10 aprile 1994di Marcello Pera
SOMMARIO. Importante intervento, nel quale il prof. Pera si spinge fino a indicare alcuni "paletti" che le forze vincitrici delle elezioni del 27 marzo dovranno rispettare per potersi definire "Polo delle Libertà". Premesso che il risultato importante delle elezioni è stata la sconfitta della sinistra, che pure si credeva "intramontabile" ma si presentava "nel segno della restaurazione", Pera enumera quelle che sono a suo avviso le componenti del Polo vincitore e per ciascuna egli indica i "paletti" oltre i quali essa non dovrà andare. Alleanza Nazionale dovrà perciò aprirsi in tema di aborto e di divorzio, e non farsi venire i "pruriti" per la pena di morte. La Lega Nord dovrà rivedere il suo federalismo, perché si può parlare di suddivisioni amministrative del paese ma non avviarsi verso una qualche forma di "confederalismo", che sarebbe inaccettabile. Anche il presidente Berlusconi dovrà rispettare, a sua volta, alcuni "paletti", avviando la separazione tra i suoi interessi privati e quelli pubblici. Infi
ne, i "radicali". A loro, a Pannella, Pera consiglia vivamente di "assumere dirette responsabilità di governo", per far prevalere, da questa nuova responsabilità, la cultura liberaldemocratica.
Il Calendario dei lavori prevede che, immediatamente dopo di me, prenda la parola l'onorevole Berlusconi per un saluto, un intervento, e poi Marco Pannella; quindi io mi sto domandando se c'è qualcosa che io possa fare fin dall'inizio per evitare che voi scuotiate l'orologio immediatamente; cercherò dunque di entrare immediatamente in argomento. Credo che per molti qui presenti o che ci ascoltano per Radio Radicale e la pensano come me (o, come si direbbe in lombardo moderno, che hanno un idem sentire) i risultati della elezione del 27 e 28 di marzo sono stati la realizzazione, o la quasi realizzazione di un sogno (ed io mi concentrerò prevalentemente su quel "quasi"); e tuttavia siccome il sogno era ed è allettante consentitemi di dire una parola anche su di esso. Voi sapete che si trattava - perchè tante volte l'abbiamo sognato insieme di un sogno in inglese, di un sogno difficilissimo, peraltro, in un paese che ancora oggi (guardate le materie all'esame di maturità) si ostina a non insegnare questa lingua
nella scuola superiore; sogno inglese perchè prevedeva la divisione delle forze politiche in due schieramenti o due parti o due partiti, con la presentazione di due ricette diverse ed alternative, con una libera competizione e, finalmente, con una assunzione diretta di responsabilità in funzione di governo della parte, o del polo, o del partito vincente. Questo si è quasi realizzato e penso che molto meglio si sarebbe realizzato se la legge elettorale non fosse stata quel compromesso tra due logiche diverse che è stato, un compromesso frutto di un altro compromesso politico realizzato in un momento (ma non sono tanti secoli fa, è appena pochi mesi) in cui le forze politiche travolte dal voto elettorale pensavano ancora di essere intramontabili. E credo che dobbiamo dire grazie, e comunque io personalmente dico grazie, ai cittadini italiani che hanno compreso meglio di tanti leader, anche di coloro che del bipolarismo avevano fatto una bandiera, quale è la logica del maggioritario. Oggi siamo, finalmente, in
una situazione in cui possiamo dire che qualcuno governa e va al governo - e non al potere - e qualcuno va all'opposizione: questo era il sogno. Ma si obietta - perchè lo si legge, lo sentiamo dire, tutti i giorni - questo sogno in realtà si è realizzato malissimo, perchè ha vinto la destra. Ora consentitemi, prima di esprimere la mia opinione su chi ha vinto, di dire intanto (perchè mi sembra più facile, oltre che anche più cavalleresco) chi ha perso; e così come io vedo la situazione, a me sembra che abbia perso la sinistra, quella sinistra che dava la percezione vivissima (sotto la quale forse era anche una intenzione altrettanto viva) di voler instaurare un regime e che non si asteneva dall'uso di mezzi, anche poco leciti, per quella realizzazione. Ha perso quella sinistra che oggi teme la epurazione - così come noi la temiamo, perchè è parola che noi abborriamo - eppure appena ieri aveva realizzato, e stava realizzando giorno per giorno una epurazione preventiva. Ha perso la sinistra che si è presentat
