Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mar 23 apr. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Lista Pannella Riformatori
Marinoni Daniele, Pannella Marco - 20 marzo 1994
INTERVISTA ON. MARCO PANNELLA
a cura di Daniele Marinoni

SOMMARIO: Forse l'unica verità di questa campagna, dice l'intervistato, è "la posizione assunta" da Pannella e dalla sua Lista. Pannella replica che questa posizione non è "nuova", ma è la conseguenza di trenta anni di lotte antipartitocratiche. Non si preoccupa pertanto che il tradizionale elettorato radicale lo segua, ma spera che tutti i cittadini sappiano valutare l'importanza dei 13 referendum, che sono il programma elettorale della Lista. Nega che queste elezioni si compiano con un sistema maggioritario: esse sono ancora il frutto di una intesa "consociativa" tra DC e PDS. La legge consente il formarsi di "mammozzi e poliponi vari", che coartano l'elettore. Le proposte avanzate, di elezione diretta del premier, sembrano più ispirate a modelli sudamericani che democratici. Per fortuna ci sono già i due referendum sul sistema elettorale presentati dai radicali. Su di essi dovrà misurarsi il prossimo governo. Purtroppo "la litigiosità tra i poli è altissima": comunque, nel dibattito tra Stato e mercato, n

essuno deve dimenticare che tra le due entità c'è anche "il cittadino".

(TERZA PAGINA, periodico dei fatti, della cultura, delle opinioni)

on. Pannella, fra tanto presunto "nuovo" e "vecchio riciclato", forse l'unica vera novità di questa campagna elettorale è proprio la posizione da Lei assunta. Vuole riassumerci il perchè di questa scelta?

"La ringrazio per l'apprezzamento, ma vede la mia scelta non è nuova, nel senso che ha attraversato con le battaglie fatte dai radicali almeno gli ultimi 30 anni di regime. Voglio dire che il sistema partitocratico è stato denunciato in tutte le sue articolazioni da me e dai miei compagni radicali per la sua ostentata illegalità, per il suo configurarsi come associazione per delinquere a danno dei cittadini e della democrazia. E ora che le strutture del sistema scricchiolano perchè l'architrave democristiano si è sbriciolato il PDS, l'altro punto d'appoggio della partitocrazia, è stato candidato a legittimo erede della illegalità del sistema. La mia scelta, che le appare come novità, è la continuità di una lotta perchè sotto mentite spoglie non si ricostituisca l'intero sistema di interessi, che dalle tecnocrazie giornalistico-televisive-sindacalistiche a quelle finanziarie e giudiziarie spera di ricostituire i propri profitti all'ombra della quercia".

Lei crede che il tradizionale elettorato radicale potrà accettare questa sua presa di posizione?

"Non abbiamo mai considerato l'elettorato come proprietà perchè noi riteniamo che le libere scelte dei cittadini sono alla base della democrazia e soprattutto perchè non abbiamo mai avuto affezioni per le culture di appartenenza. La mia non è una presa di posizione, ma una politica rivolta a tutto il paese per riformare veramente le nostre istituzioni e per costruire uno Stato di Diritto. E' il Paese quindi che deve, più che accettare, scegliere consapevolmente la politica delle riforme che noi abbiamo incardinato con i 13 referendum sottoscritti da oltre 19 milioni di cittadini e che si celebreranno nella primavera del 1995. Ognuno di quei referendum è un capitolo del programma dei riformatori, e proprio sotto il simbolo dei riformatori abbiamo presentato in tanti collegi italiani i nostri candidati".

Il sistema maggioritario sembra non aver dato i risultati sperati: si sono sì formati tre schieramenti, ma è ormai chiaro che si tratta solo di accordi elettorali e non di vere e proprie alleanze di governo. Occorrerà ripensare dopo il 27 marzo la legge elettorale e magari pensare ad una possibile elezione diretta del Presidente del Consiglio?

