ROMA - HOTEL ERGIFE - 10 aprile 1994Io credo che il successo, la qualità e la quantità delle presenze in questa Convenzione dei Riformatori dimostri che questa iniziativa è, si è dimostrata e si rivela una grande idea-forza. Credo che lo si dimostri ancora di più alla luce della assoluta incapacità di riflessione autocritica da parte della sinistra, cosiddetta progressista, sulle ragioni del suo insuccesso; una sinistra che in questo paese non ha vinto mai, se non quando è stata costretta dalla componente di sinistra liberale - libertaria e radicale - a fare determinate battaglie libertarie, di diritti civili, per le riforme. Solo quando è stata costretta, letteralmente "a pedate nel sedere", a fare queste battaglie ha saputo ottenere delle vittorie; solo quando ha saputo fare delle battaglie liberali. Eppure è una sinistra che ci ha sempre visto e continua a vederci come il peggior nemico e continua ad essere prigioniera di una certa cultura - lo vedemmo in campagna elettorale, ma anche dopo, ora - sempre più improntata all'intolleranza, al g
iustizialismo, una cultura illiberale. Io credo invece che, quando i risultati elettorali portano alla scomparsa di quelli che devono essere gli alleati nell'ambito del fronte progressista, rimangono sostanzialmente (come è logico quando prevale questo tipo di impostazione e di egemonia) soltanto il P.D.S. e Rifondazione. Gli altri soggetti praticamente spariscono. Credo che tutti coloro i quali pensavano che il modo di aiutare la sinistra ad un cambiamento fosse di partecipare a questo fronte progressista così ammassato, debbano riflettere sulla necessità invece di dare il loro apporto, il loro contributo in maniera diversa e di far parte invece di questa componente liberale della sinistra che noi rappresentiamo. Certamente è molto difficile, ma è una occasione che abbiamo di fronte a noi, perchè i risultati del 27 e 28 di marzo hanno rappresentato un momento di rottura grazie, bene o male, a quella legge Mattarella che presenta certo difetti, ma che ha funzionato da legge maggioritaria. Gli elettori hanno
scelto; e credo che si apra, sia pure con grande difficoltà, la opportunità di una riforma, di una grande riforma, di una rivoluzione liberale che possiamo e dobbiamo compiere e le cui probabilità di successo dipendono, in modo quasi prevalente, dalla nostra capacità di organizzarci, di fornire una risposta di massima forza attraverso la nostra presenza nel governo e nella maggioranza. Io credo che il nostro apporto sarà apporto decisivo in questo senso, apporto per un'opera di riforma innanzitutto, di riforma istituzionale e costituzionale. Non voglio aggiungere niente di più a quello che hanno detto ieri sera Marco Pannella e, poco fa, anche Gaetano Quagliariello, credo che dobbiamo al più presto convocare una grande iniziativa, un grande convegno, una grande iniziativa politica sui problemi della riforma che deve essere compiuta per l'uninominale secca, per il sistema ad elezione diretta del capo dell'esecutivo, per la separazione dei poteri, per il federalismo, esattamente come, poco fa, ricordava Gaetan
o Quagliariello. Per questa opera è assolutamente indispensabile il nostro contributo e il nostro apporto, ma c'è necessità di rafforzare al massimo questa componente, il soggetto riformatore che vogliamo costituire, di cui il movimento dei club Pannella è nucleo essenziale. Dobbiamo, però, essere capaci di coinvolgere altre aree e innanzitutto lo stesso soggetto Forza Italia che è un soggetto politico nascente e che ci auguriamo riesca a costituire il grande soggetto politico liberal-democratico insieme a noi. Quel riferimento allo statuto radicale che prima faceva Gaetano, e che abbiamo ricordato alla consulta del movimento dei club Pannella della settimana scorsa credo sia una ulteriore grande indicazione, perché quello statuto rappresenta lo strumento fondamentale di un modello di organizzazione di tipo federale e federativo a cui credo dobbiamo dare manforte per costituire la grande casa comune dei liberal-democratici, dei liberali, dei libertari che noi siamo! Grazie.