a nel segno della restaurazione, della continuità; quella sinistra che sin dall'inizio metteva Ciampi in riserva, chiamava Martinazzoli a scaldarsi i muscoli ai lati del campo, ed era pronta a presentare il dischetto rosso per mandare in tribuna il Presidente della Repubblica. Ha perso, anche, la sinistra che voleva fare la destra, ha perso la sinistra trasformista, ha perso la sinistra che rinunciava o apparentemente pensava di rinunciare alla propria identità politica e culturale presentandosi come amica del mercato, come amica dell'imprenditoria, come amica del liberalismo; ha perso quella sinistra che non ha saputo fare i conti con i tempi moderni, che non ha saputo fare i conti con la evoluzione del capitalismo anche in Italia. E tuttavia non intendo eludere la risposta (per questo dal sogno passo al "quasi"), la risposta su chi ha vinto, perchè obiettivamente dobbiamo dire che il polo che ha vinto è un polo eterogeneo, è un polo in cui sono presenti delle componenti post-fasciste, delle componenti di d
estra o di destra liberale, delle componenti o delle forze regionaliste talvolta al limite della scissione, e delle forze liberal-democratiche. E'da qui che credo dobbiamo partire, è qui - credo - l'impegno e l'onere di quella componente liberal-democratica del Polo delle libertà, che ha vinto, l'impegno e l'onere di fare in modo che quella componente, quei valori, quella cultura siano prevalenti entro l'intero Polo dei vincitori. Come si può fare ? E io una parola, a questo proposito, uso: la parola "paletti". Quella componente liberal-democratica del Polo delle libertà deve porre agli altri ed a sé dei paletti, dei vincoli, delle garanzie. La liberal-democrazia è un regime difficile, non è un regime delle persone virtuose -soltanto le dittature sono regimi di persone virtuose - non è neppure un generico regime della sovranità della legge; è soprattutto il regime della sovranità di una norma in particolare, della norma secondo la quale nessun potere per quanto forte - finanziario, editoriale, industriale, i
mprenditoriale, quello che volete - può vivere senza un adeguato contropotere. Ecco perchè ci sono delle responsabilità nel polo dei vincitori; ecco perchè in quella componente genuinamente liberal-democratica che è rappresentata qui, e che io considero rappresentata anche dalla forza che si chiama "Forza Italia", ha una prevalente responsabilità di diffusione di questa cultura. Ma veniamo ai paletti. Credo che paletti ci debbano essere per tutti. Intanto ci sono anche per coloro che hanno perduto, essi dovranno pure decidere se la opposizione la si fa rigorosa, dura, rigida, ma parlamentare, ma politica, oppure se si intende fare una opposizione di piazza; anche questa è una responsabilità e un paletto. Ma veniamo ai paletti del polo vincitore, e mi rivolgo in primo luogo ad Alleanza Nazionale. Personalmente apprezzo la evoluzione di quel partito, le modificazioni che esso ha compiuto; e tuttavia anche ad Alleanza Nazionale dobbiamo dire che liberal-democrazia vuol dire essere esigenti. Non si può essere li
beral-democratici ed allo stesso tempo essere restrittivi in tema di divorzio ed aborto, non si può essere liberal-democratici e pensare di non rispettare le tutele giudiziarie a garanzia dei cittadini o farsi venire i pruriti della pena di morte; questi sono paletti che non possiamo oltrepassare e che il polo liberal-democratico, la componente liberal-democratica ha diritto di esigere. Paletti ne occorrono anche alla Lega. Qui c'è una questione di carattere istituzionale che viene posta, ora: è evidente, a me pare, che l'unità dello Stato è con diverse configurazioni, unità non vuol dire necessariamente unitarietà, configurazioni amministrative o non amministrative diverse sono possibili, ma c'è un limite oltre il quale non si può andare: se federalismo volesse in realtà dire confederalismo e confederalismo volesse dire, in realtà, anticamera di una separazione, di una scissione, allora quello è un paletto che non possiamo superare. C'è un elemento molto semplice per vedere fino a che punto si può spingere
questo federalismo: le riforme istituzionali a mio avviso sono o dovrebbero essere la realizzazione di due principi semplici: la divisione delle forze politiche e la divisione delle forze istituzionali. La divisione delle forze politiche si attua al meglio con il sistema uninominale maggioritario secco ad un turno senza compromessi, non solo non credo che noi non dovremmo volere il recupero del 25%, ma non dovremmo volere il doppio turno: perchè quel doppio turno sarebbe la Pasqua di Resurrezione degli scheletri; dividiamoci in due poli che siano reciprocamente legittimati ad essere uno all'opposizione e l'altro al governo vicendevolmente, ma dividiamoci in due poli, non consentiamo agli scheletri del passato di risorgere, i cittadini italiani con il voto hanno già detto di no. E l'altro principio altrettanto semplice, a me pare, è la divisione dei poteri istituzionali; non rincorriamo mitiche e mai tentate e mai sperimentate riforme quali potrebbe essere quella della elezione diretta del premier; noi possia
