponendo all'interno di ciascun polo una politica di molti partiti, cioè partitocratica. Noi vogliamo nuovi partiti (non "poli") all'americano, due, massimo tre. Invece vedrete che cercheranno di fare un governo di unità nazionale: ex Pci, ex Msi, ex Dc.
D. E lei cosa ha di nuovo da dire a chi la vorrebbe prepensionare?
R. Concetti come la democrazia, lo Stato di diritto, la difesa della persona come fondamento dei valori patriottici, familiari, politici e civili. E ancora e sempre: tolleranza, nonviolenza, federalismo, un Governo mondiale animato da Europa e Stati Uniti.
D. Informazione buona e cattiva, penne sporche e "lavate con Perlana". Tv di Stato e Fininvest. Mondadori e Caracciolo. Usigrai e Fnsi. Salfari e Borrelli. Che le suggeriscono questi accostamenti?
R. Il passato prossimo venturo se la gente on ci darà una mano a seppellirlo.
D. Magistratura e corruzione, caso Tortora e caso Napoli. Lei fu facile profeta?
R. No. Sappiamo solo pre-vedere, gli altri pare di no. Ma la gente non ci dava, non poteva darci, ingannata com'era e com'è dai mass media e dalla corruzione, la forza minima necessaria per scongiurare il peggio e consentire il meglio. Chi oggi ci legga, stia dunque accorto.
D. Superare tangentopoli: è possibile?
R. Solamente quando saremo passati a colpire la tangentopoli della legge e del diritto, per non parlare di quella della verità. Sennò la mafia vincente, quella di queste tangenti ideologiche, ci darà un regime ancora peggiore di quello fondato sulle mazzette in danaro.
D. Si è parlato del giudice elettivo come negli Usa e di riforma elettorale uninominale anche per il Csm. Che ne pensa?
R. Giusto parlarne e approntare i termini per questa battaglia. Che fa però tutt'uno con quella per l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, della confusione fra giudici e polizia, del corporativismo di sinistra fascista dell'Associazione Nazionale Magistrati. In un Paese democratico responsabile della politica criminale è il Governo, che può essere abbattuto o criticato dal Parlamento. Non dai magistrati. E' come se la guerra o la pace dovessero essere governate o "autogovernate" da generali dell'esercito e di polizia, o la sanità decisa da medici e farmacisti, o la politica produttiva dalla Confindustria. Tutto questo è il vecchio.