ROMA - HOTEL ERGIFE - 10 aprile 1994SOMMARIO. Deplora come anche nella recente campagna elettorale i temi di politica "estera" siano stati dimenticati, o trattati con superficialità, anche da forze amiche come "Forza Italia". Il Partito radicale ha lavorato in questi giorni, grazie al digiuno di O.Dupuis, per ottenere che le Nazioni Unite operino davvero alla costituzione del Tribunale permanente...Nessuno pensa che la costituzione di uno Stato possa prescindere dalla legge, dal dirtitto, ma nessuno riflette che anche nei rapporti tra Stati si debba chiedere lo stesso rispetto per il diritto internazionale, fornendolo di strumenti per farlo rispettare. Il Partito Radicale ha cominciato a lavorare per organizzare tutto questo, ma dei trentamila che si iscrissero l'anno scorso oggi sono restati solo quattromila. Il Partito radicale è il partito degli "estremisti del diritto", che sa che la politica estera non ha a che fare con la convegnistica e non può essere lasciata solo ai diplomatici e agli esperti.
Grazie, Cari amici, cari compagni, care amiche , io vorrei aggiungere alcuni pensieri a questa convenzione dei Riformatori, alcuni pensieri che sono alla base delle iniziative della costituzione, dell'esistenza stessa - oggi - del Partito Radicale transnazionale transpartito. Molte cose sono state dette in tutti gli interventi di ieri e di oggi sui problemi che riguardano il nostro paese, ma in qualche modo - salvo alcuni interventi molto rari - ho sentito riecheggiare anche qui una specie di introversione totale dell'opinione pubblica, di molti di voi, del paese stesso su se stesso, come se la delimitazione dei confini geografici sia diventata, o torni a divenire, una delimitazione politica e di interesse politico; ho tentato in questa campagna elettorale di sottolineare questo che, per me, è il gravissimo limite di un paese un po' aggrovigliato su se stesso. Nessuno nega evidentemente i problemi, ma la riflessione che molti dei nostri problemi non hanno soluzioni adeguate a livello nazionale è sfuggita al
la stragrande maggioranza del dibattito politico, per lo meno di quello elettorale; solo ieri nel suo intervento Tremonti dava accenni, suggestioni e suggerimenti diversi, e ci ricordava appunto quella che, ancora oggi in modo inadeguato, viene chiamata politica estera e - come tale - espulsa dal dibattito politico. Non ci si confronta, non c'è scontro nè dibattito, semmai c'è una vaga differenza di opinioni ma una sostanziale indifferenza ad occuparsene. Tremonti ci diceva ieri, invece, quanto quella che si chiama in modo inadeguato politica estera, è invece politica monetaria, politica finanziaria, politica dell'ambiente, politica dell'occupazione, politica degli investimenti, oltre che politica dei diritti civili e umani; tutto questo aspetto è assente, se non escluso, dal dibattito politico. Io perciò voglio portare il contributo delle riflessioni e delle attività del Partito Radicale. Immaginate la stranezza: in questo momento così decisivo (dicono) per le sorti del nostro paese, un gruppo di radicali -
inscritti al partito Radicale a Roma come a Mosca, a Kiev come a New York - pochi e isolati, si sono occupati ...d'altro; ma è altro significativo e importante proprio per quello che noi vogliamo costruire. Immaginatevi la stranezza di Olivier Dupuis che con altri digiuna trenta giorni per una apparente inosservata sciocchezza, e cioè che il tribunale ad hoc istituito dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza non resti... non rischi di rimanere lettera morta, e chiede dunque chee si votino i fondi necessari perchè possa effettivamente funzionare. Questa, la vittoria che abbiamo avuto: mentre tutti, magari, si scambiavano fax o telegrammi di presenze e di iniziative elettorali migliaia di cittadini, italiani e non, hanno inviato fax, telegrammi a qualcosa che la stragrande maggioranza degli italiani, ma anche dei politici, non sanno neppure che esista, cioè alla quinta Commissione delle Nazioni Unite, perchè la loro riunione di questa settimana fosse una riunione decisiva ed importante; e dico questo perc
hè io temo che da quello che ho visto in tutti i programmi elettorali di tutti gli schieramenti politici - non me ne vorrà né Forza Italia nè altri - tutto quello che ho letto di programmi di politica estera è vecchio, vetusto, inadeguato, rimasticato forse ma certamente non all'altezza dei problemi che il mondo ha di fronte e che il nostro paese sicuramente deve tentare di conseguire. C'è un concetto, ad esempio, che a noi sembra scontato (e che abbiamo riassunto nel comitato "non c'è pace senza giustizia") che sembra una banalità: ovvero che non è più possibile continuare nei rapporti internazionali come rapporti semplicemente di vertice, come rapporti di potere; non è più possibile questa strada, l'unica strada possibile - da inventare e da perseguire - sono rapporti internazionali che siano basati sul diritto, e quindi sul diritto internazionale, che pure esiste ma non ha gli strumenti né per essere applicato, né per essere poi attivo. Ebbene, io credo che se non si imboccherà molto velocemente questa st