mo avere una divisione netta di poteri con una duplice investitura: la investitura dell'esecutivo, cioè del Presidente della Repubblica che ha funzione di governo, che incarica un governo, [att: il passo appare poco chiaro, NdR] e la investitura diretta di un Parlamento, che ha funzioni di controllo. Questa è democrazia, questo è peso e contrappeso; entro questa cornice di divisione delle forze politiche, di divisione delle forze istituzionali il federalismo ha un senso; in altra maniera è soltanto una minaccia e niente più. Ma vi dicevo, per la componente liberal-democratica ci sono dei paletti che dobbiamo onestamente, tranquillamente, ma chiaramente porre a Forza Italia, che è la forza politica principale del dopo elezioni. Qui mi devo rivolgere, se me lo consente direttamente, all'onorevole Berlusconi; è la prima volta che lo vedo di persona e le confesso, onorevole Berlusconi che, anche senza la fatidica calza, lei non mi fa paura, non mi sembra il diavolo, non la considero il nemico pubblico numero un
o e tuttavia questa mia mancanza di paura nei suoi riguardi non mi fa velo dal dirle che esiste un problema di paletti, di rigidi paletti, anche nei suoi confronti; perchè, come dicevo prima, così come la democrazia non è un regime di persone virtuose, o di persone che hanno delle dichiarazioni d'intenti e delle intenzioni nobili, così nel suo caso la democrazia sarà e dovrà essere e il polo liberal-democratico questo dovrà chiederle: una separazione e un'indicazione netta di separazione d'interessi, di attività. Non perchè noi non riteniamo che non siano legittimi i suoi interessi, ma perchè noi non vogliamo vivere mai in una democrazia in cui il Presidente del Consiglio (io penso che lei diventerà Presidente del Consiglio) sia posto nella condizione, obiettivamente difficile e quindi fuori delle regole, di dover scegliere, o decidere, fra interessi privati suoi, legittimi interessi privati suoi, e interessi dei cittadini. Non intendo essere certamente vendicativo, e non intendo essere nemmeno così ingenuo
dal ritenere, o dal chiederle, che lei domani metta all'asta tutti quanti i suoi beni, o magari li venda sotto costo ai suoi nemici di ieri come forse qualcuno si aspetta ; ma certamente una indicazione concreta, una dichiarazione esplicita e poi, succesivamente, dei fatti concreti saranno quelli sulla base dei quali lei sarà giudicato. Termino, perchè siccome ho parlato di paletti, ci sono paletti anche per i liberal-democratici, anche per i radicali; so che si dice radicali e si scrive Pannella, quindi pensare di mettere paletti o picchetti a Pannella...è impresa difficile, ma io ho ammirato e apprezzato la coraggiosa scelta che voi avete fatto prima e durante le elezioni, tanto più coraggiosa perchè difficile, perchè il ricatto delle parole, il ricatto della cultura faceva sì che i radicali - Marco mi esprimo così, parlo dei radicali in generale - fossero considerati, o si autoconsiderassero, una forza di sinistra; è stato difficile, penso, per molti radicali schierarsi in una parte verso la quale la cul
tura dominante e le categorie dominanti della cultura avevano una diffidenza pregiudiziale. Io apprezzo questa scelta, ma ora bisogna fare di più: questa componente ha uno scopo e una funzione, questa componente deve diffondere la sua cultura che è prevalentemente, soprattutto, una cultura di governo. Il momento è arrivato di assumere dirette responsabilità di governo. Cari amici radicali, avete un compito che è veramente esaltante, lo dovete assumere senza arroganza, lo dovete assumere, però, con la consapevolezza che vi aspettano funzioni e compiti che sono difficili ed importanti; ci sono cose esaltanti da fare nella politica estera, ci sono cose esaltanti da fare nelle riforme istituzionali, ci sono delle cose importanti ed esaltanti da fare nell'ambito della giustizia e della tutela dei diritti: è lì che dovrete essere presenti, è lì che vi vorrei vedere, è da lì che voi dovete partire non per contemplare la vostra vittoria, non per inorgoglirvi del vostro successo, ma certamente per diffondere la vostr
a cultura, ed è verissimo, è importante quello che ho sentito ieri, quando si diceva che a partire da quello schieramento, da quella componente del Polo delle Libertà, la si può allargare ulteriormente; e va benissimo allargare - è stato importante che ieri amici del Patto siano venuti e abbiano parlato - ma tuttavia, ripeto, dalle posizioni di governo, da forza responsabile di governo si può partire, si deve partire per allargare questa attività. Non arretrate di fronte a questa responsabilità, chiedete il massimo della visibilità, ve lo meritate, è importante per voi, è importante per Forza Italia, è importante per tutta l'Italia, chiedete il massimo della visibilità compatibile, ma a partire da quel momento cercate di governare un paese; dobbiamo rifare, e il polo liberal-democratico deve rifare, completamente questo paese! Auguri! E grazie.