"Noi non siamo in un sistema maggioritario, la legge elettorale con la quale voteremo il 27 marzo è il frutto del patto di sangue stipulato tra Democrazia Cristiana e PDS per il mantenimento dell'egemonia consociativa. I risultati in cui loro speravano si sono realizzati in parte, nel senso che la DC ha subito un tracollo. Noi siamo ancora fermi ad una proporzionale che utilizza il maggioritario non in funzione della semplificazione delle forze politiche, ma al contrario ne esaspera e moltiplica gli effetti. Si dovevano ridurre i partiti e invece si sono miltiplicati, si doveva consentire all'elettore di scegliere la persona e invece ancora una volta l'elettore è intrappolato tra i "simboli, mammozzi e poliponi". Tutto per imbrigliare e coartare la scelta dei cittadini. Noi non aspettiamo il 27 marzo per ripensare la legge elettorale. Abbiamo raccolto, come le dicevo, più di 2 milioni di firme su tre quesiti referendari, due dei quali, eliminano, per la Camera e il Senato, la proporzionale. Certo siamo

dell'avviso che la riforma elettorale per essere completata dovrà prevedere l'elezione diretta dell'esecutivo. Ma attenzione, abbiamo sentito alcune proposte che non ci convincono, l'elezione del premier, o roba del genere, che ci fanno pensare ai proponenti più come ispirati dal modello presidenziale sudamericano che da quello degli Stati Uniti d'Amercia. Quest'ultimo ci sembra il modello verso il quale indirizzare la riforma delle istituzioni e che, vale la pena sottolinearlo, è un sistema che ha una base bipartitica e non bi o tripolare come avviene adesso secondo i comodi di Occhetto. Naturalmente il Movimento dei club Marco Pannella lo immaginiamo e lo pratichiamo come fase costituente del partito Democratico, all'americana, in alternativa a un altro partito, conservatore del vecchio regime, così come si configura oggi il fronte guidato da Occhetto".

Nell'ipotesi che lo schieramento che Lei appoggia ottenga il successo che i sondaggi prefigurano, quale governo può ipotizzare e con quali forze?

"E' difficile fare ipotesi. Non vedo alternative, so solo che il prossimo governo non potrà prescindere dalla base programmatica tracciata dai 13 referendum che si terranno nella primavera del 1995".

Bossi attacca sia Fini che Berlusconi. Così il Polo delle Libertà, come quello progressista, manifestano al loro interno una "litigiosità" verbale ed anche ideologica notevole; Adornato di A.D. prefigura, già adesso, in un'intervista, un possibile governo di "centro" fra AD, PPI ed altre forze laiche. Ma allora si cambia tutto per non cambiare niente?

"La litigiosità tra i poli è altissima e non poteva essere diversamente, ognuno cerca di accaparrarsi la parte maggiore del cartello elettorale. Adornato non prefigura un possibile governo di centro, sta facendo soltanto il conto, senza l'oste, per il cartello progressista. La migliore conferma della nostra analisi sulla natura consociativa di quel cartello la si trova nelle parole di Adornato, e del resto chi meglio di lui poteva pronunciare, in vernacolo siciliano, la lezione di Tancredi?"

Qual'è il suo giudizio sul programma dei Progressisti?

"Potrei dirle che non mi viene in mente niente quando penso al programma dei progressisti. Le domando: hanno un programma?"

Berlusconi viene attaccato soprattutto per il suo programma definito un contenitore di sogni e di false promesse. Quali punti Lei ritiene debbano essere sostenuti e difesi? Dove cominia insomma la concretezza e finisce la propaganda?

"Contenitori di sogni, false promesse, tutto questo appartiene al linguaggio manicheo di chi decide autisticamente di essere virtuoso. Il movimento Forza Italia che ha sottoscritto i nostri referendum si pone il problema di creare un rapporto più equilibrato tra Stato e società; al di là di ogni etichetta credo che le due entità, Stato, e mercato debbano essere strappate da una malintesa cultura, e fatte rivivere nell'oggi dentro le condizioni attuali per ricominciare a parlare di sviluppo. Chi pretende, per giustificare la miseria culturale dello statalismo assistenziale ed invadente, di innalzare la colonna del liberismo selvaggio, del Dio mercato come risolutorio, dimentica un fatto di grande importanza che tra Stato e mercato c'è il cittadino".

Quali sono i principali impegni che Pannella si sente di assumere di fronte agli elettori per la prossima legislatura?

"Si, i nostri referendum, come le ho già detto, sono una garanzia per il Paese che questo secondo tempo della Repubblica non diventi regime".

In conclusione, votare per Pannella e per i suoi candidati, questa volta, cosa significa?

"Votare per Pannella e per i candidati del movimento sotto il simbolo dei riformatori, significa assicurare una presenza in Parlamento alle lotte contro il sistema partitocratico, ma vuol dire anche e soprattutto che i cittadini italiani sanno distinguere tra vecchio e nuovo, tra progressismo e sviluppo, tra menzogna e verità".

 
Argomenti correlati:
elezioni
partitocrazia
berlusconi silvio
referendum
stampa questo documento invia questa pagina per mail