rada - e cioè che i rapporti tra gli Stati, non diversamente che i rapporti tra i cittadini, devono essere basati sulle regole, sul diritto e quindi sugli strumenti che lo sappiano far applicare quando questo venga violato - ci avveremo alla legge della giungla o alla continuazione della legge dei paesi più forti contro i paesi più deboli, O, peggio ancora, alla lite intestina dei paesi più forti, i quali trovano normalmente un punto di convergenza unitario contro i paesi poveri senza però poi trovare convergenze positive al loro interno. E almeno a noi sembra, a chi di noi ci ha già riflettuto e ci ha lavorato - compagni, amici che non conoscete, amici che hanno passato questo tempo nelle zone più strane del mondo, persino a Roma-Torre Argentina (che al terzo piano è sconosciuta ai più di voi e che invece credo ha saputo sfornare in questi ultimi anni di pratica e di prassi di partito transanzionale quel molto, ma è davvero moltissimo, che le risorse così esigue in termini finanziari - e anche di personal
e, di risorse umane - ci consentivano) - ma a nessuno in realtà verrebbe in mente, credo, di organizzare un paese, diciamo la nazione, senza leggi, senza poliziotti, senza magistratura e senza tribunali. Credo che a nessuno verrebbe in mente di pensare che il contratto sociale non è quello stabilito, appunto, dalla legge, dal rispetto o dalla violazione della legge. Si è sempre, invece, ritenuto scontato - e questa strada non è mai stata esplorata - che i rapporti tra gli Stati potessero fare a meno di tutto questo, potessero basarsi solo - così come è accaduto - sul bipolarismo Stati Uniti-Unione Sovietica, che non esiste più. Tutti hanno registrato la caduta del muro: ma (consentitemi, senza orgoglio, ma è vero) nessuno ne ha tratto le dovute conseguenze: se il bipolarismo non è più, altro dobbiamo sostituire e non può essere l'ordine americano; io credo che l'unico ordine che noi possiamo costituire - ah!, se l'Europa esistesse! - è quello della giustizia, dei codici e delle convenzioni. Allora, il Part
ito Radicale transnazionale e transpartito tenta questa strada in salita. Siamo abituati, compagni e compagne, amici ed amiche, agli applausi facili quando prendiamo una iniziativa, e per converso siamo abituati anche agli scherni facili, dipende dagli schieramenti! Ma c'è una cosa a cui siamo anche molto abituati e però francamente un pò stufi: il ritrovarci soli quando l'iniziativa - applaudita o schernita - diventa difficile, faticosa, clandestina e necessita di tutta la nostra determinazione, di tutta la nostra convinzione, di tutta la nostra testardaggine per farle fare un passo in avanti, un millimetro al giorno ma nella direzione giusta. Credo che il Partito Radicale si trova in questa fase: l'anno scorso, trentamila inscritti, qualunque siano i motivi; poi è cominciata la costruzione difficile, in salita, clandestina di una organizzazione transanzionale: ebbene, molti non hanno avuto la pazienza, l'attenzione o anche l'umiltà di guardarne il risultato; oggi ci sono, oggi il tribunale ad hoc c'è, dobb
iamo pretendere che esista come primo passo per il tribunale permanente. E non riteniate che sono cose ultronee, estranee al dibattito che abbiamo in corso come convenzione dei riformatori. Credo abbiamo un compito alto, grande, nel nostro paese e fuori del nostro paese e mi auguro davvero che quello slancio che portò ai trentamila iscritti - e che ne porta oggi soli quattromila - torni invece (non nello slancio televisivo che non ci sarà, i momenti storici non si ripetono) ma nella convinzione di ognuno di voi, di ognuno di noi, che questo straordinario strumento - fragile certamente, ma maturo - ha saputo non solo resistere, resistere alle tormenta, esserci, pur quando l'attualità diceva tutt'altre cose. Abbiamo ottenuto questo tribunale, non so però dove sono spariti i "pacifisti", quelli che o fanno le marce oceaniche con i sindacati oppure non sono capaci di mezza iniziativa e di mezza invenzione politica - non sono capaci mai neanche di pagare di persona - quelli che ritengono che "la pace innanzitutto
...", quelli che vogliono la pace a tutti i costi, specialmente quando i costi li pagano gli altri: ed è cosi facile volere la pace a tutti i costi quando i costi li pagano gli altri... Noi siamo invece, in Italia e fuori, gli estremisti del diritto. Noi siamo per il diritto a tutti i costi, pronti a pagare questi costi perchè sappia vincere la regola, il diritto, la legge e non la barbarie. Per questo vi chiedo, iscrivetevi al Partito Radicale, non riteniate che è altra cosa, è parte integrante di una cultura non solo mondialista, non di turismo internazionale, non di convegnistica, non di chi pensa che la politica internazionale è - appunto - un convegno di tanto in tanto da qualche parte, di vecchia internazionale socialista o di vecchia internazionale liberale o democristiana; è una unità, una organizzazione di gente, di gente "qualunque" che non è stupida per niente, che quando si riesce a parlare capisce perfettamente. Credo, parafrasando, che la politica estera sia cosa troppo importante per lasciarl
a agli esperti ed ai diplomatici: solo se sarà di tutti noi, io credo, di tutti noi cittadini - disarmati forse, ma armati di convenzione e di convinzione - potremmo forse anche lì segnare un punto di partenza diverso dalla banalità, dalla mediocrità, dal buon senso comune a molto buon mercato, cercando di stabilire, per chi è più debole di noi, le regole a cui attenersi. Grazie, iscrivetevi al Partito Radicale!